Durante questo pesantissima primavera e di nuovo oggi, con la cosiddetta seconda ondata, le farmacie si sono messe in gioco in tanti altri servizi, prima impensabili. Tutte le Farmacie di Correggio sono sempre state in prima linea. Fin dalla fine di Febbraio 2020, le farmacie sono diventate il primo presidio sanitario per la popolazione. Ne abbiamo intervistate tre per conoscere il loro punto di vista su questa tremenda epidemia: si tratta della Farmacia Comunale, della Farmacia Lasagni e della Farmacia San Pietro.
Così la Farmacia Lasagni descrive il ruolo cruciale della loro istituzione: «La farmacia è un presidio sanitario che non chiude mai, lo è da sempre. Solo chi sta bene lo ignora. Chi è passato attraverso la malattia, lieve o grave che sia, lo sa. La differenza in questo periodo di pandemia è che le altre istituzioni sanitarie (il pronto soccorso, il CUP, il medico di base) non sono più accessibili come prima. Sono inoltre in costruzione diversi servizi che vedono le farmacie disponibili ad attuare una collaborazione sul territorio: l’importante controllo della Aderenza alla Terapia, la presa in carico di pazienti affetti da Broncopneumopatia, gli screening gratuiti sul Diabete, l’Ipertensione… ora questo sugli anticorpi COVID-19. Sicuramente il nostro lavoro è più di ciò che appare e che non si può raccontare in poche righe».
Partiamo dal primo lockdown: cosa vi hanno chiesto le persone e come avete fatto a rispondere ai loro bisogni?
FARMACIA COMUNALE
«Ci siamo ritrovati in una realtà nuova e difficile dove non dovevamo più solo fare i farmacisti, ma essere pronti a rispondere a qualsiasi richiesta e paura anche quando, in fondo, non sapevamo nemmeno noi la risposta.
La nostra prerogativa è, e sarà sempre, il bene del paziente e proprio per questo abbiamo cercato di essere comprensivi e capire l’ansia e la paura che questo brutto virus ha fatto nascere nelle persone. Tutto questo sforzo ha avuto i suoi risultati, le persone venivano da noi per chiedere un consiglio e uscivano un po’ più tranquilli. È proprio questo che ci rendeva felici giorno dopo giorno: alleviare, seppur un minimo, le preoccupazioni della gente. Poi una mattina ci ritroviamo questo bellissimo cartello attaccato alla porta d’ingresso con scritto “Grazie per quello che fate” e lì (con gli occhi lucidi) abbiamo capito che avevamo centrato l’obiettivo».
FARMACIA LASAGNI
«Rispetto alla Pandemia, inizialmente siamo stati travolti da un mare in tempesta. Da un lato ci si è ritrovati avvolti da una quantità impressionante di informazioni e controinformazioni, dall’altro quella che qualcuno ha definito una “bulimica” fame di notizie. La nostra attenzione è stata rivolta principalmente ad ottenere aggiornamenti affidabili, per poter rispondere ai più disparati quesiti. Dalla natura del virus, alla sua trasmissibilità, le norme igieniche, le cure, il vaccino… Per quanto riguarda la nostra gestione del lavoro, ci siamo trovati ad attuare nuovi stringenti protocolli, per la sicurezza nostra e delle persone che entravano in farmacia. Abbiamo cercato a lungo tutti i dispositivi che da subito sono risultati introvabili: guanti, mascherine, alcool, soluzioni a base di ipoclorito (Amuchina). Siamo riusciti a trovare, dopo molte infruttuose ricerche, gli elementi per produrre i gel alcolici e li abbiamo preparati nel nostro laboratorio. Tra le maggiori difficoltà, la doverosa lettura quotidiana delle innumerevoli circolari che integravano annullavano o modificavano le disposizioni rispetto ai protocolli di sicurezza, la spedizione di ricette, la validazione dei piani terapeutici, l’accesso al CUP, ai servizi. Poi, la conseguente necessità di tradurre tutto ciò in informazione chiara e accessibile al pubblico, in particolare agli anziani che, in questo frangente, si sono sentiti disorientati e ancora più fragili, distanti dai nuovi modi di comunicare con le istituzioni ed in particolare con il medico. La “distanza”, fattore importante per la protezione individuale, provoca, soprattutto nell’anziano, un forte senso di isolamento e solitudine. Noi perciò abbiamo cercato di rafforzare la comunicazione, abbiamo aggiunto un numero cellulare per soddisfare le richieste di ogni genere e, con chi lo poteva usare, abbiamo sfruttato al massimo il servizio WhatsApp. Sempre per essere vicini alle persone, abbiamo incrementato il servizio a domicilio, che ci ha permesso di portare velocemente quanto richiesto anche alle persone in quarantena. Durante il lockdown siamo sempre stati aperti: qualcuno acquistava i farmaci poco alla volta per poter venire una volta in più; per tutti la nostra presenza significava che tutto sarebbe comunque andato avanti e che…la vita continua!».
