È stata pubblicata in questi giorni un’indagine sulla situazione lavorativa in Italia condotta dalla ricercatrice Camilla Galaschi per conto della fondazione Feltrinelli.
Uno degli aspetti che affronta è quello degli spostamenti sul territorio per motivi lavorativi.
Un tema di assoluta attualità per la dimensione che il fenomeno ha assunto negli ultimi anni.
Dal 2007 al 2013 il numero di trasferimenti verso l’estero è raddoppiato rispetto ai 15 anni precedenti.
È cambiata anche molto la composizione sociale: prima il fenomeno riguardava prevalentemente cittadini meridionali, mentre adesso interessa per due terzi cittadini settentrionali.
I giovani si spostano molto più che in passato e lo fanno spinti da molteplici motivazioni.
La crisi economica, con una disoccupazione giovanile intorno al 40%, è certamente uno dei principali moventi.
Ma non meno importanti sono le motivazioni personali e le aspirazioni che spingono i giovani a cercare luoghi in cui dare forma ai “sogni”.
Un giovane su quattro è un laureato che ha finito velocemente l’università con voti brillanti e se ne va fuggendo da un paese che “non riconosce il merito”.
Accettano di fare i camerieri ma sono convinti di poter far valere alla lunga le proprie competenze e migliorare la situazione lavorativa.
Le destinazioni prevalenti sono: Londra, Berlino, Barcellona, i paesi nord europei, l’Australia.
Ecco le testimonianze di due giovani di Correggio e dintorni, che ci raccontano la loro esperienza
Nicolò Ferretti
«Sono Nicolò, ho 28 anni e vivo a Berlino. A dir la verità non mi ha spinto niente a partire, nel senso che era una idea che avevo già in mente da tempo, quasi come “un sogno nel cassetto”.
Sono state diverse circostanze a farmi decidere, una delle quali (la più importante) è stata il non rinnovo del mio contratto: così ho deciso che il 2013 doveva essere “il mio anno”. Non sono partito per cercare fortuna all’estero ma perché volevo rimettermi in gioco e provare questo tipo di esperienza.
Prima di tutto ho cercato di capire quale città fosse meglio per me a livello lavorativo e non, quella che potesse calzarmi meglio.
Individuata questa, Berlino, ho fatto un refresh al mio vecchio portfolio e ho incominciato a cercare studi di graphic design, motion graphic e affini.
Una volta selezionati i “migliori”, poco prima di partire ho loro invitato portfolio e curriculum e ho aspettato una risposta. Ho fatto qualche colloquio, uno di questi è andato bene e mi hanno tenuto: ad agosto sono stati due anni che lavoro lì.
Primo impatto ottimo: ho approfondito la conoscenza della città e delle usanze berlinesi anche perché ero già stato in vacanza lì due volte e intuivo che mi sarebbe piaciuta anche come città in cui vivere. Anche se, pure a Berlino, come dappertutto, ci sono i pro e i contro.
Qui si apre un capitolo enorme: quando paragono la situazione lavorativa, lo faccio paragonando lo studio dove lavoro adesso (che non è “tutta” la Germania) con le esperienze che ho avuto in Italia.
A livello lavorativo (io sono un graphic designer & motion grapher) sento una maggiore considerazione della mia posizione, unita ad uno stipendio più alto, passando per un ambiente giovane e molto “friendly”.
Mi capita, per esempio, di fare dei pic-nic, andare a fare cene, barbecue e a bere qualcosa con tutti, capi compresi.
Questo per me è un plus, che ti consente di non sentire il peso del lavoro giorno dopo giorno ma che ti aiuta a svolgerlo nel migliore dei modi. In generale poi, mi sembra che ci sia un’aria più rilassata, si veda meno stress in giro, forse perché tutto (o quasi) funziona come dovrebbe, tra cui anche un po’ più di senso civico e di responsabilità da parte delle persone.
