D – Ci parli di Giuseppe Bellesia detto Pistèin, pioniere dei cappottini in pannolenci e delle cucitaglia date a domicilio alle resdore, l’imprenditore correggese che si è spento da poco.
R – Mi chiamo Bezzecchi Ramona e sono parrucchiera in Correggio. Dunque… Qualche voce è sempre girata per il paese sul fatto che il cavalier Pistèin aveva il pistolino facile…
D – Avrei preferito cominciare col ritratto dell’imprenditore.
R – E non dell’uomo? Anche perché a Correggio girano le voci e poco altro. Non c’è tiro, non c’è adrenalina, non succede mai niente di epocale.
A parte il mercato del mercoledì che è tutto un altro paio di mutande, spesso è un mortorio che vigliacca se un bar di via Mazzini è aperto, a volte sotto i portici senti rimbombare i passi delle formiche.
D – Va bene va bene, ho capito, non c’è adrenalina…
R – E così dai tempi favolosi della Cianciulli non ci sono stati nemmeno delitti degni di una città: ci fu chi pulendo la pistola accidentò la moglie, ma dopo son venuti solo razziatori di appartamenti e di negozi, che l’amministrazione minimizza e il maresciallo dice che indagherà. Ma ce ne vorrebbero…
D – Ah sì, ce ne vorrebbero?
R – Il fatto è che noi parrucchiere fatichiamo a tener su la conversazione per ore con le clienti sotto il casco, che pure le dobbiamo distrarre mentre gli cuociamo i capelli, no?
In fondo è per questo che ancora reggiamo alla concorrenza delle strinacapelli cinesi.
Per farla corta, alla moglie di Pistèin, una volta che le combinavo la permanente, tirai fuori chissà perchè un fatto successo molti anni fa.
Capitò una volta che un giovane violinista un po’ ubriaco ha voluto fare una serenata ad una ragazza che abitava nel Ghetto.
Era una notte di nebbia fittissima che s’infilava dappertutto per i portici e per le strade del borgo, un muro, che non ci si vedeva niente: la nebbia era inculenta una volta.
E il violinista ha sbagliato strada e quindi anche portone.
Così ha fatto la sua serenata d’amore ma sotto a delle finestre diverse: in via Lunga, hai presente?
D – Cos’è, giochiamo a Monòpoli?
R – A Correggio il Ghetto è via Casati e via Lunga è via Cairoli che le sta parallela, caro il mio biondino! Dunque.
La porta si è aperta e il giovane violinista incauto è stato fatto salire dal Busèr, un omaccione violento che tutti sapevano aveva gusti particolari.
Quella notte il paese ha sentito a lungo i lamenti straziati del violino, che ancora passa per proverbio e quando il vento fischia che sembra una corda di violino pizzicata i vecchi spaventano i bambini: “Senti il violinista a cà dal Busèr!”
D – Ma cosa c’entra il Busèr… O c’entra?
R – La moglie di Pistèin, che Dio l’abbia in gloria, allora non riuscì a trattenersi e mi confidò un segreto.
Suo marito era nipote del Busèr per via di madre, caro mio. E all’inizio il Busèr gli aveva prestato i soldi per mettere su la fabbrica e i furgoncini.
Il Bellesia però non ci teneva che si sapesse di questi rapporti col Busèr poiché col cavalierato era diventato nobile.
Pensa la combinazione, proprio con sua moglie dovevo tirar fuori questa vecchia storia!
Del resto Pistèin spomodorava e pontificava, ma chi teneva su la baracca era la moglie.
D – Ah! Mi parli del cavaliere
R – Io il cavaliere l’ho conosciuto solo molto dopo, da vecchio, quando aveva già venduto l’azienda. E lo vedevo spesso sostare davanti alla colonna infame.
D – Prego?
R – C’era una colonna del portico di via Mazzini su cui venivano affissi gli annunci funebri, così i cittadini non ne perdevano uno, bastava passare davanti a quella colonna.
Adesso con l’incremento dei morti hanno dovuto mettere una grande bacheca di ferro, la gente non la chiama ‘bacheca infame’ ma il concetto è lo stesso.
E i correggesi ci passano ore a disquisire.
D – Disquisiscono di che?
R – Dipende. I correggesi dopo aver letto gli annunci amano pronunciare una scontatissima battuta: anca incoo la m’è andeda bein, ang sun mia /anche oggi mi è andata bene, non ci sono.
Poi gli astanti possono comporre la genealogia a discendere e a salire rispetto al defunto o agli addolorati che annunciano il decesso, che si finirebbe per allargare la mappa all’intero paese avendoci naturalmente il tempo e la conoscenza che hanno gli anziani e gli impiegati dell’anagrafe.
Il cavaliere tirava fuori il suo blocnotes e scriveva.
Lo sentii brontolare «Questo è in anticipo, e l’ho già battuto!» oppure sfregarsi le mani dicendo «Oggi siamo a 78 anni e 7 mesi, 3 mesi più di ieri. Ho fatto un bell’affare!».
Poi il Bellesia raccoglieva le informazioni tra i presenti, tornava ad aprire il blocnotes aggiornando la sua personale statistica dei morbi, e mormorava «È un po’ che i fegati sono sani, è l’incidenza della prostata che comincia a preoccuparmi, meglio un controllo».
D – Una vera manìa…
R – Beh l’imprenditore, come si dice, non va mai in pensione, è sempre sul pezzo. Poi lui era un imprenditore colto. Pensa che aveva dodici metriquadri di libri nella sua villa. Glieli aveva scelti l’arredatore e avevano le copertine dai colori assortiti che richiamavano i maglioni di Missoni.
La libreria sembrava un unico grande maglione scollato.
D – Quando si dice la cultura!
R – Sì. Pistèin dopo che fu investito dal cavalierato era anche diventato raffinato e per anni ha portato i soldi a pascolare in Svizzera perché c’è l’aria migliore. Veniamo alla storia del pistolino. Dopo che divenne vedovo, la colf, che veniva a farsi il colore da me, mi raccontò che era capitata una cosa normale per Correggio: la badante ucraina aveva preso a circuire il cavaliere e a farsi fare dei regali e delle promesse e gli eredi erano sui piedi di guerra. Ma adesso il Bellesia è morto e tutti sono contenti.
D – Meno la badante, immagino
R – Purtroppo non c’è sempre il lieto fine per le badanti, così quella lì è passata a circuire altri patrimoni. Una bella donna di cinquant’anni con un culo come un airbeg.
Che si riconosceva facilmente al mercato del mercoledì per il colore della capigliatura.
Che io in Egitto ci sono andata qualche anno fa con l’agenzia in un tour della confcommercio, e ci hanno portato nel deserto con le dune dietro le piramidi.
Il tramonto sulle dune dopo un quasi-temporale era un trionfo d’oro con meches rosse e lampi di luce bianchi su una ricrescita nera, che tutti noi della confcommercio abbiamo fatto: ooh! ma è come i capelli dell’ucraina di Pistèin!