Immaginate di cucinare una bella torta, al limone, al cioccolato o come preferite. Ora dividetela in 10 fette, pronta per essere mangiate a colazione, dopo cena o a merenda, quando vi viene proprio quel languorino… fatto? Bene, ora prendete circa due fette e… buttatele via! Esatto, via! Nel cestino dell’umido!
Con questo piccolo gesto, meglio se solo immaginato, riusciamo a visualizzare meglio quel 17% del cibo che viene sprecato ogni giorno e ogni anno a livello globale. In Europa, l’Italia è tredicesima su ventotto paesi rispetto allo spreco alimentare, con una media di 67 kg di cibo procapite che va buttato ogni anno. Non solo uno sperpero che colpisce la nostra moralità (quasi un miliardo di persone soffre ancora la fame), ma anche l’ambiente e l’economia. Alcune ricerche recenti infatti mostrano come il costo dello spreco alimentare in Italia sia di oltre quindici miliardi di euro – corrispondente a circa l’1% del Pil – di cui la stragrande maggioranza (79%) prodotta a livello domestico. Secondo il recente Rapporto dell’IPCC, inoltre, lo spreco alimentare rappresenta l’8% delle emissioni totali di gas serra, cioè 3,3 miliardi di tonnellate all’anno.
Forse cose già sentite, e che facciamo fatica a vedere anche come riguardanti la nostra vita, che però effettivamente passano anche da noi, dai nostri piatti, da Correggio.
Proprio riguardo lo spreco alimentare, da qualche mese è arrivata anche nella nostra città TooGoodToGo, – letteralmente “troppo buono per essere buttato” – con l’adesione di un numero sempre maggiore di attività. L’app nasce in Danimarca nel 2015 con l’obiettivo di “salvare il cibo per salvare il pianeta”, dando la possibilità di acquistare da vari esercenti il cibo che a fine giornata andrebbe buttato via. Si tratta di prodotti invenduti, di rimanenze, merci in scadenza che verrebbero altrimenti buttate. Quantità non sufficienti per essere ritirate dalle varie organizzazioni benefiche.
Secondo il sito, grazie al contatto con più di 20mila attività che hanno aderito a TooGoodToGo, sono stati risparmiati più di sei milioni di pasti solo in Italia.
Ma come funziona? Si scarica dai cataloghi (gli “store”) dei vari cellulari e si attiva, indicando il luogo (la “posizione”) e il raggio di km a cui si vuole puntare il “radar” dell’applicazione, che farà vedere sullo schermo le attività che hanno aderito a TooGoodToGo. Bar, forni, macellai, caffetterie… ognuna di queste prepara verso l’orario di chiusura un sacchetto (la “box”) che viene prenotata dal dito più veloce. La box raccoglie prodotti che vengono acquistati tramite l’app ad un prezzo molto conveniente, scontato fra il 50% e il 70%, permettendo di ridare vita a cibo ancora buono che altrimenti andrebbe gettato.
Da qualche mese quindi impazza la corsa alle Magic Box disseminate a Correggio e nei comuni limitrofi. Come hanno reagito i correggesi a questa novità? Lo chiediamo al titolare del Forno di Benassi: «abbiamo aderito a TooGoodToGo circa nove mesi fa; da allora quotidianamente mettiamo una box a fine giornata. Da quando lo usiamo non è mai successo che non si sia presentato nessuno a ritirarla».
Ma chi usa questa app? Ci si potrebbe aspettare una clientela principalmente giovanile, dato il passaggio obbligato dallo smartphone, ma come ci precisano i vari titolari intervistati “le età sono molto diverse, dai ragazzi giovani a persone di una certa età”. Un’applicazione che sicuramente è riuscita nell’intento di essere facile ed intuitiva da usare: tante sono le persone anche non “native digitali” che attendono la notifica che avvisa della disponibilità di una box.
Del sacchetto “in palio” non si conosce mai in dettaglio il contenuto, ma si sa quanto si va a risparmiare e nell’accordo con l’app c’è la garanzia che sia comunque cibo ancora buono e di qualità. E questo è un ottimo motore per cliccare più velocemente degli altri. «È un modo anche per provare ad intercettare nuovi clienti: se qualcuno apprezza le paste ritirate la sera può essere che prima o poi torni anche a fare colazione, perché il guadagno economico non è molto rispetto alle box. Però è una iniziativa molto bella che ci aiuta a non sprecare cibo che altrimenti finirebbe fra i rifiuti» ci racconta il titolare della Caffetteria Mazzini. Per esempio, su una box da 2,99 €, in cui si possono trovare circa nove brioches, all’esercente vanno circa 1,20 € mentre il resto rimane alla piattaforma di TooGoodToGo. «È una bella pubblicità anche di immagine, perché a nessuno fa piacere buttare del cibo a fine giornata. Così almeno si recupera qualcosa!».
Un’esperienza positiva dunque, sia per il cliente che per il titolare. Una pratica virtuosa che, se apprezzata, mette la pulce nell’orecchio per stimolarne la diffusione. Non è raro infatti che, dopo aver “frequentato” TooGoodToGo, entrando in bar, pizzerie, panettieri si cerchi il logo dell’applicazione sperando che siano reperibili per il recupero di cibo a fine giornata.
Buone pratiche che passano sempre di più attraverso la tecnologia. Questo è solo l’ennesimo esempio di come lo smartphone pervada sempre più aspetti delle nostre vite, con sempre meno distinzioni di età: ora anche quello del cibo, non più solo con ricette reperibili in ogni dove, ma la sempre più ampia possibilità di recuperare cibo, farselo portare a casa, acquistare rimanenze e molto altro.
Si parla tanto di cambiamenti climatici e comportamenti virtuosi, richiesti in misura sempre più importante ad ognuno di noi per garantire un futuro un po’ più lungo di qualche decina d’anni.
Il grande pregio di TooGoodToGo è che sembra fare esattamente quello che promette, salvare il pianeta recuperando cibo ancora buono, mettendo d’accordo tutti e mostrandone la convenienza.
Insomma, la lotta allo spreco alimentare, ai cambiamenti climatici passa anche da Correggio, attraverso i nostri smartphone e attraverso borsine di cibo “c’lè trop boun per buterel via”.