Il lavoro è facile, perché è quello che voglio fare e ho studiato per farlo.
Talvolta ho trovato difficoltà per la lingua, anche se è il problema minore e forse anche l’unico.
Magari tra qualche anno farò le mie valutazioni, per ora posso dire che l’esperienza mi piace.
Ho trovato il mio equilibrio tra lavoro, hobby, amici e altro. Comunque, ripeto, ci sono pro e contro anche qui: per esempio c’è una legge che ti obbliga a pagare il canone (il doppio che in Italia) anche se non hai la tv e poi non puoi andare in bici senza mani perché altrimenti… traaacc! Multa di 5€… Hahahaha!
Per il futuro non prevedo niente, nel senso che io sono partito e mi sono detto “se va, rimango” quindi fino a che “va” io rimango.
Sto bene e c’è tutto quello di cui ho bisogno qui, a parte i miei amici e la mia famiglia».
Silvia Farina
«Sono Silvia, ho 22 anni e vivo a Correggio. Ho fatto un’esperienza all’estero di qualche mese a Barcellona.
Mi sono trasferita in febbraio perché avevo necessità di mettermi alla prova e cercare quegli stimoli che ormai mi mancavano da tempo qui nella piccola cittadina correggese.
Arrivando a Barcellona mi sono trovata subito a mio agio, nonostante le grandi differenze con il paese dove ho sempre vissuto.
Barcellona culturalmente offre varie opportunità quali mostre, musei, manifestazioni folkloristiche, eventi sportivi… e poi ci sono il mare e spiaggia!
Con mio grande stupore ho scoperto che milioni di ragazzi come me oggi intraprendono queste esperienze e, grazie anche al fatto che in questi mesi ho lavorato in un bar pasticceria, ho conosciuto tante persone trovando presto tanti amici pronti ad aiutarmi in qualsiasi momento.
Ho iniziato subito a cercare casa e lavoro e per entrambe le cose è stato molto più facile del previsto sia a livello burocratico che a livello di ricerca.
Quello che mi ha arricchito moralmente è stata la possibilità di conoscere molti miei coetanei di diverse nazionalità e di confrontarmi così con diverse culture, modi di vivere, abitudini, arricchendo il mio bagaglio culturale.
La città di Barcellona offre innumerevoli opportunità per i giovani.
È sempre una meta molto ambita, ma credo che vivendoci stabilmente, a lungo andare, i suoi ritmi di vita principalmente notturni e festaioli, siano un po’ difficili da sostenere.
Altro aspetto molto positivo è che il popolo spagnolo è molto aperto mentalmente e io da italiana non mi sono mai sentita una straniera.
Anzi, mi hanno sempre considerata una di loro.
Gli spagnoli, di origine latina come gli italiani, sono molto accoglienti nei confronti di stranieri e turisti, per nulla diffidenti verso il prossimo e disponibili alle relazioni sociali e a nuove conoscenze.
Per me questa esperienza è stata molto positiva, mi ha permesso di acquisire fiducia in me stessa e nelle mie potenzialità, modificando anche un pochino il mio carattere molto chiuso e rendendolo un po’ più estroverso.
Tutto ciò che ho imparato e conosciuto in questi mesi lo porterò sempre con me.
Consiglio a tutti i giovani che ne hanno la possibilità, di tentare queste esperienze perché arricchiscono culturalmente e personalmente».
Sì, sì è proprio lui Flavio Insinna: attore, showman, colui che tutte le sere in Tv conduce Affari Tuoi, quella dei pacchi.
È volato al Campovolo per il concerto del Liga e si è fermato con noi, in allegria… e ci ha chiesto la foto.
Ci teneva ad andare, finalmente, almeno per una volta, in Primo Piano.
Poi ci ha dato appuntamento per l’alba… «dai che ci facciamo una birra!».
Ma noi dopo una notte insonne, insomma, Insinna?
Gli abbiamo tirato il pacco.