FARMACIA SAN PIETRO
«Il nostro lavoro da febbraio 2020 è cambiato molto e abbiamo incontrato molte difficoltà. Dall’inizio dell’epidemia abbiamo avuto una continua e pressante richiesta, sia telefonica che in presenza, di dispositivi di protezione: igienizzanti, guanti, saturimetri, alcool. Tutto ciò era di difficilissima reperibilità. Noi titolari abbiamo passato notti al computer per cercare di ordinare materiale idoneo e certificato: ci siamo anche ritrovate a ritirare personalmente il materiale a centinaia di chilometri di distanza, perché i prodotti ordinati non venivano consegnati. Da settembre abbiamo attivato il servizio a domicilio, sia perché nei periodi critici della pandemia è necessario che persone estremamente fragili non entrino in luoghi “a rischio”, sia perché molte persone si trovano in isolamento. Continueremo a metterci a disposizione anche se l’AUSL ci chiederà nuovi servizi.
Pensiamo che il farmacista, soprattutto nei paesi, sia sempre stato un riferimento sanitario costante per la cittadinanza e questo naturalmente si accentua in un momento come questo, in cui è estremamente difficile, a volte impossibile per il paziente tenersi in contatto con il medico di base o con il pronto soccorso. Chiediamo anche la comprensione della cittadinanza, perché in periodi cosi difficili può capitare di commettere un errore, ma noi ci mettiamo il massimo dell’impegno. Vogliamo fare un elogio anche alle nostre dipendenti che, come noi, non si sono mai tirate indietro e hanno dato molto di più di quello che poteva essere loro richiesto. Siamo certe che, se tutti noi, operatori sanitari e cittadini, sapremo essere uniti, collaborativi e osservanti delle regole, avremo sicuramente la meglio sul Covid-19».
Il 19 Ottobre è partita la campagna promossa dalla Regione Emilia Romagna per il test diagnostico rapido per la ricerca degli anticorpi Anti Sars-Cov-2, uno screening dedicato al mondo della scuola, a persone asintomatiche comprendenti studenti, familiari conviventi, nonni, anche non conviventi e personale scolastico. Le tre farmacie intervistate sono quelle designate a svolgere questo servizio sul nostro territorio.
Perché avete dato la disponibilità al test sierologico?
COMUNALE: «Perché è un dovere di noi farmacie essere al servizio della popolazione e, se questo screening può aiutare a contenere l’epidemia, NOI CI SIAMO!».
LASAGNI: «Svolgiamo un servizio pubblico e mettiamo la nostra professionalità a servizio della nostra comunità».
Come vi siete organizzati?
COMUNALE: «Da noi i test vengono fatti due giorni alla settimana, il lunedì e il mercoledì dalle 13.00 alle 15.00, cioè quando la farmacia è chiusa ai clienti, in quanto la disposizione del locale non consente la contemporaneità dei test durante il normale servizio diurno».
Anche la LASAGNI ha svolto i test a farmacia chiusa: «Poiché ragioni di sicurezza, sia dei nostri dipendenti che delle persone che accedono al test, ci hanno portato a decidere di effettuare i test quando la farmacia è chiusa; lo facciamo alternandoci nella attività. Un piccolo sacrificio per un servizio che ci è sembrato molto importante».
Qual è stato il numero dei test?
COMUNALE: «Ad oggi (14 Novembre), circa una ottantina, considerando che riusciamo a fare 10/12 persone a giornata».
Quali difficoltà avete incontrato?
