La memoria aiuta a scegliere

Anna Steiner e Benedetta Tobagi ospiti di Primo Piano per la Giornata della Memoria

Quasi parassita del seme umano, accanto al bisogno d’amore si annida il germe dell’intolleranza, e può crescere e ingigantire se le circostanze lo consentono.
Queste parole, scritte da Primo Levi per l’inaugurazione del Museo Monumento al Deportato di Carpi, campeggiavano alle spalle delle due protagoniste dell’incontro che il Circolo culturale Primo Piano ha organizzato, in collaborazione con il Comune di Correggio, in occasione della Giornata della Memoria. L’incontro, dal titolo La memoria è vita. Per difendere il nostro futuro, si è tenuto domenica 28 gennaio a Palazzo Principi ed è stato moderato dal nostro redattore Guido Pelliciardi e aperto dal saluto del Ilenia Malavasi.

Abbiamo invitato due donne di generazioni diverse: Anna Steiner, che è nata poco dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e della Shoah, e Benedetta Tobagi che aveva tre anni quando suo padre, il giornalista Walter Tobagi, fu ucciso dalle brigate rosse, nel 1980. Tutte e due, in momenti storici diversi, hanno avuto famiglie colpite dalla violenza della persecuzione e dell’intolleranza. Il nonno materno di Anna Steiner, imprenditore ebreo, fu ucciso all’indomani dell’8 settembre 1943; il padre di Anna, il designer Albe Steiner, nipote di Giacomo Matteotti, fu perseguitato dal regime fascista per ragioni politiche.
Per Benedetta Tobagi aver perso il padre in quel modo, assassinato all’età di 33 anni, ha significato doversi confrontare sin da giovanissima con la questione della violenza e del terrorismo, interrogarsi costantemente sulle loro radici. Scrittrice ed editorialista di Repubblica, nei suoi percorsi culturali ha individuato forti collegamenti tra terrorismo politico degli anni ‘70 in Italia e problemi non risolti alla fine della seconda guerra mondiale: «Dovremmo sforzarci tutti quanti di capire quanto sia stata problematica l’uscita dal fascismo e dalla guerra di liberazione: il nostro Paese passò in quegli anni attraverso una vera e propria guerra civile, una guerra di classe. E quando parliamo di memoria dobbiamo anche essere coscienti che si tratta di “memorie”, al plurale». Così, secondo la Tobagi, di fronte a fenomeni neofascisti e neonazisti dobbiamo chiederci in che modo oggi riemergano quei fili, quei collegamenti con le nostre profonde fratture sociali.
Dunque celebrare il Giorno della Memoria significa non smettere di analizzare la nostra storia e di confrontarla con l’attualità. Alla stessa conclusione arriva anche lo straziante racconto di Anna Steiner che ha profondamente emozionato la platea della Sala Convegni di Palazzo dei Principi: «La memoria – ha detto – serve per aiutare a scegliere oggi». E per la Steiner, architetto, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Fossoli, è importante saperla tramandare la memoria, con una buona ed efficace comunicazione, con immagini e messaggi giusti.

 

Visita al Museo del Deportato e al campo di Fossoli con Primo Piano

Il Circolo culturale Primo Piano organizza per domenica 11 marzo una visita guidata al Museo del Deportato di Carpi e al Campo di Fossoli. Il programma è il seguente: ritrovo alle ore 15.00 in Piazza Conciapelli n. 9/G (sede del Circolo Primo Piano), trasferimento in pullman a Carpi, visita al Museo del deportato – Castello dei Pio, visita al Campo di Fossoli. Rientro a Correggio per le 18,30. Saremo accompagnati da due guide della Fondazione Fossoli. L’iniziativa è riservata ai soci del Circolo e agli abbonati al nostro mensile (nonché a loro familiari e/o amici). La partecipazione è gratuita (eventuale offerta libera).

Per prenotazioni (fino a esaurimento costi): 0522-692340 (al mattino) – info@primo.piano.info

La Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla legge di Bilancio 2018 che stanzia un milione di euro nel 2018 e due milioni e mezzo a partire dal 2019 per cinque importanti luoghi della memoria del nostro Paese, con l’intento di tutelare e promuovere il patrimonio della lotta al nazifascismo, della Resistenza e della Liberazione. Tra questi luoghi figura l’ex Campo di Fossoli. Marzia Luppi, direttore della Fondazione Campo Fossoli, spiega qui le sue aspettative e i progetto futuri per l’area:

