La prevenzione, obiettivo primario, sempre

Matteo Riccò: una realtà reggiana più confortante

Il tema della sicurezza sul lavoro è stato al centro di numerosi dibattiti negli ultimi mesi. Ciclicamente, a causa di alcuni casi di cronaca di maggior risonanza, questo riemerge e torna all’attenzione di tutti, anche di chi non è abituato a ragionare ai rischi del proprio ambiente di lavoro. Tuttavia, «non esistono posti di lavoro sicuria prescindere”, come non ne esistono di sicuramente a rischio».

È quello che ci ha spiegato il dottor Matteo Riccò, dirigente medico presso l’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia nell’ambito del Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro. La sicurezza sul lavoro passa attraverso tutti i settori, anche quelli dove è meno evidente a un occhio esterno. Spesso infatti, il compito degli addetti dell’AUSL emerge solo in seguito a incidenti e malattie professionali. Tuttavia, ci spiega il dottor Riccò, «la nostra attività viene svolta quotidianamente, anche in modo molto meno evidente: il nostro obiettivo primario è la prevenzione.

Quest’anno ci sono stati alcuni casi di incidenti che hanno avuto grande risonanza mediatica in Italia, ma non possiamo dire con certezza a cosa questo sia dovuto. Da un lato, sono circostanze casuali che portano eventi singoli e separati tra loro ad accumularsi nel tempo; dall’altro, forse il carico emotivo dell’ultimo anno e mezzo di pandemia fa sentire il suo peso. Potrebbe essere che quello abbia aumentato la propensione all’errore in certi contesti».

E per quanto riguarda il nostro territorio? Sappiamo che l’Emilia-Romagna, e in particolare il territorio reggiano, hanno una grande concentrazione di attività appartenenti a settori anche molto diversi tra loro. «È importante sottolineare che da noi non c’è una situazione di illegalità diffusa», spiega Riccò. «Un problema che abbiamo nel reggiano è la generica piccola dimensione delle imprese.
Da un lato, questo ha permesso loro una notevole resilienza nei momenti di crisi economica, ma dall’altro un’azienda di piccole dimensioni ha difficoltà a dotarsi di quella struttura interna che permette di affrontare le sfide che comprendono salute e sicurezza. Per quanto riguarda i diversi settori, dobbiamo tenere a mente che non ci sono posti di lavoro sicuramente sicuri. Settori come agricoltura, edilizia e metalmeccanica sono spesso più a rischio perché lì si mescolano competenze anche molto diverse, ma negli ultimi anni abbiamo visto che ambiti come la logistica, il comparto sanitario e la lavorazione della carne siano stati colpiti da problematiche di stress da lavoro e di tipo psicosociale. Penso che dovremmo uscire dall’ottica in cui il rischio sul lavoro è solo l’infortunio nudo e crudo».

Un aspetto che di recente ha incrociato il tema della sicurezza sul lavoro è stato quello della pandemia. Nell’ambito dei controlli operati dall’AUSL sulle normative Covid, le aziende reggiane si sono mostrate virtuose: di 709 imprese verificate nella nostra provincia, solo una di queste è risultata irregolare. «Penso che questa particolare attenzione sia qualcosa che possiamo portarci avanti per diverso tempo», sottolinea Riccò. «Bisogna stare pronti e avere sempre la mente aperta, per mettere in atto misure di riadattamento alla realtà.

Nessuno si sarebbe aspettato la pandemia da Covid-19, eppure le nostre imprese hanno dato prova di grande elasticità».

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