Pensionati Pro Vax in prima linea

Ex dirigenti Ausl impegnati nei vaccini contro il Covid

Non sono pochi i dirigenti già in pensione dell’AUSL di Reggio Emilia che si sono messi a disposizione per vaccinare contro il Covid. Abbiamo parlato con alcuni di loro, sono tre correggesi: Antonella Messori, Giuliana Turci e Fausto Nicolini.
Li incontriamo poco prima dell’inizio del loro turno, nel Centro Vaccinale del Distretto Sanitario “Augusto e Vittorio Lodini”. Ci raccontano della loro decisione di aderire all’appello dell’AUSL. Hanno un contratto di collaborazione coordinata e continuativa a tempo determinato, che si rinnova di tre mesi in tre mesi. Inizialmente si erano proposti a titolo di volontariato, ma non è risultato possibile anche per motivi assicurativi. Il contratto prevede un compenso di 35 euro lordi/ora, sui quali si paga il 43% di tasse e il 10% di trattenute previdenziali. Coprono turni di 6 ore: un paziente ogni cinque minuti, complessivamente 70/80 persone per ciascuno. «Ho incontrato – racconta Antonella Messori – uno spaccato rappresentativo del 90% della nostra comunità: persone di tutte le età dagli ultraottantenni all’inizio ai bambini dei 5 anni in su da poche settimane, italiani, immigrati, espressione di tutte fasce sociali». Gli anziani sono apparsi a tutti e tre come la categoria più grata. Giuliana Turci ricorda la gioia nei loro occhi per essere stati “chiamati” e la loro serenità nell’affrontare la vaccinazione, “affidandosi” alla scienza e ai professionisti.
«Gli anziani sono stati straordinari – sottolinea Fausto Nicolini – sono venuti ai nostri box “vestiti a festa”. Alcuni lasciavano trasparire un sentimento, oltre che di riconoscenza, di commozione e felicità per essere di nuovo al centro delle attenzioni e delle cure della società. Molti ci hanno ringraziato in modo sincero, come non ci capitava da tempo. Qualcuno si è perfino scusato di poter fruire del vaccino prima di persone più giovani. È stata una grande lezione di dignità e civiltà che ha colpito molti miei colleghi, a partire dalle generazioni più giovani».
Dall’esperienza di questi mesi emergono anche incontri con persone timorose, poco o male informate. Antonella Messori si è sentita chiedere “Ma adesso sono contagioso?”, oppure “È vero che ora sono radioattivo?”. Giuliana Turci si è imbattuta in diverse persone che hanno fatto il vaccino soltanto per avere il Green Pass; alcuni di loro hanno manifestato rabbia nei confronti di norme che non ritenevano giuste. Fausto Nicolini spiega la diffidenza che ancora esiste verso i vaccini con quella che tecnicamente si chiama “dispercezione del rischio”, uno squilibrio tra la sovrastima dei rischi dell’atto vaccinale e una sottostima di quelli legati alla patologia.
Tra chi si sta vaccinando in quest’ultimo periodo non mancano coloro che mostrano stanchezza per questi due anni estremamente difficili: «Alcuni – racconta Giuliana Turci – appaiono sfiduciati, si vaccinano sperando di non ammalarsi, ma non vedono la fine del tunnel». “Più che pessimismo – precisa Antonella Messori – traspare l’incertezza per il futuro», «ma c’è anche molta consapevolezza – aggiunge Nicolini – che abbiamo due sole vie d’uscita, la vaccinazione e la responsabilità individuale e collettiva».
Turci, Messori e Nicolini hanno speso molti anni della propria vita professionale al servizio del nostro sistema sanitario nazionale. Turci e Messori sono andate in pensione prima dello scoppio della pandemia, Nicolini ha vissuto come direttore generale dell’Ausl di Reggio la prima fase, senz’altro la più dura. Tutti e tre comunque considerano questo drammatico periodo come un’occasione per riflettere sulla necessità di migliorare. Per Fausto Nicolini occorrerà investire maggiormente nella prevenzione primaria, per promuovere stili di vita sani; responsabilizzare i cittadini sulla gestione attiva della propria salute; potenziare e riqualificare i servizi territoriali e in particolare le cure primarie, per adeguarle al cambiamento epidemiologico in atto. «La pandemia – precisa – ha evidenziato che la tutela della salute non è una competenza esclusiva della sanità, ma passa attraverso la responsabilità individuale e collettiva. Le politiche di tutela della salute riguardano e interessano tutti i settori della società: economia, lavoro, scuola, cultura».
Secondo Giuliana Turci, la pandemia ha dimostrato che solo un sistema sanitario pubblico può sostenere uno tsunami di questa portata in modo equo e universalistico: «Mi auguro che una volta finita non si continui a disinvestire, com’è accaduto negli ultimi anni». Anche per Antonella Messori il nodo degli investimenti è fondamentale: «la carenza di fondi ha comportato riorganizzazioni che hanno reso il sistema sottodimensionato di fronte ai bisogni legati all’invecchiamento della popolazione e al dilagare delle malattie croniche e degenerative che, non dimentichiamolo, non sono sparite anche se oggi si parla solo di Covid. E il Covid ha drammaticamente riportato alla ribalta la pericolosità delle malattie infettive, che pensavamo sconfitte. Le prossime pandemie dovranno trovarci preparati».

Condividi:

Leggi anche

Newsletter

Torna in alto