Grazie al protocollo d’intesa sottoscritto dalla Fondazione Palazzo Magnani e il Comune di Reggio Emilia col museo Ermitage di San Pietroburgo, è esposta dal 24 Ottobre, nella splendida sede dei Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia, il Ritratto di giovane donna di Antonio Allegri detto il Correggio (c. 1489-1534). Si tratta indubbiamente di un capolavoro del nostro genio rinascimentale, equiparabile ai grandi ritratti di Leonardo e Raffaello, per la composta eleganza degli abiti, l’elaborata acconciatura, i semplici gioielli e tutti i particolari chiaramente simbolici. La consapevolezza poi della presenza nella provincia e nella diocesi di preziosi tesori, a partire da quel Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore (1130-1202), la più bella ed importante raccolta di teologia figurale e simbolica del Medio Evo, hanno suggerito ai due professori curatori delle mostre, Pierluca Nardoni e Claudio Franzoni, di avvicinare alla Dama una mostra avvincente ed originale dal titolo “What a wonderful world”. Sono circa duecento opere sulla lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura, che si articola tra Palazzo Magnani e i Chiostri, aperta sino all’ 8 marzo 2020.
Il professor Franzoni è un correggese di adozione, avendo insegnato Storia dell’Arte a Correggio presso il Liceo Classico per tanti anni. Lo abbiamo incontrato davanti al Ritratto di giovane donna per una piacevole chiacchierata.
«Sono nato a Reggio Emilia nel 1954 e ho frequentato le scuole medie e il liceo classico; poi mi sono laureato a Bologna in Lettere Classiche. Dopo alcune supplenze in materie umanistiche presso alcuni licei e dopo aver sostenuto diversi esami, ho potuto, tramite concorso, insegnare Storia dell’Arte a Correggio presso il Liceo Corso per alcuni decenni, fino alla pensione».
Quali ricordi ha di Correggio?
«Ho ottimi ricordi coi ragazzi, le famiglie e il paese; ho avuto altre popportunità lavorative, ma sono rimasto a Correggio proprio perché mi trovavo bene. I ragazzi dimostravano un buon interesse e non ho mai avuto problemi particolari, anche per il contesto generale. Potevo usufruire di strumenti diversi: audiovisivi, foto, diapositive, e, soprattutto negli ultimi anni col digitale e il computer, ho fatto spesso uso dei media; per la mia materia la forza delle immagini è di primaria importanza».
Poiché il prof. Franzoni, per modestia, non fa cenno all’esperienza con il SSIS di Bologna (Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, dove ha svolto per tre anni la funzione di supervisore di tirocinio) né alle sue diverse pubblicazioni e ai suoi studi compiuti soprattutto nell’ambito della storia dell’arte classica, non staremo ad elencare titoli pubblicati, ma proseguiamo nella conversazione.
Come sono nate queste due mostre?
«Da diversi anni collaboravo nel contesto dei musei di Reggio Emilia e, quando mi è stato chiesto di fare un progetto insieme al professor Pierluca Nardoni, abbiamo accettato con entusiasmo; il progetto è stato presentato alla Fondazione e al presidente dott. Davide Zanichelli e, una volta approvato, ci si è messi al lavoro.
Il Ritratto di giovane donna ha trovato una splendida collocazione ai Chiostri di San Pietro e ha già richiamato tantissime persone, adulti, ragazzi, scolaresche».
Come mai non conosciamo la giovane donna effigiata?
«Questi capolavori ci giungono da secoli lontani, spesso senza documentazione. Nel nostro caso il primo documento risale alla metà dell’Ottocento e la pubblicazione addirittura al Novecento. É un ritratto di grandi dimensioni, tanti studiosi sono intervenuti e ci sono diverse ipotesi. Si sono fatti alcuni nomi tra i quali compaiono due nobildonne di Correggio: Veronica Gambara e Ginevra Rangoni, cosa che noi tendiamo ad escludere, ma sarebbe troppo lungo parlarne qui. L’esposizione comunque consentirà di riprendere i molti aspetti ancora incerti, i segni, i simboli di questo capolavoro, firmato dal pittore e dove ogni particolare ha un preciso significato. La visione diretta del quadro è estremamente importante, testimonia l’alta qualità del ritratto, la cura e la cultura del nostro grande maestro.
Nella seconda mostra What A Wonderful World abbiamo affrontato un tema che è vicinissimo a noi, ma parte da molto lontano; con l’ornamento ci incontriamo quotidianamente, persino nelle nostre case e sulla nostra persona. É una pratica che ha attraversato tutta la storia e il costume dell’uomo; una sezione, tra le sette in cui è suddivisa la mostra, ad esempio, è dedicata all’ornamento del corpo: abiti, accessori, monili, tatuaggi.
Sono in mostra alcuni reperti della preistoria, poi si attraversano duemila anni, dall’età romana al Medioevo, fino ai giorni nostri».
Grazie professore, verremo con vivo interesse e vero piacere.
QUANDO ORNARE SIGNIFICAVA ONORARE
Il tema è stato esposto da angolazioni diverse, in un modo a Palazzo Magnani, dove gli oggetti rimandano ad una serie di concetti teologici ed ecclesiastici, come il pluteo del mille, lavorato con pampini e grappoli d’uva o i capitelli della pieve di Carpineti, o i diversi paramenti liturgici, quando ornare significava soprattutto onorare.
Una sezione è dedicata alla natura e alla vegetazione, un’altra alla scrittura. Sono temi vasti, sui quali i relatori voluto portare l’attenzione dei visitatori, senza la pretesa di essere esaustivi.
Ai Chiostri di San Pietro domina la contemporaneità, con opere di Escher, Picasso, Matisse, Warhol, Haring e tanti altri. Le opere sono giunte da diverse capitali straniere, ma, nel contempo, si è cercato di valorizzare la grande ricchezza del nostro territorio.
A lungo potremmo parlare di queste duecento opere, ma l’invito è di venirle ad ammirare dal vero ai Chiostri e a Palazzo Magnani. Entrambe le mostre sono aperte al pubblico fino all’8 marzo 2020.