(Neo)Fascismo o Antifascismo?

Se l’odio divampa, una scelta è necessaria

La mia prima tessera dell’A.N.P.I. l’ho presa ormai sei anni fa. Ho deciso di iscrivermi per concretizzare, dopo averla maturata dentro di me, la volontà di proseguire idealmente il percorso che mio nonno iniziò nel 1944, scegliendo di unirsi alla Resistenza al nazi-fascismo.
Si è trattato di una decisione importante per me, che ha cambiato non poco il corso della mia vita.
Da quel momento sono diventata un’antifascista attiva, impegnata ogni giorno a difendere e diffondere i valori da cui è nata e su cui si fonda la Repubblica Italiana.

Non un esercizio sterile di memoria, dunque, o una presa di posizione nostalgica e autoreferenziale, ma il preciso dovere di contrastare una situazione che si sta progressivamente aggravando.
Mi riferisco al costante aumento di manifestazioni di varia natura – affermazioni provocatorie, azioni dimostrative, fino ad arrivare ad aggressioni fisiche – da parte di singoli o gruppi riconducibili ad ambienti di estrema destra.
Ma, senza arrivare a tanto, penso anche a come sia sempre più frequente imbattersi in conversazioni cariche d’odio e con riferimenti neanche troppo velati al passato fascista dell’Italia, il cui ritorno viene presentato come l’unica soluzione possibile ai tanti problemi che affliggono la nostra società.

Sempre meno netta, dunque, appare la linea di demarcazione fra cosa è tollerabile in una democrazia nata dalla Resistenza e cosa, invece, ne offende la natura antifascista, fra cosa è libertà di espressione e cosa richiama apertamente le parole d’ordine, gli atteggiamenti e le convinzioni del ventennio fascista. Nell’ultimo periodo, purtroppo, abbiamo appreso di fatti che in un(a) antifascista non possono che suscitare rabbia, disgusto e pena.

In ambito nazionale, abbiamo avuto esempi quali il gestore di uno stabilimento balneare che ha utilizzato quello spazio – una concessione ricevuta dallo Stato – per veicolare messaggi di stampo fascista, e l’ammissione, poi revocata, alle elezioni amministrative di un Comune del mantovano di una lista dichiaratamente neofascista nei contenuti e nei simboli.
Tuttavia, non sono mancati episodi anche nella nostra Provincia e nel nostro Comune, Correggio, città decorata al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana. Pensiamo ai volantini recanti la scritta “Attenzione! Disinfestazione.
Sabato 27 maggio. Puzza di vecchio e marcio” affissi al portone d’ingresso di Palazzo Allende a Reggio Emilia lo scorso maggio, prima che vi si svolgesse l’iniziativa Essere antifascisti oggi organizzata dall’A.N.P.I. provinciale, oppure lo striscione in memoria del bombardamento di Dresda comparso una notte dello scorso febbraio sulla cancellata dell’Istituto Einaudi di Correggio e rivendicato da Veneto Fronte Skinhead, associazione di estrema destra, subito rimosso e consegnato alle forze dell’ordine.

Spesso mi chiedo come si possa andare fieri di dichiararsi fascisti.
Eppure, è sempre più frequente incontrare persone che così si definiscono – fasciste – senza alcuna vergogna.
Personalmente, ritengo che sia giunto il momento di ricordarci tutti insieme, e ricordare a questi soggetti ogni volta che li si sente esprimersi in questi termini, che essere fascista significa cercare di prevalere su chi non è uguale a noi o non la pensa come noi con la violenza, perché evidentemente non si è in grado di confrontarsi con l’altro portando le proprie ragioni col dialogo, significa mettere una visione distorta del concetto di identità nazionale al di sopra dell’individuo, significa riempirsi la bocca con l’immagine della patria quando per primi quella patria la si offende rinnegandone la natura democratica, antifascista, solidale ed inclusiva.

Il compito di porsi ad argine del fascismo dilagante è senz’altro arduo; per questo, accanto a ciò che può e deve fare ciascuno di noi, diventa fondamentale il ruolo delle istituzioni.
In uno Stato, perché lo si possa definire autenticamente antifascista, tutti gli atteggiamenti contrari a tale principio fondante della nostra Repubblica vanno sempre fermamente condannati.
A tale proposito, l’Italia dispone della Legge Scelba, che vieta l’apologia di fascismo e le manifestazioni fasciste nei casi in cui vi sia un reale pericolo di ricostituzione del partito fascista, e della Legge Mancino, che punisce la propaganda di idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale o etnico e l’istigazione alla violenza per motivi raziali, etnici o religiosi.
Non dimentichiamo, però, che da tempo il web ha assunto un ruolo molto potente ed efficace nel diffondere contenuti neofascisti e neonazisti, riuscendo a raggiungere un pubblico veramente vasto ed eterogeneo.
Vi si può trovare materiale inneggiante alle peggiori ideologie e pratiche del ventennio, con cui si tenta di ridare credito all’esperienza fascista nel nostro Paese, tralasciando completamente gli orrori che ne derivarono qui e altrove.
Le leggi suddette non erano state pensate per un mezzo di comunicazione potente qual è il web, dunque è improrogabile colmare questo vuoto normativo con una nuova legge che reprima l’organizzazione e gestione di siti dichiaratamente ispirati alle ideologie fasciste e naziste, preveda dei controlli su ciò che viene immesso in rete e delle sanzioni pecuniarie e amministrative a carico di chi omette tali controlli. Insomma, non può e non deve passare per un solo istante il messaggio che le parole, gli atteggiamenti e le convinzioni proprie del fascismo possano essere una soluzione ai problemi.

Con questo non si vuole affatto negare che di problemi ce ne siano, anzi.
La crisi economica, le difficoltà nella gestione dei flussi migratori, la sempre maggiore disaffezione nei confronti di una dirigenza politica spesso colpevole di badare ai propri interessi e non a quelli dei cittadini; tutto vero, ma non dobbiamo stancarci di cercare una soluzione attraverso il dialogo e la partecipazione attiva alla vita della nostra comunità, altrimenti non faremo altro che sprofondare nuovamente nella barbarie sconfitta oltre settant’anni fa.

Per il futuro di Correggio e dell’Italia mi auguro proprio questo, che le forze di sinistra possano ritrovare unità nell’antifascismo e che ci si possa stringere in tanti attorno a questo valore prezioso per la nostra libertà, pace, solidarietà e giustizia.

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