L’uomo che ripara il tempo

Renzo Righi e le sue meridiane

Nell’epoca di internet, dei telefoni cellulari, degli orologi digitali e dei computer, sembra anacronistico pensare di calcolare le ore seguendo semplicemente il movimento delle ombre (o della luce) proiettate su una qualunque superficie. Eppure c’è chi riesce a leggere i dati, a elaborarli e a costruire questi meravigliosi manufatti dell’antichissima arte gnomonica (si chiama gnomone il pezzo perpendicolare che crea l’ombra sul piatto delle meridiane). L’orologio solare, più noto come meridiana, è un termine che comunemente viene esteso alla misurazione del tempo tramite lo spostamento del sole.

A Correggio vive un concittadino che da anni si dedica con maestria e passione al restauro, ripristino o realizzazione ex novo di meridiane, nonché di divulgazione della storia della misura del tempo. Sto parlando di Renzo Righi.

Lo incontro nella sua abitazione dove, all’ultimo piano, ha il suo studio straripante di libri, trattati, pubblicazioni, premi, fotografie, tutto relativo allo studio del tempo. Premiato più volte alla Biennale internazionale per costruttori di Orologi Solari di Brescia, ha realizzato opere in tutt’Italia. Si ricordano, per rimanere in zona: Piazza Garibaldi a Parma; Villa Crocioni ad Albinea; villa Spalletti, villa Gastinelli e Chiostri di San Nicolò a Reggio; il Club La Meridiana a Casinalbo. Ha restaurato la meridiana in Piazza del Municipio a Ferrara, e ha progettato e calcolato la ricostruzione della meridiana del 1789 a camera oscura all’interno della Collegiata di Santo Stefano a Novellara. Infine potete ammirare i due quadranti nel cortile di San Francesco a Correggio. Come divulgatore ha curato, assieme al dott. Gabriele Fabbrici, la mostra Segni del Tempo – La meridiana nella storia organizzata dal Museo Civico di Correggio nel 2000.


Renzo, come le è venuta questa passione così complicata, tecnica, e particolare?
«Diciamo che io sono un curioso sia come forma mentale che come preparazione scolastica. Ho studiato e dato esami di analisi alla facoltà di Ingegneria, ho frequentato corsi per la gestione di osservatori popolari, di astronomia di base per operatori di planetari, di navigazione astronomica e ho seguito aggiornamenti di matematica. Un giorno mi sono imbattuto in una rivista che parlava di astronomia e di orologi solari. L’argomento, ben strutturato, mi prese moltissimo. Cercai l’autore e lo contattai con una lettera (le mail erano di là da venire): era un sacerdote che viveva a Fermo. Mi invitò da lui, e ci andai una settimana in vacanza; così mi introdusse ai primi concetti della gnomonica. Era il 1988 e da allora la passione è diventata sempre più viva. Mi procurai libri in tutto il mondo; studiai la storia, il significato, le differenze di calcolo del tempo nelle varie culture. L’etimologia del termine “gnomonica” è greca, da gnomon che significa giudice, indicatore. Gnomone è quindi il punto d’ombra o di luce che indica l’ora e tutte le altre informazioni astronomiche e di calendario. Questa tecnica antichissima è giunta sino a noi attraversando tante discipline come l’astronomia, la geometria, l’architettura e la pittura. Vorrei ricordare che tutte le conquiste dell’astronomia pre-telescopica sono state fatte con l’uso di uno gnomone. Per citare un esempio, con le grandi meridiane di precisione di Santa Maria degli Angeli a Roma e di San Petronio a Bologna, si è potuto verificare, con la prima, nel 1600, l’esattezza del nuovo Calendario riformato dal Papa Gregorio XIII nel 1582; con la meridiana di San Petronio si è avuta invece una conferma dell’ellitticità dell’orbita terrestre».


Quindi, Renzo, lei si dedica a realizzare i calcoli per ripristinare le meridiane che esistono qui a Correggio?
Me ne può elencare qualcuna?
«Soltanto a Correggio e nelle frazioni sono presenti una trentina di meridiane. Via Carletti può essere battezzata la via delle meridiane; tante si trovano in abitazioni private, moderne o comunque di epoca recente. Altre hanno lo gnomone manomesso o labili tracce. Oppure si hanno testimonianze storiche della loro esistenza, perse per ignoranza o poco interesse. Si hanno purtroppo anche esempi di persone, spinte in buona fede dal fascino dalla poesia e dalla potenzialità decorativa, che hanno installato ciò che in gergo definiamo pseudo-meridiane: oggetti privi di qualunque interesse e contenuto gnomonico. Degli orologi in San Francesco ho già detto, e vorrei soffermarmi sulle meridiane tra le più interessanti che ho studiato in questi anni: si trovano all’interno del cortile del Convitto Nazionale R. Corso, qui a Correggio: il Cortile delle Meridiane; tre orologi del 1857 restaurati e ridipinti nel 1983 su indicazioni e calcoli del dottor Alberto Vecchi (su quell’intervento il dott. Vecchi ci ha lasciato una interessante relazione). Sono meridiane con l’ora alla francese, con calendario mensile e zodiacale e ora geografica universale: insomma un mondo sulla punta di uno stilo! Purtroppo la più importante tra queste, probabilmente durante qualche opera di ristrutturazione post-terremoto, è stata private dello gnomone, rendendola assolutamente inutilizzabile. Non è culturalmente accettabile avere alla “luce del sole” strumenti storicamente importanti e non fruibili. Non solo per la didattica, ma anche per il turismo. Le tre meridiane non sono solo segni sapienti sui muri del Convitto, ma importanti testimonianze della storia dell’uomo e della misurazione del tempo, opere che legano il presente al passato, la contemporaneità alle proprie radici. Sarebbe augurabile trovare l’occasione di ricalcolare e posizionare lo gnomone amputato, e contemporaneamente rendere di nuovo utilizzabile la visione di questo storico cortile. Personalmente in Convitto ho collaborato con diligenti maestre di classi elementari composte da tanti stranieri. È bastato che io mi trasformassi nel Sole che illuminava ognuno di loro allineati da Est a Ovest in base al paese di origine, per non avere difficoltà a fare comprendere il movimento della Terra, e concetti come l’ora locale e le ore del fuso».

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