Occhio alle infrastrutture di area vasta

Aprire orizzonti per la Correggio che verrà

Mi piace che Primo Piano abbia cercato di aprire una riflessione sulla Correggio che verrà. Non è compito facile progettare il futuro della nostra città. Basta pensare che dalla adozione del vecchio piano regolatore avvenuta nel 2000 ad oggi sono intervenuti dei cambiamenti epocali in quell’area vasta di cui Correggio è parte. Del resto, non si può riflettere sulla nostra città senza esaminare cosa succede a Reggio Emilia o nella vicina Carpi, senza dimenticare gli altri comuni che ci circondano.

La sospensione della cosiddetta “Legge Delrio” ha lasciato in una situazione di stallo il ruolo di coordinamento delle province, un ambito fondamentale per progettare infrastrutture ed ecosistema. Questo porta al rischio di scontri tra egoismi locali o a prove di forza ben lontane dalla volontà di collaborare e condividere le informazioni alla base dei processi di pianificazione. Le infrastrutture che da anni interessano i nostri territori sono il risultato di programmazioni spesso già superate ed in ritardo con le nostre necessità. Le sottese linee di sviluppo concordate tra Regione, Stato e UE non tengono conto, per esempio, della rivoluzione portata nei nostri territori dalla stazione AV Mediopadana: impieghiamo più tempo ad arrivare a Reggio Emilia nelle ore di punta che poi per arrivare a Milano. Né tengono conto delle velocissime trasformazioni delle produzioni industriali in un contesto di imprese sempre più internazionalizzate. Correggio è al centro di un cluster unico di attività produttive, nel pieno di una rivoluzione tecnologica che modifica profondamente il nostro modo di vivere, di lavorare e di relazionarci l’uno con l’altro.

Il sindaco, Ilenia Malavasi nell’intervista a Primo Piano dell’ottobre 2021 dichiarava: “Correggio necessita del completamento o del ripensamento di alcune importanti infrastrutture viarie per garantire un territorio in grado di offrire opportunità, servizi e un’alta qualità della vita, in una posizione geografica assolutamente eccezionale, tra il Brennero e l’A1.

Infrastrutture e area vasta, dunque: approcci essenziali per disegnare il nuovo PUG (Piano Urbanistico Generale). Provo ad offrire alcuni spunti.

Da anni le previsioni urbanistiche di Correggio proponevano una nuova uscita autostradale sull’A1 che ora Reggio battezza come “Reggio Est”. L’insediamento dell’impianto per il biogas “Iren-Forsu” e quello mega-industriale della nuova joint venture dell’auto “Silk Faw” a Gavassa, ne hanno rilanciato l’urgenza, convincendo la governance di Reggio Emilia dopo che, per anni, aveva invece perseguito l’obiettivo alternativo della connessione diretta tra A1 e stazione Mediopadana.

Dalla tangenziale passiamo ai collegamenti verso nord con le realtà industriali di Rio Saliceto-Reggiolo-Pegognaga: qui la viabilità è ancora “medioevale”, sia nel tracciato che nelle dimensioni. Mantova e Ferrara sono mete raggiungibili solo dopo peripezie inenarrabili.

L’autostrada del Brennero che corre tra Carpi e Correggio necessita di un ampliamento, già annunciato da tempo, e di uno sbocco ulteriore verso sud.

Bisogna poi migliorare il collegamento tra la Mediopadana e Mantova-Verona anche con una nuova ferrovia. Il territorio correggese potrebbe essere coinvolto nella zona di confine con Bagnolo. Credo sia ora di prevedere un sistema di metropolitane di superficie al servizio dell’unica grande “città territorio” formata dall’Emilia tra Modena a Piacenza. Ricordo, tra l’altro, che si era parlato del tram-bus che doveva collegare Reggio Emilia a Correggio e Carpi, sul percorso della vecchia ferrovia soppressa negli anni cinquanta: proposta lanciata, ma presto scomparsa dal dibattito sulle infrastrutture. I tempi per realizzare le opere pubbliche in Italia, si sa, sono lunghissimi. Dunque è bene concludere l’opera di programmazione, senza troppi indugi e dubbi.

Mancanza di infrastrutture significa degrado ambientale, decrescita, inquinamento e meno tempo a disposizione dei cittadini per le attività personali. Senza adeguate infrastrutture, poi, le industrie stesse migrano altrove, delocalizzando, con tutte le conseguenze che sappiamo.

Aggiungo, in conclusione, che l’occasione della pianificazione territoriale deve riportare la politica a impegnarsi su tutti i campi della vita sociale: dalla manifattura al turismo, dalle costruzioni ai servizi, dalla cultura allo spettacolo.

Correggio ha una tradizione culturale unica, scuole di ogni ordine e grado e può candidarsi per mettere in rete presidi territoriali con Unimore, la nostra Università bipolare Reggio-Modena: residenze per studenti, corsi specialistici in collaborazione con le realtà imprenditoriali locali e altro.

La cultura, il turismo, hanno a Correggio grandi possibilità di sviluppo per la qualità del tessuto del territorio e del suo patrimonio. Mettiamo in rete il sistema delle piccole capitali nell’area vasta e costruiamo percorsi turistici innovativi: non siamo secondi a zone turistiche blasonate, come, per esempio, i castelli della Loira. Purché non creiamo confini turistici privi di senso, come quello tra le aree estensi di Modena e Ferrara e quella reggiana.

Ho esposto considerazioni molto parziali, che necessitano di approfondimenti e discussione. Sento forte il richiamo a ripensare lo sviluppo, a rimediare ai danni fatti nel passato, a ricercare più armonia con la natura. Penso che un piano energetico di area vasta vada studiato e perseguito. È giunta l’ora in cui ognuno deve fare la sua parte.  C’è una frase attribuita a san Francesco, riportata nella guida alla lettura dell’Enciclica papale Laudato si, che ci aiuta a costruire un mondo migliore: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

 

Mauro Severi, architetto, ha firmato importanti interventi di restauro di edifici storici ed opere di architettura contemporanea. Come uomo d’impresa è stato presidente di Unindustria di Reggio Emilia dal 2014 al 2018. Condivide lo studio “Severi Associati” a Reggio Emilia con sua figlia Cristina, architetto.

Condividi:

Leggi anche

Newsletter

Torna in alto