La giovane correggese che stupì firenze

le sculture di CARMELA ADANI

La scultura è l’arte di far palpitare la vita, per opera di ingegno e di mano, là dove essa sembra essere più distante: nel sasso, nel marmo, nel bronzo e in qualsiasi altro materiale da plasmare (creta, gesso ecc.) Il concetto michelangiolesco di ricavare dal marmo quella forma, che già in esso è presente, è espressione di derivazione platonica. In realtà la forma va cercata, studiata, disegnata, sbozzata, definita, levigata.  Occorre forza, sensibilità, studio, attinenza con la funzione dell’opera. La sensibilità femminile aggiunge qualcosa in più, come affermava l’Adani stessa.

Carmela Adani nacque a Modena da Primo e Santa Manzini il 7 Novembre 1899. Il padre fece parte di un gruppo di scalpellini e muratori, che godette di notevole prestigio, eseguendo, tra i tanti lavori, il restauro della torre della Ghirlandina nello stile dei maestri campionesi. In questo ambiente, tra materiali diversi, scalpelli, raspe e trapani, nel laboratorio di Via San Carlo V crebbe Carmela, dimostrando fin dalla giovinezza una spiccata propensione, quasi una vocazione, per la scultura e l’architettura. Trasferitasi a tre anni assieme alla famiglia a Correggio, già nel 1919 scolpì tra le sue prime opere, la Natività di Gesù nella Cappella Zuccardi-Merli in San Quirino. Il continuo studio delle opere classiche, gli innumerevoli disegni e la precoce attività dimostravano il proposito di Carmela di dedicarsi interamente all’arte.

Cento anni fa, nel 1921, venne da Firenze un predicatore domenicano, che rimase a Correggio alcune settimane. Ebbe modo di conoscere la giovane scultrice e volle in tutti i modi che ella raggiungesse Firenze, per studiare le arti ed aprirsi al mondo classico, verso il quale mostrava doti eccezionali.

Accompagnata dal papà, compì un primo viaggio di orientamento nella capitale toscana, anche con l’interessamento del prof. Francesco Sologni, che li presentò alla scultrice Amalia Duprè, figlia del celebre Giovanni. Fu individuato uno studentato femminile tenuto dalla signora Giubbi, presidente delle Donne Cattoliche e dal 1922 Carmela, potremmo dire, divenne fiorentina. Infatti sino al 1948 Carmela dividerà il suo tempo tra Firenze e Correggio.

Amalia fu colpita immediatamente dalle doti e dal carattere dell’Adani e la prese a lavorare nello studio paterno, in Via degli Artisti, dove l’aiutava nel modellare le grandi statue che venivano richieste.  Carmela lavorava, studiava, disegnava architetture e sculture in modo mirabile. Certamente guardò alla scultura di Donatello e del Verrocchio; alle Maternità dei Della Robbia e alla dolcezza della pittura di Filippo Lippi come ai panneggi del Botticelli.

In questi anni coltivò anche amicizie importanti, come quella con le sorelle del Vescovo Mons. Brettoni, che a Firenze era stato Vicario Generale e con Padre Giulio Casolari, già Prevosto di Correggio, divenuto Superiore della comunità monastica della Certosa del Galluzzo; nella Certosa tra il 1930 e il 1931 Carmela realizzerà una grande pala marmorea, che meravigliò Firenze. Preziosa fu la frequentazione con il francescano Padre Raffaello Franci, architetto e costruttore di chiese, che aveva il suo studio sul Monte alle Croci e accolse Carmela con entusiasmo.

