L’eredità di mio padre: l’impegno contro le mafie

La testimonianza etica e civile di Caterina Chinnici

Il 13 aprile a Palazzo Principi un pubblico numeroso ha seguito con evidente attenzione e partecipazione emotiva l’intervento della figlia del giudice Rocco Chinnici, magistrato a Palermo tra i fondatori nei primi anni Ottanta del famoso “Pool antimafia”, massacrato nella sua città da un’autobomba il 29 luglio 1983.

Ad aprire la serata con l’europarlamentare, che ha parlato della sua vita “prima” e “dopo” la scomparsa del padre, già raccontata nel libro È così lieve il tuo bacio sulla fronte, il sindaco Ilenia Malavasi e il direttore di Radio Bruno Pierluigi Senatore. L’incontro si è ripetuto il mattino dopo per le scuole superiori al Centro Sociale 25 aprile.

Caterina, che vive da tempo sotto scorta, ci è parsa una donna dolce e affascinante quanto forte e determinata, con un rigore etico ed una modestia che ne hanno esaltato la figura. Anticipo subito che conoscere personalità come la sua, anche per solo un paio d’ore, scalda il cuore e alimenta la speranza.

Per la Parlamentare europea del PD, già magistrato al tribunale per i minorenni di Palermo, l’eredità del padre è fatta di valori civili, impegno responsabile, moralità e modelli di vita tanto rigorosi quanto per lei ineludibili. Rocco Chinnici dedicò la sua vita alla famiglia e alla magistratura ed anche di fronte alle minacce crescenti non si tirò mai indietro, anzi aumentò i suoi sforzi. Cercò di innovare le misure per contrastare la mafia, puntò all’affermazione di una cultura politica dei diritti per avvicinare i cittadini alle istituzioni per far crescere fiducia e collaborazione.

Al parlamento europeo è impegnata nel diffondere la conoscenza del fenomeno mafioso, per far capire i pericoli e la pervasività di una realtà criminale sempre più globale in grado di condizionare l’economia, la società e la politica. Spesso nelle capitali europee si rischia l’errore fatto in Italia quando si confinava il fenomeno ad una condizione regionale circoscritta e isolata. Il crimine organizzato oggi è più difficile da intercettare. È un passo avanti rispetto alle istituzioni preposte al suo contrasto: con la corruzione e il ricatto si inserisce in nuovi centri di potere come nel mondo della finanza internazionale, prima magari solo alleata, oggi invece in parte direttamente controllata. A suo dire è poi necessario diffondere l’esperienza legislativa nazionale antimafia, tra le più avanzate e potenzialmente efficaci se adottata a livello europeo dove il reato associativo mafioso, ad esempio, è assente in diversi Paesi.

Caterina ha inoltre denunciato i silenzi e una certa indifferenza che la politica e l’opinione pubblica in questi ultimi tempi hanno verso le mafie. Nella recente campagna elettorale i partiti, pur con sfumature diverse, hanno dimostrato scarso interesse e capacità di proposta. Il rischio è di lasciare alla criminalità ampi spazi di manovra e di lasciare soli chi in prima linea la combatte.

Ha concluso confidandoci che la reazione al lutto per la morte del padre è maturata dopo parecchio tempo. Solo dopo nove anni è riuscita ad avere il primo figlio e col tempo ha deciso di agire con l’impegno pubblico per non rassegnarsi ad una condizione passiva che avrebbe potuto voler dire di darla vinta ai carnefici.

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