Non “C” siamo

I tifosi e il loro parere sul Campionato della Correggese Calcio

Maggio è passato; il campionato di calcio della Lega Nazionale Dilettanti Girone D è finito; la squadra di calcio della nostra città, l’A.C. CORREGGESE, anche quest’anno ha ben figurato finendo nella parte alta della classifica. Ha maturato il diritto a svolgere i play-off che servono a meglio definire la classifica di merito nel caso di eventuali ripescaggi nella categoria superiore, la Lega Professionisti.

Questo è, in breve, il riassunto della stagione, quello che ci dicono i numeri. Ma è anche ciò che viene percepito dalla tifoseria? Oppure esiste un’altra interpretazione, un’altra visione del risultato finale? In poche parole, secondo i tifosi, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Per cercare di capire mi sono recato nel covo primavera-estate dei tifosi storici della squadra, un angolo di corso Mazzini che molti indicano col toponimo di asinodromo. È qui che bivacca per alcune ore della mattina il tifoso, è qui che vengono esaminate le varie fasi della stagione, dove si esternano le opinioni e viene messo il timbro alle diagnosi definitive.

Cominciamo da Carlo, Valentino e Sebastiano. Mi dicono in sostanza: «Noi innanzitutto vogliamo ringraziare il super-Presidente Claudio Lazzaretti per quanto ha fatto per la squadra: l’ha salvata e l’ha portata a livelli mai raggiunti, per poi mantenerla a quote di eccellenza. Noi tifosi ad ogni inizio campionato siamo gasati dalle puntuali esternazioni del Presidente, che prospetta sempre la possibilità di salire di categoria, e dalle conseguenti operazioni in campagna acquisti. Abbiamo sviluppato un appetito di risultati che è aumentato in modo esponenziale, rasentando il distacco dalla realtà oggettiva: non ci accontentiamo di buoni campionati e rimaniamo, fra virgolette, delusi, se la realtà non è conforme a quanto promesso. Quindi il risultato non è in linea coi proclami della vigilia, ma nei fatti è più che discreto».

Spostandomi di pochi passi incrocio le valutazioni di un altro gruppo di “tecnici”, che si producono in un’analisi più approfondita. Da Piero, Arturo e Giovanni ricevo questa disamina: «Anche nel campionato appena concluso la squadra si è fin dalle prime uscite dimostrata una delle migliori del girone di appartenenza, illudendo, con buon gioco e risultati positivi, che veramente questa fosse la volta buona per centrare il tanto ventilato salto di categoria. Poi qualcosa si è rotto e nella seconda parte di stagione. La Correggese, pur con nuovi innesti, che nelle valutazioni dell’area tecnica dovevano rafforzare la rosa di partenza, si è lentamente spenta, fino a costringere il Presidente alla scelta, pensiamo dolorosa, del cambio in corsa dell’allenatore Massimo Bagatti. È stato sostituito con il mister Eugenio Benuzzi, che così bene aveva fatto il campionato scorso, sempre subentrando “in corsa”. Lo scopo era quello di dare una scossa alla squadra. Purtroppo i miracoli difficilmente si ripetono, e questo ha fatto sì che i tifosi si lanciassero in una serie infinita di ipotesi, anche surreali, sul perché tutto ciò fosse successo. Solo il Presidente Lazzaretti poteva porre fine a queste chiacchere: bastava comunicare la versione ufficiale della società, cosa che però non è avvenuta». Sono parole da innamorati un po’ delusi, eppure già pronti a rimettersi in movimento per seguire la squadra nell’anno nuovo.

Gli ultimi ultras (ma ultimi non per importanza) che interpello sono in fermento. Sono coloro che da più tempo seguono la squadra su tutti i campi della regione e fuori. Esprimono in modo vivace lo sconcerto che provano verso questo calcio degli anni post-2000 e mi “intortano” con un discorso tecnico-organizzativo a più voci. Lo riporto integralmente, omettendo i nomi dei partecipanti perché troppo numerosi. In sintesi: «La Società dovrebbe informare il più possibile sostenitori, tifosi ed abbonati di quali siano, nel mondo del calcio così detto dilettantistico, le dinamiche che portano alla formazione della rosa di giocatori, al di là degli obblighi imposti dalla Lega nazionale dilettantistica, come la presenza di quattro calciatori di età ben precisa in campo dall’inizio. Sarebbe importante capire meglio perché ogni anno si assiste ad un andirivieni di atleti eccessivo, soprattutto per una squadra che termina sempre il campionato nella parte alta della classifica. Logica vorrebbe che la squadra venisse rafforzata da pochi ma mirati innesti: si potrebbe così raggiungere nel campionato successivo l’obiettivo storico del passaggio tra i professionisti, quello che il presidente Lazzaretti a inizio stagione sempre auspica. A proposito di questo salto, ci si chiede se i responsabili della società non pensino che i proclami iniziali possano essere un fardello troppo gravoso per gli atleti scelti di anno in anno per tentare l’impresa. Potrebbe essere un tarlo mentale, un’idea fissa, che condiziona i giocatori, non facendoli rendere al meglio. Si genera comunque negli sportivi l’impressione di non essere all’altezza del compito, obbligando poi la società ad altri aggiustamenti in corsa, che sovente non portano ai miglioramenti sperati. Anzi».

Insomma, dicono questi esperti di grande esperienza: «A nostro parere sarebbe preferibile una programmazione più dilatata nel tempo, almeno biennale o triennale, con la pazienza di attingere anche dal settore giovanile della società. Bisognerebbe poi individuare soggetti sul mercato in grado di apportare il contributo in campo di una vera personalità da leader, non solo tecnica, cambiando a fine anno lo stretto necessario per colmare le lacune più macroscopiche».

Ecco arrivato il carico da novanta della frangia più filosofica, e anche critica, della tifoseria. Quesiti importanti, che rilanciamo sperando non rimangano lettera morta. Chiudiamola qui per il momento, altrimenti la carne al fuoco diventa troppa e sa di bruciaticcio. Promettendo di rimanere in contatto, ringrazio i tifosi per la loro franchezza. Loro ribadiscono la passione e l’attaccamento alla squadra salutandomi con una “ola” come fossero sugli spalti del Borelli: «Forza Correggese… sempre!»

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