La notizia del finanziamento destinato dal 2018 alla Fondazione e agli altri quattro luoghi di memoria del nostro Paese è giunta gradita, anche perché inaspettata. Vale la pena di sottolineare la motivazione a sostegno del finanziamento a favore del Civico museo della Risiera di San Sabba – monumento nazionale, della Fondazione ex Campo Fossoli, dell’Istituto e museo Alcide Cervi, del Comitato regionale per le onoranze ai caduti di Marzabotto, del Parco nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema. È detto infatti che il finanziamento è stanziato «al fine di tutelare e promuovere il patrimonio morale, culturale e storico dei luoghi di memoria della lotta al nazifascismo, della Resistenza e della Liberazione». Dunque lo Stato con questo atto si impegna a dare sostegno e forza all’azione di questi istituti, riconoscendo sia il loro specifico ruolo nel progetto dell’Italia repubblicana che l’efficacia del lavoro che essi costantemente fanno a tutela di una memoria storica che da quei luoghi ancora può giungere oggi nel nelle nostre comunità.  Un segno importante che arriva in un momento difficile per il nostro Paese, dove sembra si sia smarrito il senso, oltre che il sacrificio, delle conquiste che hanno aperto alla costruzione di un’Europa democratica, solidale, garante delle libertà civili.
La memoria rischia oggi di diventare un termine vuoto se  confinato negli spazi della commemorazione o della ritualità. Credo che il rischio maggiore di un parlare della memoria – dell’eccesso di memoria come si è detto da più parti – sia di banalizzare la sua importanza. Memoria comporta soprattutto un agire, la memoria non è ma fa. Per questo fondamentale è recuperare l’importanza del conoscere: per fare memoria in modo consapevole e non per “legge” bisogna sapere e comprendere quello che è stato e riportarlo in modo fruttuoso nella dimensione presente. Difficile misurare l’efficacia di quello che la Fondazione, come altri soggetti, fa sul versante della memoria, verificarne la ricaduta. Nelle iniziative legate al “calendario civile” l’obiettivo per noi è creare riflessione, agitare le acque, portare in luce temi accantonati o lasciati sottotraccia, utilizzando come cunei linguaggi artistici – come il teatro, la pittura, la letteratura – per aprire un varco. Ma per fare propria una memoria bisogna partire dal conoscere la storia, non si deve mai rinunciare a questa dimensione perché è quella che può garantire un esito positivo duraturo.

 

Progetti futuri: educazione permanente di cittadinanza

La preoccupazione prioritaria della Fondazione è la cura e la tutela del suo patrimonio, materiale e immateriale, da cui discendono tutte le sue azione: di ricerca e documentazione, di formazione sia per la scuola che per i cittadini nell’ottica di una educazione permanete di cittadinanza, di cui oggi, mi sembra, si senta grande necessità anche per i mutamenti rapidi che interessano la società italiana. Le risorse in arrivo si inseriranno quindi in un quadro programmatico che ha fermi alcuni importanti obiettivi. Essi ci aiuteranno a migliorare i percorsi di visita del Campo di Fossoli e al Museo Monumento, a rendere la loro fruizione un percorso esperienziale e formativo che si rinnova; a dare continuità ai progetti di ricerca allargando al contempo l’orizzonte sia in senso geografico che temporale; a coniugare la formazione con le nuove tecnologie per raggiungere con efficacia pubblici diversi e distanti; a coltivare positivamente rapporti e scambi internazionali anche come barriera contro pericolose spinte centrifughe che sembrano dilagare oggi in Europa.


La partecipazione dei giovani

In questi anni la Fondazione ha coinvolto nei suoi diversi percorsi formativi moltissimi studenti e docenti: solo nel progetto del Treno per Auschwitz prima (dal 2005 al 2016) e di Storia in viaggio poi (2017-2018) contiamo 10.000 studenti che possiamo dire appartengono a diverse generazioni. Studiare quanto i ragazzi hanno scritto, filmato e detto nel corso di questa esperienza più che decennale sarebbe fare veramente la storia del rapporto tra i giovani e la memoria e del suo mutamento nel tempo. Una ricerca che la Fondazione ha nel cassetto. In generale posso dire che quando motivati e coinvolti, i ragazzi rispondono e più si chiede loro e più le loro risposte sono profonde e ci stupiscono. In questi anni poi molti degli studenti che hanno fatto progetti con noi sono tornati: per fare la tesi sui nostri luoghi, per fare stage, per seguire qualche nostra iniziativa. E sicuramente è un passaparola tra gli studenti che determina buona parte delle adesioni al progetto del viaggio della memoria.

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