Quando Correggio elevò la statua al suo pittore elevato

Dalla “Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, anno 1880”.

È domenica 17 ottobre 1880 e così scrive il giornalista: “Fin dalle prime ore del mattino, le vie della città erano gremite e animatissime. Dai balconi sventolavano le bandiere nazionali. Alle dieci cominciò il ricevimento, con ristoro, nel Palazzo municipale alla presenza di numerosi invitati. A mezzogiorno le autorità di rappresentanza si portarono in corteo alla piazza Antonio Allegri, dove sorgeva il monumento. La piazza era adorna di festoni, e bande musicali e fanfare suonavano scelti pezzi di musica. Prima dello scoprimento della statua, il Sindaco pronunciò un discorso di circostanza applauditissimo. Tolta la tela al monumento, scoppiarono fragorosi applausi. La statua è opera del Vela. L’Allegri è scolpito ritto in piedi e pare che il pensiero che animò l’autore sia stato quello di presentarlo davanti a uno dei suoi magnifici dipinti. Tiene la tavolozza e il mazzo dei pennelli nella mano sinistra, e il pennello, che pare ancor intinto nel colore, nella destra. L’espressione del volto pare voglia cogliere al volo un’idea o un’espressione che gli è sfuggita nell’esecuzione del suo lavoro. Alla sera luminarie e spettacolo a teatro. La festa è risultata splendidissima”.

Dal riportato articolo giornalistico si coglie quell’immagine di giubilo che il fotografo Gildaldo Bassi ha magnificamente fissato nel suo fotogramma. Addobbata e imbandierata, la piazza di san Quirino è affollata di autorità e popolo, che s’intuisce siano in ascolto del discorso celebrativo del Sindaco Emidio Salati. Non mancheranno i ringraziamenti verso chi si è prodigato affinché il debito nei confronti dell’artista che ha elevato la città di Correggio alla dignità della grande pittura, dopo ben tre secoli e mezzo, venisse finalmente onorato. Un debito non in denaro, ma in memoria trasformata in opera scultorea, in monumento che trasmettesse ai posteri il ricordo del magnifico pittore.

Dal tempo di sua morte (1543) ancora la comunità correggese non era riuscita a mettere in atto questo sogno rimasto nel cassetto: fu grazie alle diecimila lire del lascito testamentario di un altro illustre figlio della pittura correggese, Luigi Asioli, che si diede avvio alla realizzazione del monumento ad Antonio Allegri. Fu lo stesso Asioli a individuare nello scultore ticinese Vincenzo Vela l’esecutore dell’opera: una statua in marmo bianco di Carrara, di dimensioni doppie rispetto al naturale. L’immagine scolpita è quella dell’Allegri in età matura, così come era di tendenza nella tradizione romantica ottocentesca. Le reali fattezze del pittore rimangono a tutt’oggi un mistero, non essendo noto nessun autoritratto certo.

Di seguito al lascito testamentario di Luigi Asioli, la municipalità si attivò per reperire le finanze e l’ubicazione di pregio dove l’insigne artista potesse spiccare nella sua imponenza. E quale miglior sito si poteva immaginare se non quello fronteggiante il Duomo di san Quirino?

C’era un problema: quel luogo non era una piazza come la vediamo oggi, ma una zona chiamata “Ortazzo”, ricoperta di edifici tardomedievali, orti e giardini privati che, a cominciare dal Cinquecento, erano andati a colmare il fossato nord del castello dei “da Correggio”. Per conferire maggior decoro alla zona, si procedette, dunque, alla demolizione di tali edifici e alla ristrutturazione di tutti i fronti dei palazzi che si affacciavano sulla piazza.
Antonio Allegri nacque presumibilmente a Correggio, intorno al 1489, da Pellegrino Allegri e Bernardina Piazzoli degli Ormani.  Pare che possa essere stato inizialmente alunno di alcuni pittori locali: lo zio Lorenzo, il cugino Quirino e l’artista correggese Antonio Bartolotti. Fu poi allievo di  Francesco Bianchi Ferrari a Modena, dello scultore Antonio Begarelli, ed entro il 1506 fu a Mantova dove forse aveva fatto appena in tempo a conoscere l’anziano Mantegna.
Prendendo spunto dai grandi maestri del Quattrocento quali Leonardo, Raffaello, Michelangelo Mantegna, inaugurò un nuovo modo di concepire la pittura ed elaborò un proprio originale percorso artistico, che lo colloca tra i grandi del Cinquecento. Morì improvvisamente a Correggio il 5 marzo 1534 a soli 45 anni: venne sepolto nella chiesa di san Francesco vicino al suo capolavoro giovanile, la “Madonna di san Francesco” (oggi a Dresda).

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