L’affermazione dei partiti antisistema

Il voto del 4 marzo in Italia e Correggio

Sebbene il nostro Paese abbia ormai una lunga tradizione nel campo dell’incertezza post-elettorale, il quadro uscito dalle ultime consultazioni politiche risulta quanto mai intricato. La formazione di un Governo, che offra quelle garanzie di stabilità e di coesione necessarie per affrontare i tanti problemi irrisolti del nostro Paese, è, mentre scrivo, ancora un enigma di difficile soluzione.
Ma partiamo dai dati usciti dalle urne il 4 marzo. Il terremoto politico che si è prodotto è stato davvero intenso, andando al di là delle previsioni anche più azzardate.
Riflettendo, viene spontaneo porsi una domanda, che evidenzia l’eccezionalità questa tornata: ammesso che sia mai iniziata, ci troviamo davanti alla morte della Seconda Repubblica e, soprattutto, dei partiti tradizionali?

Gli stessi partiti che negli ultimi vent’anni si sono alternati al governo, Forza Italia e Partito Democratico, sono stati infatti entrambi sconfitti. Si tratta di una sconfitta imputabile soprattutto alla loro vocazione “di amministrazione dei problemi”, che non ha retto al vigore delle argomentazioni dei partiti “antisistema”, M5S e Lega.
Questa contrapposizione sembra riportarci indietro alla Prima Repubblica, imperniata sul tradizionale scontro fra la Democrazia Cristiana (pro-sistema) e il Partito Comunista Italiano (anti-sistema). Ciò che è senza precedenti, tuttavia, è la vittoria di questa “fazione ribelle” che, sebbene sia formata da due forze per molti versi incompatibili e difficilmente plasmabili in una squadra di governo, ha ottenuto oltre il 50% delle preferenze.
Il primo partito, con oltre dodici punti di vantaggio sul secondo, è risultato essere il Movimento 5 Stelle, un soggetto politico “post-ideologico” che partecipava alle elezioni politiche solo per la seconda volta.
L’altra formazione vincitrice, la Lega, ha quasi raddoppiato il suo massimo storico, dopo avere ottenuto il suo peggior risultato nella consultazione del 2013: ciò è stato possibile grazie al totale stravolgimento ideologico operato da Salvini, che ha trasformato un partito federalista e autonomista in un partito di destra nazionalista, e per questo eleggibile anche in Meridione.
Questi risultati provocano un totale cambiamento di paradigma del gioco democratico italiano, un cambiamento forse irreversibile al quale i partiti tradizionali dovranno adeguarsi se vorranno continuare ad influenzare la vita politica nostrana.
Bisogna prendere atto, non solo in Italia ma in tutto l’Occidente, visto come anche altrove vanno le dinamiche elettorali, che l’età della sicurezza e del benessere trionfante è finita. E che diventa essenziale, per chi si presenta nell’arena politica, Partito o Movimento che sia, ascoltare e dare risposta a quell’impulso di ribellione, motivato in gran parte dalla paura, che è alla base del successo dei vincitori del 4 marzo. Si chiami paura di precipitare nella povertà o piuttosto timore per una immigrazione percepita come fuori controllo. Ne sarà capace la politica, nel suo insieme, negli anni a venire?

Scendiamo ora nel dettaglio del voto correggese, partendo dall’affluenza: il 4 marzo si è attestata all’80,29%, in flessione di cinque punti rispetto al dato del 2013 ma comunque molto al di sopra del dato nazionale (72,93%).
Il Partito Democratico, nonostante un calo di dodici punti percentuali, si conferma la prima forza con il 34,4%, uno dei migliori risultati a livello provinciale e regionale.
Il Movimento 5 Stelle ha fatto segnare un +7% attestandosi al 27,31%, un ottimo responso che comunque si rivela inferiore a molti altri comuni del Reggiano. Il balzo in avanti più significativo, tuttavia, è quello della Lega, che trasforma il misero 2,0% ottenuto cinque anni fa in un 13%, rosicchiando consensi sia a Forza Italia (7,6%, che perde quindi 4 punti) che ai democratici.
Gli altri componenti della coalizione di centro sinistra confermano il risultato aggregato italiano, mentre va segnalato il dato di Fratelli d’Italia, che quadruplica il consenso passando dallo 0,7% al 2,7%.
Il risultato correggese di Liberi e Uguali che si attesta al 4,7%, è discreto se paragonato al deludente 3,2% del livello nazionale, ma comunque rimane assai inferiore alle aspettative in un’area di marcata tradizione di sinistra come la nostra ed inferiore al 4,8% di Potere al Popolo.
Nell’alveo delle formazioni minori, due valori sono degni di una rapida considerazione: il Popolo della Famiglia ottiene l’1,46%, dato più che doppio rispetto a quello nazionale (0,66%); Casa Pound conquista un misero 0,46% e 67 voti, a metà del livello nazionale (0.9%) ma comunque ben dieci volte superiore a quanto ottenuto nel 2013, quando le preferenze furono solo 7.

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