Quello del “ricambio generazionale” in agricoltura è un aspetto complesso, di fondamentale importanza per il futuro del nostro territorio. Con questa espressione si vuole identificare il rinnovamento delle figure dirigenziali dell’azienda, che in ambito agricolo può avvenire sostanzialmente in due modi: quello di gran lunga prevalente è il subentro dei figli o dei nipoti nell’attività del padre o del nonno. In passato l’azienda, anche se piccola, garantiva un reddito a più famiglie, ed è per questo che il più delle volte padre e figlio lavoravano fianco a fianco. Questo scenario costringeva inizialmente il figlio a farsi carico delle attività più faticose, delegando al padre le cosiddette “funzioni da resdor”, di responsabilità decisionale: in questo modo veniva impedito un precoce passaggio di testimone, perché i rapporti con fornitori, acquirenti o cooperative restavano prerogativa del capofamiglia. Al giorno d’oggi la superficie aziendale minima necessaria a garantire entrate sufficienti per una famiglia è notevolmente aumentata, complice anche la meccanizzazione: alla luce di questo, molti giovani si sono dedicati ad altre attività, pur conservando la passione per la loro terra, che in tanti casi continuano a gestire direttamente come attività secondaria. D’altro canto chi è cresciuto nei campi non può dimenticare i sacrifici dei loro cari nel curare quella terra che sentono propria, che conoscono nei minimi dettagli. Meno diffusa è l’altra strada, ovvero la costituzione di imprese ex novo: per mettere in moto il volano produttivo di una azienda agricola sono necessari capitali iniziali estremamente costosi come il terreno e le macchine, che, se non ricevuti in dote, sono molto difficili da reperire. Esiste comunque la soluzione dell’affitto, che si sta diffondendo anche sul suolo reggiano: l’affitto di realtà “a porte chiuse”, strutture medio grandi comprensive del parco macchine, permette ai giovani di avvicinarsi all’attività imprenditoriale in modo graduale, senza investimenti iniziali esorbitanti. Una sfida impegnativa, ma che proprio per questo spesso sfocia in un successo. I locatori sono spesso proprietari anziani senza discendenti, interessati al mantenimento dell’azienda, ma anche giovani che si sono trovati in dote un patrimonio che, avendo intrapreso scelte professionali differenti, non intendono condurre. Coloro che cercano aziende in affitto sono sovente giovani di provenienza non terriera affa
Nel comportamento autoritario del capo famiglia del passato c’era anche un po’ di comprensibile diffidenza, prudenza od orgoglio personale, inevitabile per coloro che hanno costruito il loro sostentamento partendo dalla mezzadria. È però evidente che il ricambio generazionale più sereno e tranquillo è quello che avviene per gradi, con una iniziale suddivisione delle responsabilità per comparti aziendali. Oggi le nuove tecnologie elettroniche a disposizione del comparto agricolo invogliano i proprietari a coinvolgere maggiormente i giovani, che si sentono stimolati e partecipi grazie a queste nuove competenze.