I lavori di ristrutturazione dell’Ospedale San Sebastiano si sono interrotti prima della consegna prevista per novembre del 2014 a causa del fallimento della ditta appaltatrice.
Ora a distanza di due anni il cantiere è fermo.
Abbiamo cercato di fare luce sullo stato dei lavori chiedendo al dottor Fausto Nicolini, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, di farci il quadro della situazione.
«Cominciamo dicendo che la storia di questo cantiere viene da lontano.
Il progetto è stato attivato nel 2003, e i lavori furono assegnati alla cooperativa Cesi di Imola.
L’assegnazione prevedeva 3 stralci in esecuzione di un contratto unico.
Il primo stralcio riguardava il completamento di un edificio al grezzo che era stato interrotto per mancanza di fondi.
Lì ora si trovano la riabilitazione neurologica, le palestre e la piscina.
Un secondo stralcio prevedeva la realizzazione ex novo del padiglione dove attualmente risiedono la radiologia, la dialisi, gli ambulatori cardiologici e la farmacia, con l’abbattimento di strutture degli anni sessanta. Questo padiglione è stato inaugurato nel 2010.
L’ultimo stralcio, quello di cui stiamo parlando, riguarda la ristrutturazione dell’ospedale storico risalente al 1915, poi ampliato con l’aggiunta di un secondo piano negli anni ‘60.
Il protrarsi così a lungo della ristrutturazione, cominciata nel 2003, è dovuto anche dalla scelta di non sospendere mai alcun servizio.
Il cantiere è andato avanti normalmente fino al 2013, completato esternamente ma progressivamente in ritardo nel proseguimento dei lavori all’interno: da qui i nostri primi solleciti.
Dopo di che nel maggio del 2014 il cantiere si è fermato proprio del tutto, quando mancava solo l’impiantistica.
La cooperativa Cesi di Imola, ditta aggiudicataria, improvvisamente ha dichiarato il fallimento.
La Cesi è stata posta in liquidazione coatta amministrativa nel luglio 2014. La procedura giudiziaria ha dei tempi molto lunghi.
Abbiamo cercato di uscire dal rapporto con Cesi per poter riassegnare l’appalto e completare i lavori, perché c’era il rischio che pagando Cesi saremmo stati insinuati dai creditori della cooperativa.
Per questo abbiamo dovuto certificare la consistenza di quanto dell’appalto era stato eseguito e saldarlo.
La risoluzione del contratto è stata firmata nel febbraio 2015.
Da questa data in poi abbiamo cercato una soluzione alternativa ad un nuovo appalto a gara europea (che avrebbe comportato tempi molto lunghi) e abbiamo quindi assegnato il completamento dei lavori al secondo arrivato nella vecchia graduatoria.
Purtroppo anche questa impresa, che si era dichiarata disponibile, dopo poco è finita in concordato preventivo, cedendo il ramo d’azienda alla società SIREM.
Abbiamo dovuto aspettare maggio per ottenere il parere legale positivo al subentro di SIREM nell’appalto.
Tra dicembre 2015 e gennaio 2016 abbiamo esaurito le procedure burocratiche relative ai finanziamenti pubblici; mancano solo le autorizzazioni della ditta SIREM in quanto di recente costituzione. Ci avvarremo del silenzio assenso da parte dello Stato, con clausola di salvaguardia.
Siamo quindi in attesa di firmare il contratto nei primi giorni di aprile per un importo di circa 4 milioni di euro e un crono programma che prevede un anno di lavori. Sono girate voci a Correggio su infiltrazioni mafiose o altri illeciti all’interno dell’appalto, ma non è vero niente. »
Abbiamo infine chiesto al dottor Nicolini cosa offrirà la nuova ala dell’Ospedale.
«Nella parte storica al piano terra trasferiremo i poliambulatori ora all’interno della palazzina ex-INAM, che invece sarà destinata ad accogliere il CUP, oggi in affitto. Inoltre vi verrà trasferito il consultorio famigliare per la Neuropsichiatria infantile, e il reparto di Endoscopia oggi nell’ala nuova (al suo posto si amplierà il Pronto Soccorso).
Infine verrà riattivato il reparto operatorio con 2 sale, e un ambulatorio chirurgico.
Ci sarà anche un nuovo reparto di Dialisi con 9 posti letto predisposto per arrivare fino a 12 (ora i posti sono solo 3).
Al piano superiore ci saranno due locali di degenza da circa 30 posti letto l’uno, per rinforzare i reparti di riabilitazione già esistenti, e verranno accolti gli ambulatori di Diagnosi e cura per pazienti con problemi psichiatrici, che ora si trovano a Reggio.»