L’apparenza inganna!

Mattia Gori, allenatore della Correggese, giovane e preparato

Una delle novità più belle che ci ha confezionato il presidente Claudio Lazzaretti è stato l’arrivo come nuovo allenatore del giovanissimo Mister Mattia Gori da Ravenna, dunque “burdèl” (ragazzo in dialetto romagnolo)  di anni 29, appena compiuti: occhi vivaci dietro agli occhiali da professore di scuola media, ma piglio estremamente sicuro di chi sa dove vuole andare a parare.

Pensate che allena dall’età di 17 anni, perciò l’interrogativo sorge spontaneo: talento precoce, scelta obbligata, o di necessità virtù?
Lo chiediamo direttamente all’interessato, che incontriamo sul posto di lavoro allo stadio Borelli in un caldo giovedì di settembre, appena prima di iniziare l’ennesima seduta di allenamento in attesa delle partite ufficiali.

 

Mister partiamo da qui, perché la scelta e la sfida di allenare?
«Un infortunio in giovanissima età e la consapevolezza di non essere granché come calciatore mi hanno stimolato ad accettare la prima occasione di allenare. Settore giovanile per cominciare, allievi nazionali per continuare, prima squadre per cercare di confermare le capacità».

Quando ha capito che nella vita poteva riuscire a fare l’allenatore di professione? Parallelamente svolge un altra attività lavorativa?
«Diciamo che per natura sono positivamente “ambizioso” dunque, quando ho iniziato, mi sono dedicato completamente ad allenare prefiggendomi un preciso lasso di tempo entro il quale avrei provato a farlo di professione; debbo dire che per il momento sto rispettando questa tabella e faccio ancora solo l’allenatore a tempo pieno».

 

Quali sono i motivi che l’hanno indotta ad accettare la proposta del presidente Lazzaretti?
«Principalmente il salto di qualità a livello professionale, la possibilità di confrontarmi con un aumentato grado di pressione che una piazza come Correggio naturalmente comporta oltre che l’ambizione personale che ho esternato nella risposta precedente. Infine perché ero sicuro che avrei avuto a disposizione una rosa di qualità, conoscendo di fama il presidente Lazzaretti e la sua volontà di cercare sempre di puntare al vertice».

 

Quali sono i suoi punti di riferimento calcistici e la sua filosofia di calcio? Ama un modulo in particolare o preferisce adattare la squadra alle caratteristiche dei giocatori a disposizione?
«Non ho modelli specifici: mi piace il gioco d’attacco, le mie squadre debbono puntare a fare gol pur senza trascurare la fase difensiva. Non ho mai sposato nessun modulo in particolare, punto a un giusto equilibrio in base alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, pur sempre nell’ottica di giocar bene e vincere».

 

Nella sua breve carriera di allenatore (breve per ragioni anagrafiche, si intende) ha già allenato compagini che svolgevano allenamenti solo diurni? Pensa che ci siano vantaggi a livello atletico e tecnico/tattico rispetto ad allenamenti serali?
«Indubbiamente gli allenamenti diurni sono i più redditizi ai fini di una preparazione psico-fisica ottimale: alle fine il risultato si misura anche in punti in classifica in più, nell’ordine di 6/8 punti totali a fine anno.

Per avere la dedizione massima da parte dei giocatori è più importante convincere il cuore o la mente dell’atleta: bisogna saperli coinvolgere completamente nel progetto per ottenere il massimo, dialogare e poi decidere, coerentemente con le proprie idee e per il bene della squadra; alla fine è l’allenatore che compie le scelte e di conseguenza paga se non arrivano risultati».

 

Dopo alcune settimane di preparazione e di valutazione della rosa a disposizione, pensa sia conclusa la campagna acquisti o ha chiesto al “presidentissimo” qualche ulteriore sforzo economico per alzare ulteriormente la competitività della squadra?
«Sappiamo benissimo di essere già competitivi con questa rosa, che è ampia e valida così com’è, con un giusto mix di esperienza e di giovani che rientrano nelle annate che adempiono agli obblighi della categoria. C’è chi è già maturo per ben figurare, ma anche giovani di grande prospettiva che devono crescere in personalità e nella conoscenza della categoria. Ad ogni modo sappiamo anche dove potremmo intervenire se capitasse l’occasione “giusta” in questo mercato lunghissimo e “strano”».

 

Dobbiamo dirlo, questo giovanissimo allenatore ha destato in noi un’ottima impressione per serietà, conoscenza profonda della area tecnica, estrema attenzione e rispetto per il “materiale umano” (parafrasando un famoso film) e per la sua capacità spontanea di creare gruppo e di motivare i propri giocatori.

Siamo sicuri, non gli manca niente per riuscire al meglio: un grande in bocca al lupo e tanta fortuna gliela auguriamo noi. Grazie Mister Gori per averci concesso di farla conoscere meglio ai nostri lettori.

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