Per scongiurare gli infortuni sul lavoro

Il punto di vista della Cgil e i numeri sul tema

L’economia italiana è in ripresa, come documentano i dati e le testimonianze degli imprenditori, anche quelli locali. Tuttavia, il ritorno ad una più diffusa occupazione riporta l’attenzione su un problema, quello della sicurezza sul lavoro, che negli ultimi anni sembrava migliorato. Ancora nel 2018 di lavoro si può morire. «Penso che il tema degli infortuni sul lavoro sia particolarmente complesso – afferma Renzo Giannoccolo, responsabile di zona della Cgil – perché riguarda la concezione del lavoro nella sua totalità. Lavorare senza temere per la propria incolumità significa avere un’idea di società in cui si abbia rispetto per i ritmi di lavoro, per la vita, per la formazione. In tal senso, le considerazioni da fare sono molteplici».

A partire dai numeri degli infortuni. «I dati ufficiali sono quelli forniti dall’Inail, che, però, tengono conto solo dei lavoratori iscritti. C’è tutta la schiera dei lavoratori irregolari che, se si fanno male o, peggio, muoiono sul lavoro, non hanno alcuna tutela economica. Bisognerebbe che anche questi lavoratori potessero contare sull’indennizzo che spetta agli altri, rivalendosi sulle imprese che li hanno fatti lavorare senza alcuna tutela».

Secondo Giannoccolo sia il Jobs Act sia la legge Fornero hanno delle responsabilità sul peggioramento della qualità della vita nel posto di lavoro. «Dove i sindacati sono presenti gli infortuni accadono in maniera minore. C’è un controllo differente, rispetto a dove non sono presenti; c’è più attenzione, si fa più formazione. Il Jobs act non aiuta, da questo punto di vista, perché nelle aziende più piccole o tra i neo assunti, dove si può essere licenziati per qualsiasi motivo, può accadere che, per tenersi il lavoro, si accetti di lavorare senza le dovute protezioni o istruzioni. Che potere di contrattazione può avere un lavoratore precario? Sul versante opposto rispetto a chi entra nel mondo del lavoro, la legge Fornero ha come effetto che siano in aumento gli infortunati che hanno un’età oltre i sessant’anni, soprattutto in agricoltura. Ridare centralità al lavoratore, quindi, è il concetto da cui partire se si vuole limitare anche il numero di infortuni».

Chi ha il compito di vigilare sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e di intervenire sia in maniera preventiva, sia in occasione di incidenti sono i tecnici del Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro appartenente al Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda Sanitaria di Reggio Emilia. Ne parliamo con Roberto Veroni, referente della sede di Correggio. «Siamo ufficiali di polizia giudiziaria a tutti gli effetti – spiega – ed agiamo di iniziativa o per conto della magistratura in caso di infortuni o di malattie professionali. Svolgiamo un’azione di vigilanza e controllo per quel che riguarda la sicurezza sul lavoro. Nel campo dell’igiene sul lavoro ci occupiamo di verificare che nei luoghi di lavoro non siano presenti inquinanti chimici, fisici o biologici, che possano provocare malattie professionali, le quali invece sono materia della medicina del lavoro».

A fronte di un 5% di controlli di aziende (sia imprese sia lavoratori autonomi) previsto ogni anno a livello nazionale, l’Emilia Romagna ha scelto di effettuarne l’8%. All’inizio del mese di marzo sono stati presentati i dati consuntivi del 2017 e gli obiettivi per il 2018 dello Spsal. Nella provincia di Reggio Emilia su 23.270 unità lavorative operanti, nel 2017 ne sono state controllate 2.034 per un totale di 45.000 addetti. I cantieri edili verificati nel 2017 sono stati 666. L’anno scorso sono state erogate 3.109 prestazioni sanitarie contro le 1.443 del 2013. Per il 2018 saranno confermati gli interventi in agricoltura, edilizia e grandi opere, smaltimento dell’amianto, promozione della salute, metalmeccanica, logistica, ceramica ed altri, tra cui gli infortuni stradali a seguito di incidenti stradali dove, secondo i dati Inail, avviene il 49.8% degli infortuni mortali sul lavoro a livello nazionale.

Per quanto riguarda gli infortuni mortali in provincia di Reggio Emilia, nel 2017 se ne sono verificati 3 in agricoltura, nessuno in edilizia, nessuno in ceramica ed 1 nel complesso degli altri comparti, per un totale di 4. Dal confronto con gli anni precedenti, fino al 2013, l’agricoltura risulta il settore in cui si è verificato il maggior numero di incidenti mortali.

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