La trincea di noi medici di base

Il rapporto con i pazienti ai tempi del Covid

In anticamera pochissime persone, telefono che squilla continuamente. Ogni giorno è così per il medico di base, da quando è scattata l’emergenza. Le visite in ambulatorio sono calate notevolmente e gli unici pazienti che si presentano lo fanno su appuntamento. Noi medici di medicina generale siamo la prima trincea di questa battaglia contro il Coronavirus, il rischio di contrarre l’infezione è alto e le precauzioni non sono mai troppe.

La risposta dei pazienti, almeno secondo la mia esperienza in queste drammatiche settimane, è stata di grande responsabilità. Chi si presenta in ambulatorio, nella maggior parte dei casi si è accordato con me e ha necessità di essere visitato per altre patologie.

Può accedere all’ambulatorio soltanto se non ha avuto contatti con persone risultate positive al tampone. La parte più consistente del nostro lavoro, dunque, si svolge al telefono. C’è chi dichiara di avere sintomi sospetti e chi chiede consigli, rassicurazioni.

Ovviamente c’è tanto bisogno di contatto umano e una telefonata al proprio medico può rappresentare un momento di sfogo della grande ansia che ognuno di noi accumula in questa fase di isolamento sociale. Insomma in questo periodo noi medici di base dobbiamo essere più che mai “psicologi” ed “empatici” verso i nostri pazienti.

A chi ci comunica sintomi che possono fare sospettare un’infezione da COVID-19 si effettua una indagine/anamnesi telefonica molto accurata per capire la serietà del caso. Se i sintomi sono lievi ci si dà un appuntamento telefonico successivo per verificare l’evoluzione clinica.

 

Le visite domiciliari sono state ridotte all’indispensabile, particolarmente a quei malati cronici e anziani che hanno bisogno di controlli periodici, che non possono arrivare in ambulatorio e per cui non c’è il sospetto di una possibile infezione. In questi casi dobbiamo dotarci comunque di tutti i dispositivi di protezione necessari. In questo periodo è anche cambiata la modalità di distribuzione delle ricette per i farmaci.

Per evitare che i pazienti si accalchino per ritirarle in ambulatorio, le recapitiamo online o brevi manu alle farmacie. Inutile sottolineare che per un medico di medicina generale, come per ogni operatore e professionista della sanità, non è affatto facile lavorare in un periodo di pandemia conclamata e ripresa continuamente da TV e informazione in rete.

In particolare al medico di base capita spesso di sentirsi solo, a combattere una guerra durissima, nonostante il grande lavoro di appoggio da parte dell’AUSL. Anche noi medici siamo persone fatte della stessa stoffa delle altre e ovviamente siamo preda della paura e dell’angoscia.
Come tutti. Oltre al timore di essere contagiati e di contagiare i nostri familiari, c’è anche quello di non aver fatto abbastanza come professionisti, nonostante l’impegno.

Ma devo dire che a farci resistere, a darci coraggio c’è la fiducia e la gratitudine di chi ogni giorno si affida a noi per consigli e cure. Di certo c’è che questi giorni lasceranno un segno profondo in tutti noi che lavoriamo nella sanità. 

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