Il film di De Sica, sceneggiatore con Zavattini, è del 1948, simbolo di un’Italia che cercava di uscire dalle macerie della guerra e si trovava a specchiarsi nelle miserie quotidiane degli umili.
Nel 2015 a Correggio possono accadere fatti simili alla trama di quel film.
Gian Carlo mi racconta che il figlio ha riconosciuto la sua bicicletta rubata e i carabinieri hanno pizzicato il ragazzo che ha confessato di averla acquistata per qualche decine di euro.
Di fronte al quattordicenne spaventato e alla madre in lacrime, col padre che aspetta fuori dalla porta della caserma, Gian Carlo non se l’è sentita di sporgere formale denuncia e di rovinare quel ragazzo.
Oggi non c’è una guerra da cui cercare di venir fuori ma piuttosto l’accumularsi di nuove povertà. Prima la forte immigrazione extra-comunitaria di manodopera, poi quella dai paesi dell’est per via dell’allargamento della Comunità, infine una crisi occupazionale che dura da otto anni e che ha abbassato per molti l’asticella della sopravvivenza.
Anche la bicicletta, dopo tanto tempo, torna ad avere un valore, non solo per i cicloamatori.
I furti di bicicletta da qualche mese sono quasi un’emergenza a Correggio: c’è chi è convinto che almeno due biciclette al giorno cambino padrone.
In realtà la situazione è la stessa in tutto il centro nord, basta scorrere i giornali locali. Spulciando in internet: a Reggio il comune ha prodotto una serie di misure e di consigli illustrati nel sito Bicisicura; a Modena ne è rimasto ripetutamente vittima lo stesso sindaco; il comune di Verona ha avviato la punzonatura dei veicoli a due ruote con il codice fiscale personale; a Torino è stato brevettato un G.P.S. satellitare specifico.
L’allarme per questa forma di microcriminalità cresce insieme al senso di impotenza: nella nostra provincia il numero delle denunce paradossalmente cala, e pochi cittadini a Reggio si recano al deposito in cui sono esposte le vecchie bici di provenienza illecita che sono state recuperate (ce ne sono parcheggiate 38).
Così, mi confessa un commerciante di Correggio, il mercato delle biciclette nuove è in crisi: la gente preferisce non rischiare con oggetti che valgono migliaia di euro e, nel caso di un telaio e una meccanica particolarmente avveniristici, possono arrivare a costare più di un’utilitaria.
Gli esperti mi dicono che sono presenti sul nostro territorio due tipologie molto diverse di fenomeni.
Quello del furto casuale avrebbe in genere come protagonisti dei cittadini che trovano una bicicletta incustodita, al massimo forzano un lucchetto o usano un tronchese, e si disfano poi rapidamente della bici rivendendola per qualche decina di euro. I ladri più tecnologici offrono le biciclette di un certo valore su internet.
Quando alle autorità giungono segnalazioni di bici di provenienza illecita possono requisire il mezzo e consegnarlo al denunciante se questi è in grado di provarne la proprietà.
Perciò si consiglia di avere una foto o di fornire una descrizione molto dettagliata nella denuncia presentata.
Per chi lo detiene, in genere scatta l’incriminazione per ricettazione e non per furto, perché occorrerebbe al momento del reato un testimone oculare o la ripresa da una telecamera.
La pratica viene inviata alla Procura di Reggio e qui farà il suo corso coi tempi che sappiamo.
Così la pena non è poi un gran deterrente, anche se la ricettazione viene sanzionata più di un furto (minimo di 2 anni contro un minimo di 6 mesi).
Il furto organizzato, che sembra aver preso di mira Le Corti e l’Espansione Sud, è tutta un’altra storia.
Si tratterebbe di bande che studiano attentamente i paesi e il quartiere da colpire e lo fanno metodicamente col taglio dei portoni dei garage dove sanno di trovare biciclette da corsa o comunque di particolare valore.
Questo tipo di furto pare stia soppiantando quello nei negozi specializzati, dove i sistemi di sicurezza sono diventati sempre più efficaci.
Da un magazzino, posto probabilmente fuori della nostra provincia, partono camion e furgoni verso i paesi dell’est Europa, dove i controlli sono molto blandi e dove un’organizzazione locale s’incarica di immettere la refurtiva sul mercato.
Pare che i raid si intensifichino nei mesi prima delle feste natalizie, quando in quei paesi le nostre biciclette diventeranno un regalo ambito.
La cosiddetta microcriminalità, di cui il ladro di biciclette è un esponente minore, a sentire le statistiche ufficiali, da dieci anni a Correggio non è in significativo aumento.
Ma vallo a spiegare a chi ha subito un furto in un negozio o addirittura l’effrazione in casa sua!
È sicuramente un problema difficile da risolvere, perché difficile da prevedere e a volte casuale. Tuttavia, senza nessuna isteria, cresce tra i cittadini la convinzione che è ora di passare delle parole ai fatti.
Ad esempio, si dice, un fatto sarebbe quello di assicurare una maggiore visibilità dello Stato sul territorio, che è questione di risorse ma anche di scelte prioritarie.
E poi dotare Correggio di una rete integrata di telecamere pubbliche e private che disincentivino e controllino.
Su questo l’amministrazione dal 2015 si sta muovendo con la riattivazione delle 52 telecamere esistenti, collegate con l’anello dei cavi in fibra ottica in via di completamento.
Ha realizzato l’investimento in 10 nuovi impianti alle Corti e a Mandrio, e ora arriva il varco elettronico di via dei Mille in grado di leggere le targhe dei mezzi in transito e trasmetterle alla Questura per eventuali interventi in tempo reale, che è un progetto pilota in Emilia Romagna.
Ma probabilmente l’allentamento della legge di stabilità consentirà al Comune di fare di più e più in fretta.
In fondo anche la sicurezza percepita dal cittadino è un diritto da tutelare, non meno del lavoro e dell’integrazione sociale, perché ha a che fare con la libertà individuale.