I minori e le donne. Comodo parlare di loro. I bambini e le donne fanno tenerezza. E tutto questo, a me, sembra ridicolo.
La mentalità in cui ci inzuppano fin da piccoli è una grande tinozza piena di paure, pregiudizi e inutili ammonimenti.
Da piccola mia madre mi diceva: “Attenta a non parlare e non guardare gli sconosciuti”, a diciott’anni: “Non scoprirti troppo che attiri le attenzioni sbagliate!”. E invece io uscivo vestita così: come escono tutte le diciottenni che si sentono belle, giovani, che hanno in una mano le chiavi dell’auto e nell’altra mano il mondo. Non aveva senso che io dovessi coprirmi per non attirare le “attenzioni sbagliate”, che io dovessi reprimere la mia femminilità e sensualità per non destare i desideri di qualche maniaco, ottenendo in cambio ciò che era mio di diritto, cioè la pace e la mia serenità. Il problema era loro, non mio. Era tutta una scusa, una montatura per scaricare la colpa di una violenza ancora una volta sulla vittima, su di me, me donna.
Forse la colpa non era mia o del mio modo di vestire il sabato sera.
Forse la colpa era di quelli che si concedevano di guardarmi, senza il mio permesso, e di vedere in me una preda, uno sfogo ai loro vizi personali.
Mia madre si sbagliava di grosso: io avevo tutto il diritto di scoprire le cosce o l’ombelico a mio piacimento, dato che mi appartengono.
Erano loro a non avere,nè prima né ora, il diritto di farmi violenza, il diritto di guardarmi con le loro menti contorte, di viaggiare sul mio corpo con la loro fantasia.
Le reazioni degli altri non sono responsabilità del mio corpo e io sono di mia proprietà.
Io. Una donna. Cosa è una donna se non una creatura dall’aspetto simile ma anche a suo modo differente dall’uomo?
E perchè allora accanirsi contro la donna? Che cosa risveglia nell’uomo il desiderio di violenza, di superiorità, di potere?
L’istinto. La provocazione. Il sesso.
Potendo parlare, risponderebbe così un animale, non addomesticato per giunta. Gli animali, che per natura seguono gli istinti, hanno dei padroni incaricati di decidere per loro. Oppure stanno nella savana, o nella giungla, o lontano da qui. Nella società dell’ordine, l’uomo che ascolta i suoi istinti violenti sta in gabbia.
Perchè non metterceli allora?
La correttezza del comportamento di un individuo è direttamente proporzionale al timore che suscita la pena che segue, nel caso in cui sia commesso reato o sia violata la legge che regola tale comportamento.
La soluzione quindi è “più leggi”, “più pene che ne conseguano”, e rispetto degli anni di carcere stabiliti per un certo reato.
Bisogna fare paura a chi pensa di fare paura, perchè è quello il loro linguaggio. La donna, violentare una donna, deve fare paura nella misura in cui lei è protetta. Non c’è nulla di sbagliato né da temere nel tutelare una persona. Se è difesa nessuno sarà più libero di fare nulla di male; ma bisogna dirlo, metterlo per iscritto, fare sì che lo sappiano tutti, non importa in quanti altri modi sia già stato detto.
“Violentare donne, uomini e bambini è reato. Ne consegua una pena che faccia pentire l’aggressore, che lo rieduchi, che sia di esempio per gli altri e che prevenga eventi simili”.
Il discorso invece cambia quando influiscono disagi mentali ed emotivi, quando l’aggressore è spinto da sentimenti che non può controllare.
Succede a volte, ad esempio, quando un bambino viene preso sulle ginocchia da un adulto, non per amore ma per interesse. Da un insegnante, un allenatore, magari da un prete. Parlando con un educatore ho avuto i brividi sentendo dire che “questo genere di cose succede ovunque” o “non si può scaricare la colpa su nessuno”, “come si controlla un evento simile?” .
Un paio di idee io le avrei, a dire il vero.
La pedofilia è un disturbo sessuale che, senza entrare troppo nello specifico, rientra nella categoria dei disturbi suscitati da fantasie erotiche. Non sta a me decidere se sia vero o se si tratti di un ulteriore diversivo. Sta a me accorgermi della gravità del problema, rendermi conto che le persone affette da tali disagi hanno bisogno di assistenza. Non si può affiancare chiunque al percorso di crescita di un ragazzino: serve innanzitutto la condizione mentale adatta e poi le competenze. Come si può mettere a capo di una squadra di pallavolo una persona con questo tipo di difficoltà? Dare come pena a un prete ,che si serve di un dodicenne per masturbarsi, lo spostamento da una diocesi ad un’altra senza passare per un processo civile, come è possibile? C’è noncuranza dietro a queste sviste che hanno come conseguenze complicazioni emotive per le vittime e un generale degrado morale.
La parentesi però si chiude quando l’aggressore non è pedofilo, non è disturbato, ma semplicemente malintenzionato. A questo punto, si ritorna al discorso penitenziale, che non può essere ignorato. Un simile intervento è necessario se non sono abbastanza l’energia e la forza degli individui, anche se le persone possono fare molto,in quanto tali, dotate di anima.
Il caso Weinstein ad esempio ha visto, come conseguenza degli abusi sessuali del produttore omonimo, subiti da diverse attrici, numerose manifestazioni e dimostrazioni, tra cui il “time’s up” che ha investito i 75esimi Golden Globe quest’anno. Per iniziativa di Oprah Winfrey, tutte le partecipanti hanno indossato abiti neri e si sono unite in un unico movimento verso il cambiamento. È stato un episodio estremamente clamoroso, ha fatto scalpore su tutti i social ed è rimasto sulla bocca di tutti a lungo. Di gente così c’è bisogno, di una forza così. Io credo in chi lotta.
Le cosa da dire e i modi per dirle ci sono. Serve quel qualcosa in più: la responsabilità, il desiderio di trasformare, la prospettiva di un futuro migliore, che non deve restare un’utopia.
Come diceva la manifestazione, “time’s up”: tempo scaduto. Il momento è ora.