Montorsi, leader nazionale degli affettati

Lo stabilimento di via ardione, eccellenza del gruppo veronesi

Il Gruppo Veronesi è il primo gruppo italiano con filiera completa e integrata che parte dalla produzione dei mangimi sino alla trasformazione e distribuzione delle carni e dei salumi della tradizione gastronomica italiana. Veronesi, AIA e Negroni sono i tre marchi di riferimento presenti sul mercato. Il controllo completo della filiera rappresenta la chiave del successo e il vantaggio competitivo del Gruppo; i controlli di qualità, arrivati a standard elevatissimi grazie a 200 esperti dedicati, tecnologie e centri di analisi interni all’avanguardia, sono effettuati lungo tutta la filiera e prevedono scrupolose verifiche in ogni fase di produzione.

Con 8.000 dipendenti e 23 siti produttivi, il Gruppo Veronesi ha chiuso il 2018 con ricavi netti consolidati pari a 2,97 miliardi di euro, confermandosi tra le principali realtà italiane del settore agroalimentare per fatturato. A questo risultato hanno contribuito le vendite sul mercato italiano e internazionale: nel 2018 l’export Made in Italy dell’azienda raggiunge oltre 70 Paesi e rappresenta il 16% del fatturato totale.

La storia del Gruppo Veronesi nasce vicino a Verona nel 1958 ed è legata al suo fondatore, Apollinare Veronesi: nell’Italia del dopoguerra diede impulso alla moderna zootecnia, costruendo il primo impianto mangimistico a Quinto di Valpantena (VR). Nel 1968 il Gruppo si apre al settore dell’allevamento avicolo e della produzione e lavorazione di carni di pollame con AIA. Sotto la nuova bandiera, il Gruppo continua a crescere e nel 1985 entra anche nel settore delle carni suine acquisendo importanti realtà italiane (tra cui Montorsi e Italsalumi) fino all’acquisizione, nel 2002, di Negroni.

 

Una generazione di correggesi, c’è da giurarci, rimpiange ancora l’antica disfida tra la mitica mortadella dei Veroni e l’ineguagliabile salame dei Cagarelli, con le relative tifoserie, dove il palato non era che uno dei tanti elementi divisivi. La pace arrivò con la vendita della Italsalumi a gente che veniva da fuori. Per questo, lo stabilimento di “Montorsi” in via Ardione (costruito nel 1940) non è ancora percepito a sufficienza dalla generalità dei correggesi come una eccellenza assoluta di cui vantarsi. Forse anche perché non è poi tanto attraente, così alto e massiccio e con quella ciminiera demodè.

E invece…

Ci accoglie Gianfranco Penserini, originario di Cerreto Alpi ma correggese d’adozione, che dopo aver avviato e diretto altri stabilimenti del gruppo Veronesi, è stato direttore generale di questo stabilimento per otto anni e ora va in pensione: “Me l’avevano descritta come una realtà difficile: invece è stato da subito un rapporto sereno e collaborativo.” Ecco la storia recente dello stabilimento, come lui ce la racconta.

 

«Il terremoto del 2012, pur non avendo colpito le strutture dello stabilimento di Correggio, ha spinto il gruppo Veronesi ad adeguarlo alle rigide norme antisismiche emanate dalla Regione. Invece di modificare fondazioni e strutture interne si è deciso di operare con contrafforti e strutture che sgravano dall’esterno quelle preesistenti. In questo modo si sono ricavati spazi che hanno permesso un aumento del 30% della capacità produttiva dello stabilimento, la revisione completa del layout interno e l’inserimento di tecnologie d’avanguardia. In questo modo si sono resi altamente produttivi i 40 milioni di euro di investimento tra struttura e tecnologie

La cifra è importante anche per un grande gruppo industriale, osserviamo. «La più importante che si sia concentrata in questi anni su un unico stabilimento Veronesi. Una bella garanzia per i correggesi: qui si scommette sul futuro del gruppo ma anche di Correggio.» Già, i correggesi: lo stabilimento occupa oggi 560 dipendenti quasi tutti a tempo indeterminato. Molti sono i giovani e le donne; alcuni, ma non tanti, sono extracomunitari.

Entriamo. L’effervescente Penserini ci addobba con camici, sovrascarpe e cuffie: sembriamo due ginecologi in una soap-opera. «Le misure igieniche sono la nostra grande ossessione» si scusa «Questo è uno degli stabilimenti centrali della filiera-Veronesi, la famiglia lo ha sempre ritenuto il fiore all’occhiello del Gruppo perché qui si applica nel modo più massiccio l’innovazione tecnologica. Infatti si concentra la preparazione di tutta la produzione del gruppo che viene affettata e imbustata, e di buona parte di quella che deve essere trasformata in insaccati e lo stabilimento è leader nazionale degli affettati. Sono tanti i Paesi d’esportazione che ci impongono di rispettare ognuno i propri requisiti sanitari, di garanzia igienica e di qualità. E’ la nostra ossessione ma anche il nostro punto di forza. Ci limitiamo a due turni di lavoro perchè non potremo mai attivare un ciclo continuo: occorre procedere giornalmente alla completa sanificazione di ambienti e attrezzature. Ogni addetto quando prende servizio viene igienizzato in modo selettivo. Un camice di diverso colore consente il controllo immediato del livello di igienizzazione compatibile con le esigenze del reparto in cui si trova. Più sicuri dell’igiene di una sala chirurgica!»

Ci guardiamo intorno. In effetti siamo in ambienti simili a quelli di un ospedale modello: pareti bianche, percorsi liberi e antiscivolo, reparti accuratamente sigillati. Gli operatori che vedi di là dai vetri sono infagottati in divise tutte uguali.  «Questo stabilimento lavora per ora 11.000 tonnellate di carni all’anno, in particolare 70.000 qli di suino per la stagionatura e 600.000 qli. di carni avicole per l’affettatura. Lavorare la carne richiede di operare a temperature basse e costanti. Ogni tipo di carne e ogni fase di lavorazione hanno la loro specifica temperatura: quindi ogni reparto lavora ad una temperature diversa. E’ l’unico vero disagio di questo mestiere. Siamo all’avanguardia negli ausili tecnologici alla fatica, ma ogni lavoratore deve trovare il suo abbigliamento ideale.»

Chiediamo se esiste ancora il marchio “Italsalumi”. «“Italsalumi” viene utilizzato per l’esportazione di alcuni prodotti in Germania. Per il resto la carne lavorata e le linee innovative espongono il marchio AIA e NEGRONI.»

Ci spostiamo ad un altro piano. «Tra un piano e l’altro c’è tutta la tecnologia che non si vede ma che fa funzionare la fabbrica: impianti di refrigerazione, centraline, sollevatori e così via».

Adesso siamo in un reparto meno “spaziale”: qui però la tecnologia si scatena sulle macchine che affettano e imbustano, mentre elettronicamente pesano e controllano. «Nelle ultime linee introdotte si lavorano 3 porzioni al secondo: solo questo stabilimento in Italia è in grado di farlo.» conclude con orgoglio il direttore.

Penserini nel 2019 è stato nominato Maestro del Lavoro con decreto del Presidente Mattarella. Il suo entusiasmo è veramente contagioso. Difficile vederlo in pensione, impossibile immaginarlo a riposo.

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