Oro nell’acqua

Gregorio Paltrinieri, campione olimpico a Rio e concentrato di puro entusiasmo agonistico

È sempre bello incontrare Gregorio Paltrinieri, per il fatto che ti conquista con la sua disarmante semplicità che ha il potere di rendere facile qualsiasi cosa.

Tra le tante doti che lo caratterizzano, la più speciale -dal mio punto di vista- è la forza che ti inonda standogli vicino e che ti permette di sentirti un campione.

Siamo riusciti a strapparlo dall’entusiasmo dei tifosi per uno scambio di battute, sabato 19 novembre, durante la manifestazione “Agonistica in festa”, presso il Salone delle feste di Correggio, organizzata da Coopernuoto, Uninuoto, PODIUMnuoto e CSI Nuoto, le società che racchiudono l’universo natatorio delle piscine di Correggio, Novellara, Carpi, Colorno, Cadelbosco Sopra e Parma.

Il pomeriggio è stato un’occasione per unire atleti, dirigenti, genitori e simpatizzanti e premiare i tesserati che si sono distinti nell’annata agonistica 2016 che sta volgendo al termine. Alla presenza delle cariche politiche di Correggio, dei rappresentanti della Nazionale Italiana Nuoto, del CONI e dei presidenti delle varie società, sono stati ospiti d’eccezione gli Olimpionici Cecilia Camellini (doppio oro alle Paralimpiadi di Londra 2012), Giulia Ghiretti (argento e bronzo alle Paralimpiadi di Rio 2016) e Gregorio Paltrinieri (oro a Rio 2016), che è stato preso d’assalto da folate di ragazzini entusiasti, che hanno fatto la fila alla ricerca del “dorato” autografo.

Gregorio quando senti il nome Correggio, a cosa pensi?

«Le vacanze di Natale trascorse in piscina a Correggio per allenarmi, considerato che quella di Novellara era chiusa.
E un amico, Luca Vezzadini, con il quale andavo all’Amadeus a gustare il gelato».

La prima volta che ti ho intervistato avevi 16 anni e ricordo perfettamente la tua determinazione a volerci provare fino in fondo. Sicuramente sono stati anni di rinunce per raggiungere simili risultati. 

«Sono tante le cose che dovrei dire, ma le più importanti sono che raggiungere simili risultati non è facile e devi affrontare un sacco di rinunce.
Se i miei amici andavano fuori a cena o a ballare, io andavo a letto perché stanco dagli allenamenti.
Nell’agonismo non esistono vacanze, ma ore e ore di nuoto.
Sono andato via da casa e dai miei genitori a 17 anni, per allenarmi con la nazionale e poi sempre in giro per il mondo a gareggiare. Ma rifarei tutto».

Lo sport Italiano ha sempre vissuto sulle rivalità: Coppi e Bartali, Rivera e Mazzola… Anche in questo campo vai contro corrente: chi è per te Gabriele Detti?

«È un grande amico e una figura importantissima.
È stato anche uno dei motivi che mi ha fatto decidere, nel 2011, di trasferirmi ad allenarmi a Roma sotto le grinfie del “Moro” (l’allenatore di Detti che poi è diventato anche di Paltrinieri ndr).
Gabriele è stimolante perchè ci confrontiamo sempre tutti i giorni… una gara tra amici veri».

Cosa è significato andare in Australia ad allenarsi?

«È stato un momento liberatorio. Staccare dalle tensioni e pressioni alle quali sono costretto dal contesto Italiano è stato un fatto molto positivo.
Dal punto di vista tecnico gli allenamenti sono molto simili, ma qualche nuova tecnica l’ho imparata».

Gira voce, che ti dedicherai al fondo (10 km ndr), ma non sei stanco di faticare?
Sorride. «Mi ispira il mare e poi la distanza non è un problema per il fatto che tutti i giorni macino 18 km di allenamento».

 Murray, fresco numero uno del tennis mondiale, ha lanciato un grido d’allarme: «Chi bara, fuori dal tennis!».
È
così difficile smascherare chi segue vie non lecite? Gli atleti puliti non possono fare fronte comune?
«Sicuramente potremmo, ma anche per noi atleti è difficile capire chi bara.
Poi c’è la commissione antidoping sulla quale ho piena fiducia, e che ogni tanto pizzica qualche furbetto.
Io sono controllato in media una volta alla settimana, pertanto solo il pensiero di prendere una scorciatoia mi fa venire i brividi».

Quali sono i suggerimenti per chi vuole intraprendere la strada dell’agonismo?
«Tanto lavoro, sacrificio, continuità e costanza per poter fare le stesse cose per anni».

Ci sono state giornate dorate -Rio sopra ogni altra-, ma hai avuto nella tua carriera giornate “nere”?
Giornate in cui dopo una gara, una delusione, hai pensato “mollo tutto”?
«No, mai».

Sono tante le qualità che hai, ma c’è qualcosa che il tuo allenatore ti rimprovera?
«Si, tante. A parte gli scherzi il nostro è un sano confronto che ci porta a superare gli attuali limiti. Ogni suo richiamo è un pretesto per stimolarmi».

Nella tua testa c’è una data limite che vedi come traguardo? Come ti immagini tra 10 anni?
«Sinceramente non è un mio pensiero, perché ho ancora diversi anni di carriera e mi devo concentrare su questo fatto.
Direi che proprio non mi vedo a bordo vasca a fare l’allenatore».

Come gestisci la popolarità? È stressante o gratificante?
«Fa immensamente piacere incontrare tante persone che mi ammirano. Sicuramente è faticoso, ma riesco a gestire bene la cosa.
Comunque da domani si ricomincia a lavorare sodo»

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