Pronto soccorso: un futuro problematico

Ragioniamo apertamente, viste le difficoltà

E se il Pronto Soccorso del San Sebastiano non riaprisse più? È un’ipotesi che i cittadini correggesi non vorrebbero neppure prendere in considerazione, ma che in questo momento invece sembra affacciarsi all’orizzonte e su cui sarebbe bene ragionare apertamente. Infatti, aldilà della questione della fine dei lavori di adeguamento imposti dalla pandemia, c’è il muro della mancanza di personale che allontana ancora la speranza di una riapertura e, insieme ad altri fattori strategici, mette in forse la possibilità del mantenimento del servizio. Andiamo con ordine. Le ultime notizie che arrivano dall’AUSL sulla chiusura del cantiere dicono che, dopo i tanti rinvii, a settembre le porte del nostro Pronto Soccorso (PS) potrebbero anche essere riaperte. Ma con ogni probabilità non riapriranno, perché è andato deserto il bando che l’AUSL ha emesso per il reclutamento di professionisti privati esterni, indetto per coprire la carenza di medici nell’emergenza urgenza.  Com’è noto, il reparto di emergenza urgenza è uscito con le ossa rotte dai due anni di pandemia. All’inizio del 2020 si contavano settantasei unità per tutti i sei PS sul territorio provinciale; da allora se ne sono perse otto, tra trasferimenti e cambi di specialità. Nei prossimi mesi i posti vacanti saliranno a undici. Coprire turni e garantire le ferie diventa praticamente impossibile, a fronte di una richiesta sempre maggiore da parte dei cittadini: nel 2021 gli accessi sono aumentati del 20% e nel 2022 di un ulteriore 20%. La gara era stata bandita per evitare le interruzioni del servizio, in particolare nella stagione estiva. Una scelta che aveva già incontrato il parere negativo dei Sindacati dei medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Tra le loro preoccupazioni c’è che i colleghi libero-professionisti non si integrino nei protocolli e nelle consuetudini di un reparto formato per lavorare in squadra tutti i giorni. Un’altra è che questo possa essere solo l’inizio: «il Pronto Soccorso – ha dichiarato Aldo Sangermano, segretario provinciale della sigla sindacale Anaao – è un po’ come la porta di casa, se si comincia da lì, la cosa potrebbe allargarsi a macchia d’olio». In sostanza i sindacati preferirebbero rimandare l’apertura dei Pronto Soccorso di Correggio e Scandiano di tre o quattro anni, quando finalmente dovrebbero uscire i nuovi medici specializzati. “Dovrebbero”, perché sono sempre meno i medici che scelgono le specializzazioni per l’emergenza urgenza, considerate troppo stressanti e rischiose dal punto di vista del contenzioso legale. Nei ragionamenti dei sindacati si intravede già quella che potrebbe essere la soluzione in prospettiva: dei sei Pronto Soccorso esistenti oggi sul territorio provinciale ne rimarrebbero soltanto tre, Reggio Emilia, Castelnovo Monti, Guastalla. Che i PS di Montecchio, Correggio e Scandiano siano destinati a chiudere è uno scenario già da diversi anni sul tavolo della discussione, ma ha sempre incontrato la ferma opposizione delle Amministrazioni Comunali, preoccupate della reazione dei cittadini. La valutazione dei bacini di utenza, delle distanze chilometriche e dell’adeguatezza delle strutture ospedaliere di riferimento (devono essere presenti unità operative di chirurgia d’urgenza, traumatologia e rianimazione) porta a considerare che i PS che possono davvero essere efficienti e necessari nel prossimo futuro sono quelli del S. Maria Nuova, del S. Anna e del Civile di Guastalla. Negli altri distretti dovrebbe essere potenziato il Servizio di Auto Medica. Se queste riflessioni sino ad ora sono sempre rimaste all’interno delle sedi decisionali, forse è giunto il momento di discuterne apertamente con la cittadinanza. Il Consiglio Comunale di Correggio del 27 maggio scorso ha approvato con voto unanime un ordine del giorno che “sostiene con forza la richiesta di riapertura del Punto di primo intervento dell’Ospedale San Sebastiano, auspicando che questo avvenga nel più breve tempo possibile e impegnando l’amministrazione comunale a proseguire il confronto con la Direzione AUSL di Reggio Emilia, la CTSS e la Regione Emilia-Romagna, ponendo in essere ogni iniziativa opportuna per sollecitare il completamento del cantiere e la riapertura del servizio”. Quindi tutte le forze politiche del territorio continuano ad impegnarsi perché il servizio rimanga attivo. Una posizione che risponde alle esigenze espresse dai cittadini. Ma se la nostra sanità pubblica non sarà presto risollevata dalla crisi che sta vivendo, con massicci investimenti e con nuove strategie di lungo respiro, potrebbe prevalere l’ipotesi già da tempo sul tappeto che realisticamente ragiona sulla razionalizzazione delle risorse esistenti.

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