Simone (il nome è di fantasia) è sicuramente un bell’uomo, uno che non passa inosservato.
Porta con disinvoltura i suoi 45 anni, e in effetti uno che ha alle spalle un passato da modello non può che sopportare egregiamente il tempo che passa.
Non ci incontriamo per parlare della sua carriera nel campo della moda.
Simone mi racconta degli ultimi cinque anni della sua vita e io ho l’impressione di parlare con una persona che ha visto tutto e ha potuto scrutare in fondo all’animo umano.
Quando parla delle sue esperienze, lo fa senza supponenza e con grande semplicità, senza aspettarsi o dare giudizi.
Simone, dopo una convivenza finita, alla soglia dei quarant’anni ha deciso di imbarcarsi in un’avventura inusuale: ha creato un profilo sotto falso nome su internet e, con l’aiuto di un amico che era del mestiere, è diventato un ”accompagnatore”.
La sua carriera è stata fulminea: mesi vissuti di corsa, combinando le uscite serali con il suo lavoro diurno e le immancabili partite a calcetto con gli amici.
Breve, ma intensa, e vissuta con grande apertura mentale. Il motivo principale per cui Simone si è imbarcato in questa avventura è stata la curiosità di lasciarsi coinvolgere, senza pregiudizi.
Certo, alcune precauzioni sono state necessarie per poter vivere questa esperienza in un paese come Correggio dove le voci circolano molto rapidamente.
Per questo motivo Simone ha accettato incontri solamente fuori dalla provincia di Reggio Emilia e ha utilizzato, sul suo sito, foto in cui non fosse visibile il suo volto.
«Non puoi nemmeno immaginare -mi assicura- quante siano le donne interessate a questo genere di incontri».
Siamo abituati a pensare alla figura del maschio fedifrago e cacciatore: in questa storia i ruoli sono del tutto ribaltati.
Del resto, i numeri parlano per lui: in sei mesi di attività, Simone ha collezionato una trentina di incontri, tutti con partner diverse, perlopiù donne mature, sposate, magari con figli, che certamente non avevano problemi economici, considerato il costo delle serate.
Le classiche “malmaritate”, legate ad un uomo ricco che è preso da impegni che lasciano alle consorti parecchio tempo libero.
Per Simone non c’erano problemi: non domandava mai nulla, non chiedeva informazioni a nessuna di loro. Capitava, piuttosto, che fossero le stesse donne a lasciarsi andare e a parlare con lui delle loro situazioni familiari.
Lui era un diversivo, o un oggetto da controllare: mi spiega infatti che il suo rapporto con queste donne si basava su una sottile dicotomia fra dominio e accudimento.
Le sue clienti volevano prima di tutto essere desiderate ed apprezzate, perché questo non capitava più con il marito.
Se però notavano che Simone era osservato dalle altre, subito il loro atteggiamento cambiava e diventava possessivo.
Anche per questo motivo Simone non ha mai accettato clienti fisse.
Il loro senso di possesso si esercitava chiedendo, ad esempio, a Simone di presentarsi vestito in un determinato modo.
O di accontentarle con fantasiose pratiche sessuali: ma in questo, Simone ha sempre avuto la massima libertà di rifiutare e ha chiarito le sue regole fin dall’inizio.
La sua attività è stata improntata alla spontaneità. Doveva lui stesso, prima di tutto, sentirsi a proprio agio.
Accettava di uscire con le donne che lo attraevano, ma si riservava di incontrare brevemente quelle che non lo convincevano del tutto.
Allo stesso modo, decideva lui quali proposte accettare o rifiutare, in materia di feticismo.
Ecco perché la sua avventura è terminata tanto presto: dopo sei mesi, una volta arrivata l’estate, si è reso conto di avere ormai perso qualsiasi curiosità e di presentarsi forzatamente agli incontri. Ha accettato di calarsi per un’ultima volta nei panni di gigolò, e ha accompagnato una donna per un weekend fuori porta.
«So di aver fatto cose che molti giudicheranno negativamente. -commenta lui- So anche che in tanti non sanno neppure di questo mondo trasgressivo, lussuoso, totalmente fuori dagli schemi.
È stata una mia curiosità, sono sempre stato attratto dalle nuove sfide.
Mi sono calato in un mondo che è bello in apparenza, tutto semplice, nessun problema di soldi, tutto luminoso… ci sono stato bene subito, era un gioco e un piacere molto appagante, non lo posso negare. Però il proverbio dice il gioco è bello quando è corto, e così è stato anche per me».