LASAGNI: «La difficoltà maggiore è riuscire a rispondere alle moltissime richieste di appuntamento e di chiarimento. Abbiamo le adeguate protezioni e seguiamo un protocollo di norme igieniche per la sicurezza di tutti.
Non è facile spiegare che cosa sia il Test sierologico. Non è un test diagnostico, ma di screening epidemiololgico. Ogni caso positivo va ricontrollato con un tampone. Sono due i tipi di anticorpi che vengono evidenziati: IgG anticorpi evoluti, formatisi dopo aver superato nel passato la malattia, IgM anticorpi “nuovi”, formatisi di recente a causa della presenza attuale del virus.
Purtroppo possono emergere casi positivi poi non confermati dal tampone, la positività al test costringe le persone ad un autoisolamento precauzionale che, pur necessario, diventa difficile da accettare, soprattutto se i tempi di controllo si allungano anche fino a 10 giorni. Ogni screening ha valore non nel dato singolo, ma nella analisi dei dati complessivi; questo test in particolare può fornirci l’indicazione di quante persone hanno nel tempo incontrato il virus e sviluppato anticorpi, quanto perciò il virus abbia circolato anche in maniera asintomatica».
COMUNALE: «Il test in sé è molto semplice da effettuare. Ovviamente richiede che ci sia organizzazione tra di noi, in quanto un operatore si preoccupa di misurare temperatura e preparare il paziente (richiede il codice fiscale, fa disinfettare mani, fa compilare moduli sulla privacy), mentre l’altro esegue il test».
SAN PIETRO: «Abbiamo dato la nostra completa disponibilità alla prima richiesta dell’AUSL di effettuare lo screening sulla popolazione scolastica, in quanto crediamo che sia di primaria importanza nella lotta al virus. Questa scelta ci impone un grandissimo sforzo organizzativo ed economico, ma, nonostante questo, abbiamo aderito senza indugi.
La nostra farmacia è dotata di un box multifunzione che ora è riservato solo allo screening sierologico: questo ci consente di garantire all’utenza la privacy e il rispetto di tutte le norme di sicurezza. Riusciamo ad eseguire 50-55 test al giorno. Le principali difficoltà che incontriamo sono queste: la prenotazione dei test richiede un dipendente che si occupi solo di questo e l’esecuzione dei test ha richiesto l’assunzione di un biologo a tempo pieno. Gli sforzi sono quotidianamente ripagati e abbiamo la prova di aver scelto questo mestiere per vocazione, ce lo sentiamo sulla pelle».
Concludiamo con una breve panoramica su un altro aspetto di grande importanza: il vaccino antinfluenzale. Quali direttive avete avuto per questo strumento di prevenzione?
COMUNALE: «Inizialmente c’è stato comunicato che quest’anno i vaccini non sarebbero arrivati in farmacia, in quanto la regione Emilia Romagna li aveva destinati alle AUSL; in questi giorni abbiamo saputo che probabilmente ci verranno dati, ma sotto forma di medicinali ospedalieri e quindi ordinabili SOLO in presenza di una ricetta del medico».
Ma i vaccini ci sono? Quanti?
COMUNALE: «Da lunedì 16 capiremo la quantità, ma sicuramente non saranno tantissimi, proprio quando TUTTI, quest’anno più che mai, vogliono farlo, anche le persone che non lo hanno mai fatto, forse come protezione in più verso il Covid».
FARMACIA SAN PIETRO: «A Settembre ci è stata comunicata la difficoltà di fornitura della vaccinazione antinfluenzale nelle farmacie. Ugualmente, con pazienza e tempo, abbiamo steso una lista di prenotazione. Nella prima settimana di novembre ci è stato comunicato che l’AUSL avrebbe messo a disposizione di ogni farmacia una trentina di vaccini e che sarebbero stati dispensabili a pagamento su presentazione di ricetta medica dematerializzata. A questo punto abbiamo avvisato il numero di persone della lista che ne aveva diritto, dando loro istruzioni sulla modalità del ritiro.
I vaccini sono stati disponibili in farmacia dal 16/11 e già nella mattina del 17/11 erano terminati. La richiesta dei vaccini è per lo più da parte di persone comprese nella fascia di età 55-65 anni senza patologie croniche, perché non rientrano nelle categorie degli aventi diritto, ma temono di iniziare ad essere fragili dal punto di vista della salute».