Nel Politeama l’impronta creativa di Luigi Ghirri

Il grande fotografo interpretò con maestria l’architettura

Dal 1986 al 1989 la Cooperativa Edificatrice Comprensoriale (Andria coop. di abitanti), in collaborazione con Unieco, ha realizzato un importante intervento di riqualificazione urbana nel cuore di Correggio. Ha riportato alla città uno spazio che era occupato anticamente dal Teatro Bios, poi trasformato in Cinema Politeama e successivamente abbandonato. Era un progetto molto complesso che ha dato l’opportunità di realizzare trentaquattro abitazioni di edilizia sociale in pieno centro storico (con finanziamenti agevolati), nuovi uffici, negozi e anche di aprire alla comunità luoghi di vita e di relazione fino a quel momento chiusi e impenetrabili. Ultimati i lavori è stato pubblicato il libro, “Politeama. Teatro di vita quotidiana” composto di 2 sezioni. La prima parte dal titolo “Lo spettacolo cinematografico a Correggio e il cinema Politeama, curata dal professor Alberto Ghidini che, con competenza e passione, ricostruisce la storia del Teatro e del Cinema. La seconda parte racconta le intenzioni progettuali contestualizzandole nel dibattito culturale del periodo. Da un punto di vista urbanistico-architettonico si è cercato di mantenere un delicato equilibrio tra passato e presente. Da un punto di vista sociale vi era una chiara consapevolezza che, in quel momento storico, si erano create condizioni mai prima concretizzate: attraverso le cooperative i lavoratori erano diventati protagonisti delle trasformazioni della città. Da allora, dietro ai nomi illustri, alle vicende gloriose, ai monumenti imponenti si affermavano anche gli uomini senza i quali non sarebbe potuto sussistere progresso. Questo concetto è espresso mirabilmente nella poesia di Bertol Brecht “Domande di un lettore operaio”.

Per raccontare queste trasformazioni Giuliano Montanari (Il Borgo), artista-artigiano correggese, ha cercato di recuperare lo spirito che animava il lavoro di Bruto Terrachini, storico e originale artista del nostro territorio, realizzando dei capitelli che raffigurano le persone che hanno lavorato nel cantiere.

Nel 1990 Luigi Ghirri è stato incaricato di realizzare un servizio fotografico sull’intervento. Il suo approccio alla fotografia era assolutamente originale. In quegli anni stava sviluppando lavori affascinanti con un nuovo linguaggio capace di creare “una nuova iconografia del Paesaggio Italiano, con attenzione crescente rivolta agli spazi dell’habitat contemporaneo caratterizzato da un complesso equilibrio fra tradizione e modernità”. Le sue opere erano esposte nei musei e nelle gallerie d’arte del mondo intero: Parigi, Londra, New York, Tokio. Il suo talento universalmente riconosciuto.

Ghirri rompe i codici della fotografia, ne riscrive la grammatica, crea una estetica destinata a innovare radicalmente l’immaginario collettivo. Lo raccontano i suoi ritratti color pastello, paesaggi e luoghi sintetizzati in un dettaglio: una giostra, una serranda, un’altalena, un canale. La fotografia diventa un’occasione per riflettere e per narrare con un linguaggio originale.

“Pensare per immagini”. In queste parole è contenuto il senso di tutto il mio lavoro, come nella frase di Giordano Bruno: “pensare è speculare per immagini”.

Il lavoro realizzato a Correggio avviene in un periodo nel quale Ghirri è impegnato a rappresentare in fotografia l’opera di diversi architetti: Aldo Rossi, Giovanni Michelucci, Paolo Portoghesi. Queste esperienze fanno maturare consapevolezza, offrono nuove opportunità al suo talento e fanno evolvere la sua capacità di leggere e di raccontare. In virtù di questo suo primo contributo alla rappresentazione dell’opera degli architetti, si modifica sostanzialmente il modo di considerare il rapporto tra fotografia ed architettura, che mentre prima poteva dar luogo a delle belle immagini ora invece sviluppa delle vere e proprie interpretazioni critiche della complessità di un luogo.

Ghirri, assieme ad un suo assistente, è rimasto diversi giorni a Correggio: al termine del lavoro ha consegnato ad Andria circa trenta fotografie che, con assoluta efficacia, hanno colto l’essenza del lavoro che era stato realizzato. Le fotografie raccontano con poesia il progetto.

Il 14 febbraio del 1992, colto da un malore, Luigi Ghirri improvvisamente ci ha lasciati all’età di quarantanove anni. Quest’anno numerose mostre ed un film documentario, ”Infinito. L’universo di Luigi Ghirri”, di Matteo Parisini con voce narrante di Stefano Accorsi, lo ricordano documentando la qualità del suo lavoro.

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