Prezzi su e giù: le primizie, per esempio

Da sempre una delle più importanti regole di mercato è quella “della domanda e dell’offerta”. Quando un prodotto scarseggia il suo prezzo sale mentre quando dello stesso prodotto aumenta la disponibilità il suo prezzo scende. Oggi poi, visto che il mercato non guarda più in faccia nessuno, in certi casi il prezzo sale alle stelle per poi crollare dopo pochi giorni. Uno degli esempi più classici potrebbe essere quello delle cosiddette primizie, cioè quei frutti ed ortaggi con maturazione anticipata rispetto alla stagionalità ordinaria; questo precoce arrivo sul mercato, oltre che in virtù dell’attesa che ha generato, porta a far considerare quel bene di valore elevato.

In genere per una primizia si è disposti a pagare molto di più, spesso anche più del doppio, di quanto si pagherebbe lo stesso prodotto di lì a pochi giorni; questo nonostante la consapevolezza che prodotti analoghi, magari anche più saporiti e meno oggetto di forzature, siano prossimi ad approdare sul mercato. A quel punto il prezzo di quel prodotto, in annate particolarmente produttive, potrebbe addirittura crollare od al contrario restare sostenuto qualora le condizioni stagionali avessero comportato rese di campo scarse. Gli agricoltori, purtroppo, sono abituati a questi fenomeni: basti pensare che quando si produce un grappolo d’uva in più il prezzo crolla, ma se l’anno successivo quel grappolo dovesse mancare il prezzo aumenterà considerevolmente. Il tutto magari senza che il prezzo della bottiglia di vino possa subire gli stessi incrementi, per due sostanziali motivi:

– il valore dell’uva nella costituzione del prezzo di una bottiglia di Lambrusco incide in una percentuale molto modesta. In una bottiglia da cinque euro incide per un 10%, sicché se anche il valore dell’uva raddoppiasse il prezzo della bottiglia dovrebbe aumentare in termini quasi insignificanti. Questo esempio potrebbe essere riproposto per qualsiasi altro prodotto trasformato, a partire da pane e pasta.

– in genere, si dice, nelle regole della distribuzione del prodotto si deve tendere a non destabilizzare il consumatore con variazioni di prezzo rilevanti.

 

Rincari a go-go: tra pressapochismo e rassegnazione

La situazione del momento questa volta è molto differente e complessa perché non interessa solo un fattore del costo del prodotto ma più componenti che, contemporaneamente, si trovano ad essere assoggettati a forti rincari; primo fra tutti quello energetico. Il raddoppio del prezzo dei cereali, per esempio, inciderebbe in modo irrisorio sul costo della pasta se non fosse aggravato dall’incremento del costo dell’energia, delle confezioni e dei trasporti.

Allo stesso modo il rincaro energetico andrà ad incidere sulla conservazione dei prodotti ortofrutticoli che vengono stoccati in celle frigorifere o sulla lavorazione del vino che, pur non essendo incrementato di valore come prodotto, subirà dei forti rincari nella catena di conservazione e lavorazione. Non necessariamente si deve pensare alla speculazione, anche se occorre prestare molta attenzione al pressapochismo dei prezzi ed alla rassegnazione, visto che per molti questo grave aumento generalizzato dei prezzi rischia di essere considerato giustificato a prescindere. Inevitabilmente il consumatore si troverà ad affrontare delle scelte individuando delle priorità.

Ne pagheranno il conto le primizie ma anche prodotti non di prima necessità; il Lambrusco potrebbe essere fra questi. Pane e pasta invece subiranno gli attesi rincari, non solo dovuti al raddoppio del prezzo del grano, oggi finalmente equo per il produttore rispetto a quello speculativo (quella era speculazione) degli anni passati, ma anche a tutti i rincari che fanno da contorno al settore.

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