In luglio, mentre compravo un paio di sandali, conversavo col gestore del primo banco al mercato (all’inizio di Corso Mazzini-Porta Modena) e mi dice che quest’anno festeggia il cinquantesimo anno di presenza a Correggio: sole, acqua, vento e tempesta dal 1969. Mi rendo conto che quel signore lo ricordo da sempre, ho sempre comprato da lui e non conosco nemmeno il suo nome. Gli dico che tornerò per intervistarlo, perché 50 anni nella nostra cittadina sono una notizia.
Si chiama Tullio Prampolini e, come risulta dalla busta dove mette le scarpe, la ditta era Prampolini Tullio e Franca, la moglie, variata ultimamente in Prampolini Elisa, la figlia col marito. Fanno 5 piazze a settimana: Modena, San Benedetto Po, Correggio, Carpi e Rubiera.
Rivela subito un’innata capacità comunicativa e una bella storia umana e familiare alle spalle. Nato a Modena nel ‘42, comincia a lavorare a 14 anni da apprendista meccanico; per arrotondare, monta mobiletti da cucina alla sera fino al servizio militare. Poi, lavorando come rappresentante in una importante tintoria (Emiliana), “sempre in mezzo alle donne”, si accorge che la sua vocazione è stare con la gente. Così, con la giovane moglie Franca, riesce a rilevare a Modena un “banco di scarpe in piazza”, intraprendendo l’attività di ambulanti. Confessa con orgoglio che sono riusciti a restituire i prestiti in un solo anno. Avevano imbroccato un buon fornitore e ci sapevano fare coi clienti. Questo è il segreto: vendere buona merce e saper far tornare i clienti, con simpatia e gentilezza. Dice di essere arrivato a servire la terza generazione: nonna, figlia e nipote. Le sue clienti sono prevalentemente donne adulte o anziane, anche se non mancano le ragazze giovani che, però, non si fermano a parlare come le mamme e le nonne: scelgono il modello, chiedono il numero, provano, pagano e se ne vanno. Vende anche scarpe da uomo: spesso gli uomini non le comprano di persona, ma incaricano le mogli o le madri. Chiedo se c’è qualche differenza fra la clientela delle diverse piazze e quale sia la caratteristica dei correggesi: risponde che gli abitanti delle città più grandi sono meno affabili, che gli altri invece si fermano volentieri a scambiare due parole. Coi correggesi è difficile il primo passo: all’inizio sono diffidenti, ma se sono contenti del prodotto non li perdi più. É capitato che una cliente gli abbia portato delle uova, un’altra delle paste, un altro ancora gli abbia pagato la colazione al Bar.
Ci sono stati anche degli avvenimenti bizzarri: una signora voleva restituire un paio di scarpe perché erano strette, peccato che avessero i sopratacchi tutti consumati. Un’altra, dopo aver acquistato e pagato un paio di scarpe per lei, è andata via prendendo sotto braccio una scatola di scarpe da uomo: la prima volta è scappata, ma la seconda no.
Vedo dagli occhi luccicanti che mi vuole dire una cosa personale: mi mostra un riconoscimento ricevuto nel 2011 dalla Camera di Commercio di Modena per “La fedeltà al lavoro e progresso”.
Ma è un’altra la storia che gli sta a più cuore: ha un nipote cieco dalla nascita che è la fonte di tutte le gioie di questo mondo. Alex, a soli 14 anni, è già un pianista richiesto da vari teatri; le sue esibizioni hanno riscosso un successo dopo l’altro. Va molto bene anche a scuola, dove ha rivelato un vero talento per l’informatica.
Sono le 11.00 e il banco è pieno di clienti, così il Signor Prampolini dà il cambio alla moglie. La signora Franca è una donna pratica, di poche parole. Mi dice che è suo marito a “tenere banco”, si compensano: lui intrattiene il cliente e lei “lavora”; si ricorda a memoria più di mille articoli che, moltiplicati per 5 misure, fanno più di cinquemila paia di scarpe. Si schermisce, dice che non ha tanto da parlare. Quando le chiedo se può raccontare la storia del nipote, si accende e mi racconta di varie strade della speranza intraprese. Conclude in modo convinto e positivo: «É un ragazzo meraviglioso, con una marcia in più, contento, pieno di risorse e che dà enormi soddisfazioni». Aggiunge solo che in questi anni sono sempre stati sostenuti dagli amici. «I buoni amici aiutano tanto», conclude lapidaria.