«L’ho trovato molto interessante». «Un’iniziativa piacevole di cui ho apprezzato i contenuti.
Spero possano esserci altri eventi di questo tipo». «Mi è piaciuto molto.
Ho ascoltato con attenzione i pareri dei due relatori ed ho apprezzato il loro modo di confrontarsi sui temi su cui non erano in accordo».
Queste, alcune impressioni lasciate da coloro che hanno preso parte alla conferenza organizzata dal circolo culturale Primo Piano dal titolo “Effetto Francesco”, che ha visto la partecipazione dei due noti teologi Vito Mancuso e Brunetto Salvarani.
Una bella serata in cui si è parlato di confronto, di dialogo tra religioni, di cambiamento nella Chiesa e delle ripercussioni sulla società civile delle parole e delle azioni di un papa che sta conquistando tutti con la sua profonda autenticità.
Un uomo, papa Francesco, che non lascia certo indifferenti.
Prima questione ad essere affrontata, quella che riguarda la divisione tra chi lo sostiene e chi lo avversa.
«Papa Bergoglio -secondo Vito Mancuso- è arrivato in un momento in cui la Chiesa era attraversata da forti tensioni ed è stato nominato a seguito delle dimissioni di Benedetto XVI.
Ratzinger ha rappresentato l’anima conservatrice della Chiesa, quella che, fino al concilio Vaticano II, si è posta sempre “contro”.
Contro la politica, la filosofia, la scienza, la richiesta di uguaglianza, libertà e fratellanza, a partire dal basso.
Ma la Chiesa non è soltanto questo. È anche quella di fra’ Dolcino, di Francesco d’Assisi, di Oscar Romero.
Papa Francesco sta cercando di portare a termine il percorso avviato da Giovanni XXIII con il Concilio Vaticano II che ha significato anche un’apertura nella direzione della morale sociale, dell’etica della persona, del celibato ecclesiastico».
«Penso che la Chiesa stia attraversando la crisi più pesante dalle sue origini.
-ha detto Brunetto Salvarani- Il cristianesimo europeo è in forte calo mentre sta aumentando in Africa, in Asia ed in America latina, quel mondo da cui proviene anche il Papa.
Per cambiamento di stili di vita, di immigrazioni ed emigrazioni, il pluralismo religioso sta diventando un elemento fondamentale e di forte dinamismo.
Non va, inoltre, tralasciato il fenomeno dello sfaldamento delle istituzioni cui stiamo assistendo.
Penso che, in questo caso, la Chiesa non debba mostrare i muscoli ma, al contrario, non nascondere la propria fragilità, se vuole essere credibile».
Secondo tema affrontato, toccato anche da Salvarani nel suo primo intervento, è quello del dialogo interreligioso: come gestirlo perché non perda i suoi connotati spirituali.
«Sono molti -ha attaccato sempre Salvarani, prendendo spunto dai morti di Parigi- gli errori che il mondo occidentale ha commesso nel confronti del Medio Oriente. Nessuno, ad esempio, ha parlato dei morti nella strage in Libano.
Il dialogo interreligioso ha preso il via una cinquantina di anni fa con Paolo VI che lo ha voluto come un obiettivo da perseguire sempre.
Oggi c’è bisogno di fare un passo in più, di fare e lavorare insieme per perseguire il bene comune.
A tal proposito non credo che la politica possa ritenersi estranea a tali riflessioni.
In questi anni, in Italia, si è lavorato pochissimo in questa direzione.
Il pluralismo culturale e religioso fanno parte della cultura di tutto il mondo, non solo dell’Italia».
«Che cos’è l’Occidente? -si è chiesto Mancuso- Una definizione penso di averla trovata ne I Persiani di Eschilo dove, a proposito dei greci, si dice che si vantano di non essere schiavi di nessuno.
La guerra, non trovo sia sbagliata sempre: a volte è giusto usare le armi, altre volte è giusto usare lo sguardo mite.
È la capacità di discernimento che fa la differenza, lo sguardo che si ha sul mondo deve essere performativo, non solo registrare informazioni.
La violenza ha sempre fatto parte del nostro mondo. La strage degli ugonotti, a Parigi, la notte di San Bartolomeo del 1572, è stata salutata con approvazione da papa Gregorio XIII.
Alla rivoluzione francese ha fatto seguito il periodo del terrore per non parlare dei disastri che hanno fatto il pensiero di Nietzsche, quello di Marx. Tutto ciò è nel DNA dei credenti.
Non c’è nessuno che possa insegnare niente a nessuno. Vien da chiedersi, allora, se non fosse meglio che le religioni non esistessero.
Penso, piuttosto, che le religioni debbano mettere le idee al servizio del mondo, non l’opposto.
Devono convertirsi, devono ammettere di non sapere.
La grandezza di Francesco sta in questo: essere una persona che si mette al servizio di qualcosa di più grande di sé, senza chiedere nulla, senza intenti di proselitismo».
A proposito della famiglia: «Penso che il punto debole della dottrina cattolica sulla morale sessuale sia questo: -ha spiegato Mancuso- una serie di no.
Al sinodo dei vescovi si è dibattuto proprio su questo. La vittoria, se pur di misura, è andata a papa Francesco.
Se, però, si affermano i concetti di riforma, primato della misericordia, cambiamento, senza che vengano tradotti in atti di governo, tutto il lavoro fatto fino ad ora non serve a nulla».
«Spero proprio che tutto il lavoro fatto si traduca in qualcosa di concreto -ha aggiunto Salvarani- anche se alcuni cambiamenti introdotti dal sinodo sono già visibili, a partire dal look del Papa.
Penso che siano due i concetti principali che già sono passati: che la Chiesa decide in maniera collegiale, che non mancano le aperture riguardo la posizione nei confronti dei matrimoni civili, delle convivenze, del concedere la comunione anche a separati e divorziati. L’eucarestia è un farmaco, non un premio».
Dalla famiglia ai giovani. «Non ci sono più i giovani nella Chiesa. -ha concluso Salvarani- Ci sono ragazzini ed anziani.
Per prima cosa bisogna ricreare le condizioni per un cammino insieme, a partire dall’ascolto».
«Sono preoccupatissimo per questo fenomeno. -ha detto Mancuso- Se i giovani smettessero di frequentare la Chiesa in nome di un altro ideale da perseguire, andrebbe bene.
Ma la abbandonano in nome del nulla. È il nichilismo: sono vuote la mente ed il cuore.
Penso che si debba rieducare alla bellezza, alla contemplazione della realtà, alla spiritualità, alla ricerca della verità, dell’ordine, del dialogo e del silenzio».