Misura lodevole, ma piena di insidie applicative

Una vivisezione del Superbonus 110

Un anno fa è entrato in vigore l’ecobonus, altrimenti noto come Superbonus 110. È un’incentivazione fiscale con lo scopo di sostenere gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici residenziali, abbassare le emissioni inquinanti in atmosfera, ridurre il rischio sismico dei fabbricati e dare ossigeno al settore dell’edilizia, in crisi da oltre un decennio.

Mettere a disposizione risorse pubbliche da parte dello Stato per questo scopo è senz’altro una lodevole iniziativa. La riqualificazione energetica e strutturale del nostro patrimonio edilizio è una grande necessità. Tuttavia la gestione del Superbonus dovrà fare i conti con diverse difficoltà applicative, che potrebbero pregiudicare lo stesso andamento economico futuro del settore dell’edilizia. Vediamole.

Va premesso che queste misure portano con sé un tetto di spesa massimo complessivo per ogni categoria di intervento ed ogni tipologia di edificio. Deve essere pertanto attentamente analizzata a monte ogni singola opera, per verificare la fattibilità economica e la percentuale di importo che rientra nei limiti dell’incentivo. La procedura vede la partecipazione di molte figure tecniche: progettisti, calcolatori, verificatori, asseveratori, contabili, fiscalisti ed esperti legislativi, per l’interpretazione di norme non sempre chiarissime. I tecnici dovranno fornire asseverazioni nelle quali attestano la conformità dei requisiti tecnici alla base del progetto, la sua effettiva realizzazione e la conformità tra preventivi e prezzario ufficiale del mercato immobiliare ed edile. Diversi sono gli Enti accertatori preposti alla verifica: il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), l’Agenzia delle Entrate e le Regioni. Di giorno in giorno rilasciano FAQ, chiarimenti, interpelli, ordinanze e decreti, a volte con interpretazioni tra loro divergenti, oltre ad avere la possibilità di verificare gli interventi negli otto anni successivi alla chiusura dei lavori. Si tratta di una procedura paragonabile ad un’opera pubblica, con la pena della revoca del credito fiscale del bonus, un rischio che rimane tutto in capo al committente, poiché l’intera filiera è manlevata. Insomma, la complicazione burocratica, che si aggiunge a quella già in essere, è notevole ed insidiosa. E comporta una buona dose di rischio per il titolare dell’appalto. Poi vi sono gli Istituti di Credito, o qualunque soggetto assuntore, a cui può essere eventualmente ceduto il credito di imposta. Tali figure finanziano i lavori e permettono di realizzarli anche a chi non ha la disponibilità necessaria. Però loperazione non è gratis. Il costo, almeno per quanto riguarda le banche, è pari, in media, al 10% del credito ceduto. Va da sé, poi, che la procedura, se iniziata, innesca comunque una serie di valutazioni complesse che andranno inevitabilmente saldate anche se il lavoro non va in porto. Lo stesso se si eccede dai massimali ammessi: il conguaglio è a carico del soggetto appaltatore dei lavori. Tutto questo getta qualche ombra sinistra su quel brillante ritornello che ha accompagnato il varo del Superbonus: “Mi rifaccio casa gratis”. Attenzione: non è sempre vero! Aggiungo che ad oggi, con l’avvio dei cantieri da Superbonus è scoppiata la bomba rincaro materiali da costruzione e delle varie prestazioni professionali. L’incentivo statale, sommato ad altri fattori esogeni, rischia purtroppo di drogare il mercato dell’edilizia. Legittimo chiedersi se tale effetto rientrerà, quando non ci sarà più il superbonus. Nell’immediato è comunque evidente che l’aumento dei prezzi cambi completamente il conto economico di lavori preventivati sulla base di un prezzario già superato, con la conseguenza di dimezzare il margine su cui si poteva contare.

In conclusione sono convinta che in questo momento la necessità sarebbe quella di un’azione sinergica che, oltre alle norme, sia rivolta anche ad aspetti più pratici ed essenziali per le imprese, per riportare equilibrio nel mercato ed arginare le speculazioni edilizie che si stanno generando. Il Legislatore deve poi sapere che le Amministrazioni pubbliche e gli operatori del settore non riusciranno nel breve termine a fare fronte alla notevole richiesta di interventi. Se si vuole avere una catena di interventi efficace e ben progettata, che dia la garanzia di gestire al meglio i fondi pubblici, si deve poter disporre di un orizzonte temporale più ampio di quello previsto dal Superbonus.

Un iter così complesso, che varia di settimana in settimana, mette alla prova tutta la categoria dei professionisti incaricati. Ci troviamo a correre appresso ad una procedura in continuo mutamento, con tempi brevi ed un pesante carico di responsabilità. La conseguenza è che tale difficoltà finirà per agevolare gli interventi di routine, più classici e semplici, scoraggiando tutti coloro che avrebbero voluto fare del Superbonus una grande occasione per perseguire nuove frontiere di innovazione e ricerca del patrimonio edilizio e dell’abitare.

 

L’autrice è contitolare dello studio

Ghidorsi e Luppolini – Geometri associati

 

Il Superbonus 110 prevede una serie di interventi principali, definiti “trainanti”, che apportano un miglioramento di almeno due classi della categoria energetica esistente, tra cui l’isolamento termico dell’immobile, la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale e il miglioramento sismico degli edifici. Poi sono previste misure secondarie, definite “interventi trainati”, che permettono la sostituzione dei serramenti e schermature solari, l’impianto fotovoltaico o solare termico in copertura, l’accumulo dell’energia prodotta, l’installazione della colonnina di ricarica dell’auto elettrica e l’eliminazione delle barriere architettoniche. Semplificando, potranno beneficiare degli incentivi i lavori sopracitati maggiorati fino al 110%, svolti fino al 30 giugno 2022 per le abitazioni monofamiliari e fino al 31 dicembre 2022 per i condomini. I cittadini, una volta effettuati i lavori appaltati, potranno portare in detrazione IRPEF il 110% delle spese sostenute, con quote annuali di pari importo suddivise in cinque anni, oppure richiedere uno sconto in fattura cedendo il credito di imposta alla impresa che effettua i lavori, ad un istituto bancario o a terzi finanziatori.

 

A Correggio la situazione è in pieno movimento

Ad aprile 2021 vi è stato un incremento delle pratiche edilizie di circa il 30-35% rispetto al 2020. Fino al mese di luglio non vi era una modulistica specifica per questo tipo di intervento, pertanto è ancora difficile fare un conteggio esatto. La maggior parte di pratiche riguardano interventi di sostituzione del generatore di calore per la climatizzazione invernale con installazione di pannelli fotovoltaici e sostituzione degli infissi. Ovvero interventi non troppo invasivi sull’immobile, consentendone il mantenimento della dimora. Seguono gli interventi di isolamento dell’edificio mediante l’installazione del cappotto termico. Le opere, per la maggioranza dei casi, hanno riguardato abitazioni mono o bi-famigliari. Scarsa la partecipazione dei grandi condomini, probabilmente dovuto alla difficoltà di trovare il consenso tra le varie proprietà.

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