VENERDÌ 10 MARZO
ore 21,00 – Sala conferenze
Palazzo dei Principi, Correggio – Ingresso libero
Attualità della lezione umana e letteraria di PRIMO LEVI, trent’anni dopo
Le “pietre d’inciampo” ricordano al passante distratto che in quella casa ha trascorso un pezzo della sua vita una vittima del razzismo e del genocidio nazisti. Le opere di Primo Levi hanno conosciuto uno straordinario successo di critica e di pubblico e una grande diffusione mondiale. Se questo è un uomo, La tregua, I sommersi e i salvati sono tra le più alte riflessioni sulla follia dei campi di sterminio, sconvolgenti per la lucidità e la pacatezza della scrittura. Primo Levi rifiutò il ruolo di “testimone” per raccontare e vivere quello di “sopravvissuto”, fino a decidere di lasciarci, trent’anni fa, nell’aprile 1987.
Se le parole sono come pietre, le parole di Primo Levi, per noi passanti spesso distratti, sono come “pietre d’inciampo”.
Non evocano solo l’avvenimento più drammatico del secolo scorso, ma ci portano a riflettere su qualsiasi tragedia, attuale o futura, che il razzismo, l’odio e l’intolleranza possono rimettere in campo
Ne parliamo con:
Marco Belpoliti, scrittore, saggista, critico letterario, insegna Letteratura italiana all’Università di Bergamo, collabora come editorialista con Repubblica e l’Espresso. Ha fondato e dirige il sito culturale Doppio Zero. Ha curato l’edizione integrale delle Opere di Primo Levi
Simona Forti, docente di filosofia politica e sociale all’Università del Piemonte Orientale . Visiting Professor of philosophy alla New School for Social Research di New York, è conosciuta in Italia e all’estero per le sue ricerche su Hannah Arendt, sul concetto filosofico di totalitarismo e sulla etica contemporanea. Suo “I nuovi demoni. Ripensare oggi male e potere” – editore Feltrinelli