Primo dopoguerra: RITORNA LA FESTA DELLA DONNA

Si pensa che la ricorrenza dell’8 marzo sia associata ad alcuni eventi significativi. Uno, tra questi, il momento in cui, nel 1917, le donne di San Pietroburgo organizzarono uno sciopero per ottenere “pane e pace”; un altro, risalente al 1857, quando negli Stati Uniti un gruppo di operaie furono rinchiuse in un tendone dal padrone della fabbrica nella quale lavoravano per evitare che partecipassero a uno sciopero. Purtroppo scoppiò un incendio e tutte le operaie morirono.

In Italia la Festa della donna è arrivata in ritardo rispetto ad altri paesi. Fu il Partito Comunista, nel 1922, a organizzare una giornata delle donne per il 12 marzo. Iniziando, poi, il periodo fascista, per circa vent’anni questa festa ebbe solo una valenza politica non percepita dalle donne.

Nel settembre 1944, a Roma, venne istituita l’UDI (Unione Donne Italiane) dove confluirono i ‘Gruppi di difesa della donna’, nati durante la Resistenza per mobilitare le donne contro l’occupazione. ‘Noi Donne’ ne era l’organo di stampa clandestino. Si decise di celebrare, il successivo 8 marzo, la giornata della donna nelle zone liberate d’Italia. Dal 1946 fu introdotta la mimosa, fiore di stagione e poco costoso, come simbolo di questa giornata.

Nell’ottobre 1944, parallelamente alla nascita dell’UDI, nacque a Roma il CIF (Centro Italiano Femminile) come coordinamento di associazioni di ispirazione cattolica. Nel dopoguerra, le donne cattoliche parteciparono alla formazione e alla propaganda politica sia attraverso il CIF e le ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), sia attraverso istituzioni che coinvolgevano tutto l’associazionismo cattolico, come i comitati civici fondati da Luigi Gedda.

Il 1945 fu l’anno di conquista del diritto di voto della donna in Italia, per il quale essenziale fu la pressione delle due associazioni femminili (UDI e CIF) sui dirigenti nazionali dei partiti maggiori. Per esercitare il diritto al voto appena conquistato, in occasione delle elezioni amministrative della primavera del 1946, le donne si recarono in percentuale altissima alle urne. Poche furono, comunque, le donne elette: solo duemila su oltre centoseimila consiglieri in tutt’Italia. Di queste duemila, ben cinque furono le donne elette nel Consiglio comunale di Correggio: Asia Bonaretti e Eva Lini per il PCI, la prof. Carmela Adani e la dott.ssa Lea Beltrami per la DC, Rachele Catellani per il PSI (per queste ultime informazioni ringrazio la gentile collaborazione di Laura Testi).

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