Nel 1926 giunse a Firenze una conoscenza degli Adani, come titolare della Cattedra di Scultura dell’Accademia, il modenese Giuseppe Graziosi, che insistette affinché Carmela frequentasse l’Accademia. La cosa si avverò più tardi, nel 1935; nel contempo Carmela si diplomò anche al Liceo Artistico fiorentino. Appartengono a questi anni le amicizie con Annigoni, Ajolfi, Sebastiao ed altri, che diverranno famosi ed è nell’atmosfera dell’Accademia, baluardo della classicità italiana, che Carmela definì il suo linguaggio scultoreo ed acquisì una perfezione plastica, come percorsa da linfa umana, che sembra restituire vita alle sue opere. Disse Pio XII ai correggesi recatisi in pellegrinaggio a Roma portando in dono una Madonna della nostra scultrice: “Davanti alle Madonne dell’Adani è impossibile non pregare”. E Annigoni, che molto la stimava, diceva di lei: «Viveva col fuoco del suo entusiasmo, che ardeva dentro un involucro di grande modestia».

Certo si tenne quasi sempre lontana dagli sperimentalismi delle correnti novecentiste, ma fu capace di grande espressività quando si volse a rappresentare il dramma sociale dell’epoca, come nel  progetto a tuttotondo del Monumento al Deportato, o per la tragica morte dell’aviatore Giovanni Cantarelli nel bronzo alto due metri posto nel cimitero monumentale di Reggio Emilia. Un grande dolore colpì la scultrice nel ‘32: la morte della sorella Gilda di appena vent’anni. L’anno successivo Carmela terminò uno dei suoi capolavori: l’altare del Santissimo a sinistra, in San Quirino, ricco di marmi policromi, sormontato da un tempietto con figure scolpite e sotto l’altare uno stupendo altorilievo raffigurante l’episodio della lavanda dei piedi. Poiché siamo entrati nella nostra Basilica ricordiamo anche l’altare di destra, dedicato al Sacro Cuore, con la grande statua marmorea collocata nella nicchia  sopra il bellissimo tabernacolo. É del 1934 il bassorilievo, molto espressivo, col ritratto di Erminia Valli.

Nel 1939 Carmela affitta uno studio a Firenze in Via Della Robbia, che terrà per molti anni, ma nel ‘40 torna a Correggio a causa degli eventi bellici. In questo periodo realizza a Correggio l’altare della cripta di San Quirino, col trittico dei santi protettori della città: San Quirino, san Michele e san Raffaele con Tobiolo. Innumerevoli sono le commissioni, che onora sempre, aiutata dal fedele Albino Fiaccadori: si può affermare che non vi sia chiesa o cimitero delle nostre ville che non possegga un’opera dell’Adani. Nel 1945 Carmela fa parte del Comitato di Liberazione Nazionale di Correggio. Alla morte del vescovo Mons. Brettoni l’artista ne esegue il ritratto marmoreo e il monumento funebre.

Nel 1948 progetta le porte in bronzo di San Pietro, ottenendo la medaglia d’argento. Realizza l’anno successivo a Fiesole le quattro grandi figure per il monumento a San Giuseppe e, poco dopo, il gigantesco monumento a Mons. Camboni in piazza S. Isolo a Verona. Nel ‘50 esegue la marmorea Crocefissione per la cappella Azzali, nel cimitero di Correggio e in questi anni collabora con la dott. Bertolani Del Rio alla rinascita dell’ars  canusina, disegnando pregevoli arredi e costumi.

Nel 1956 realizza la gigantesca fusione del “Sacro Cuore” di Baragalla. La statua viene esposta in piazza S. Fedele a Milano e successivamente in numerose Diocesi dell’Emilia; infine è stata collocata su un alto traliccio alla periferia di Reggio Emilia.  Nel ‘58 Carmela partecipa ad una mostra nazionale del sindacato di arte pura in Roma guadagnandosi la medaglia d’oro.

Nel 1960 realizza in marmo il San Giuseppe per Mirfield (Inghilterra) e nello stesso anno viene insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Dopo una penosa malattia la scultrice si spegne il 19 novembre 1965. Donna forte e modesta, artista sublime, convinta cristiana, che piacque a Dio e agli uomini.

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