D – Cosa?
R – Io detto «Ciao, capu».
D – E di cosa sarei “capo” secondo te?
R – Nonso.
D – Ecco, se non sai, non salutarmi. Non mi va di parlare con gli sconosciuti. Mi fai sentire in colpa solo perché passo sotto il portico e ho fretta. Capiterà anche a te di non aver voglia di parlare con gli altri e di avere fretta.
R – No fretta, fame.
D – Ma dai! State lì, piantati come pali ad ogni angolo dei portici o vicino alle farmacie e ai bar. Col cappello in mano, tutti sorridenti e gentili… Siete inquietanti, lasciamelo dire. Poi a mezzogiorno sparite. Dove andate?
R – Nonso. Dare qualcosa, prego.
D – Siete in troppi. Fa i conti: sarete almeno cinque, a tener su il muro nei punti strategici del centro storico; per esempio qui sotto l’orologio o davanti al Bar Mazzini o alla farmacia di Lasagni. Tutti i giorni. Senza contare la zingara dalle cento sottane (quella che mi rincorre per una benedizione), il fiorista pachistano sulla bicicletta a motore (che mi prende per il culo chiamandomi «Ehi, graaande!») e gli altri neri che battono a tappeto i portici. Se io ti dessi, metti, 1 euro perché sono progressista e compassionevole, poi, siccome per tornare a casa devo percorrere tutti i portici, diciamo che mi imbatto almeno in altri 3 di voi (cosa probabilissima): per senso di equità dovrei dare altri 3 euro. Perché vedi, io non sono “capo” di niente, sono democratico, hai capito?
R – Sì capu.
D – Allora, se devo dare 4 euro al giorno per 6 giorni (tolgo i lunedì, come vedi) per 50 settimane (arrotondo) fanno 1.200 euro. Per me una cifra del genere comincia ad avere un peso, mentre un euro a te non cambia la vita, ne converrai.
R – No capito.
D – Eppure è matematica, e la matematica è universale, vale per ogni lingua. Potrei fare come quelli che danno qualcosa ad uno di voi e agli altri dicono: ho già dato al tuo compagno. Però a me non va, perché mi sento in imbarazzo, mi sento di aver fatto un’ingiustizia. Un uomo non andrebbe aiutato con l’elemosina, perché non gli risolvi nessun problema. Ho torto?
R – No capu.
D – Devi concedermi che io non ho niente contro di voi. Vuoi che non conosca le disgrazie che avete attraversato? I telegiornali non fanno che trasmettere servizi sui migranti! Anche se non capisco perché correte tutti questi rischi. Sono sincero, io non lo farei mai. E poi: per approdare ad una esistenza così precaria? Comunque, sono contro lo “ius soli”. Perché, a pensarci bene, li avete già tutti, i diritti; e, ho il sospetto, pure più di noi. Vi manca solo il diritto di votare: noi, che ce l’abbiamo, siamo sempre più convinti che non serva a niente. Ho torto?
R – …
D – Ecco, lo “ius soli” è come illudervi: guarda come siamo incazzati e depressi noi italiani che lo “ius soli” ce l’abbiamo da sempre! Quelli di destra saranno un po’ sbrigativi, un po’ rustici, ma sono anche pragmatici e non si fanno confondere dal buonismo. Loro dicono che ognuno ha il suolo che si merita. E se lo tiene: non saremo mica matti! Comprendi?
R – Nonso.
D – Tu non sai. Non credere però che io sia senza sensibilità. Ho due cani e un gatto, tanto per dire. E li tratto benissimo, come dei cristiani. Hanno ragione quelli di destra ad aver fondato il partito degli animali.
R – Chi?
D – Cioè, per chi ama gli animali. Non i randagi o quelli dei canili, tutti magri, brutti e arruffati che ti guardano con il solo scopo di farti pena. Io dico quelli come il mio Rufus, animali che sono diventati parte della famiglia. Del resto uno non può farsi carico dei problemi di tutti, no? Secondo me gli animali, così indifesi e bisognosi d’affetto, spesso sono migliori degli uomini. Non credi?
R – …
D – Va bene, l’importante è che tu non mi faccia sentire in colpa. Perché te l’ho detto, io sono sensibile. Anche se non mi chiedessi niente, per il solo fatto che ci sei mi viene istintivo voltare gli occhi da un’altra parte; e questo è in qualche modo un segno di disagio. Mi dà un fastidio che non ti dico. E non è giusto che succeda a Correggio, a casa mia. Non sei d’accordo?
R – …
D – Insomma, l’avrai capito, io non sono razzista. Anzi, se tu non fossi qui mi staresti anche simpatico.
R – Sì capu. Grazie tante, capu.