
Il grande fiume scorre lento e placido.
Cosa ci nasconde sotto la superficie?
Giulia Paltrinieri, 25 anni, giornalista correggese che oggi lavora presso l’ufficio stampa dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, ha scavato sotto quelle acque, e ha scoperto segreti che coinvolgono una striscia di paesi che si affacciano sul Po, fra reggiano e mantovano.
«Ho incontrato per caso tempo fa l’Associazione ambientalista di Mantova Terre di Zara e un ambientalista di Luzzara. Sono stati loro i primi a parlarmi di alcune vicende legate alle cave di sabbia del Po; in particolare mi hanno parlato di scorie di acciaieria che a loro parere una ditta di Boretto aveva usato per rinforzare una strada per arrivare alla cava. La perplessità degli ambientalisti era che queste scorie non fossero così inerti, nonostante non si tratti di materiale illegale. La storia mi interessava, poteva avere tante diramazioni, toccare il processo Aemilia e altro ancora. Sono cose, però, che non possono essere affrontate senza un giornale alle spalle, senza i mezzi adeguati, senza la giusta copertura giuridica. Per questo ho deciso di provare a partecipare al Premio Morrione, che finanzia la realizzazione di progetti d’inchiesta di under 31 su temi di cronaca nazionale e internazionale».
Non si aspettava di essere selezionata, Giulia. «Avevo dubbi sul tema, certo interessante ma anche molto locale e complesso». Invece la chiamata è arrivata e il suo progetto è stato selezionato fra i quattro finalisti. Le categorie erano due: video (un’inchiesta filmata di una ventina di minuti) e webdoc (un sito che contiene video, parti scritte, grafici, animazioni…), quella per cui lei ha partecipato.
«Ai finalisti veniva data una somma di denaro, la consulenza legale e l’appoggio di un giornalista esperto». Nel caso di Giulia si è trattato di Maurizio Torrealta, giornalista bolognese che ha lavorato per Rai News 24 e per Report e che era collega di Ilaria Alpi. «Per il mio webdoc ho cercato di individuare sette luoghi simbolo lungo il fiume.
Ad esempio, a Brescello ho raccontato la storia di un vigile che vide scavare abusivamente nell’alveo del fiume, denunciò la cosa sui giornali e venne licenziato dal Sindaco». A Boretto invece Giulia ha parlato con il Re del Po, un personaggio decisamente folkloristico, quasi un simbolo del rispetto che deve instaurarsi fra l’uomo e il fiume.
A Dosolo ha parlato con tre pescatori, che hanno filmato con il telefono una barca che scarica materiale nel Po (addirittura lastre ondulate che possono ricordare l’amianto). Dal documentario emerge insomma come il fiume sia stato trattato come una sorta di terradi nessuno, terreno fertile per le organizzazioni mafiose soprattutto negli anni del boom edilizio, quando serviva tanta sabbia per costruire. Quando poi nel 1992 scavare nell’alveo del fiume è diventato illegale alcune aziende hanno continuato, altre hanno spostato le loro attività in golena, frodando però sulla quantità di sabbia estratta.
Giulia, il 21 ottobre, ha scoperto di aver vinto il Premio. Ad aver fatto pendere la bilancia dalla sua parte è stata l’originalità: il suo era un argomento che riguardava una zona periferica, ma facilmente estendibile a tutto il Paese, visto che ovunque ci sono cave di marmo, sabbia, ghiaia.
Una storia che potrebbe ripetersi, dunque, ma che per ora ha avuto un momentaneo arresto, vista la crisi del settore edilizio.
Per vedere il lavoro di Giulia Paltrinieri, visitate il sito www.lemanisulfiume.com o la pagina Facebook omonima. Per informazioni sul Premio Morrione e sugli altri finalisti: www.premiorobertomorrione.it.