La gente comune, la mia poetica

Il cantautore Andrea Mingardi sarà con Primo Piano a Festa Correggio

Andrea Mingardi è una di quelle persone a cui non si riesce a dare un’età, non avendo mai perso quell’aria da eterno ragazzo, anche se l’anagrafe parla chiaro: classe 1940. Nel mese di marzo siamo andati a trovarlo nella sua bella casa immersa nel verde delle colline bolognesi, che funge anche da studio di registrazione e buen retiro. Ad accoglierci c’erano la moglie, perfetta padrona di casa, e Umberto Tirelli, il musicista sammartinese che da diversi anni collabora con lui.

Mingardi appartiene a quella fantastica generazione di artisti che questa nostra terra d’Emilia ha generosamente prodotto dagli anni del boom economico a oggi. E della nostra regione incarna perfettamente i valori e il “mito”, affondando le proprie radici soprattutto nella musica degli USA: jazz, blues, funky, soul e, naturalmente, tanto rock’n’roll.
Inizia la sua carriera alla fine degli anni Cinquanta, in una band di Modena chiamata Golden Rock Boys. Era l’epoca delle balere e delle prime discoteche, in cui era solito esibirsi, fra gli altri, anche il suo amico Francesco Guccini. Il debutto nel mondo discografico avviene nel 1962, con la pubblicazione del primo 45 giri.
«Sono arrabbiato con Guccini -ci dice scherzando- poco tempo fa l’ho sentito per telefono e gli ho detto: “Francesco, se andiamo a teatro e ci mettiamo a raccontare la nostra storia, da quando suonavamo il rock’n’roll ai giorni nostri, diventa meglio di un film!” Lui, bofonchiando, si ritraeva, ma poi ho scoperto che ultimamente si è messo a fare proprio questo…». “Come a Correggio”, osserviamo noi, ricordando il successo della serata con Guccini all’Asioli nel 2016. «Infatti -continua Mingardi- attraverso le “canzoncine” puoi ricostruire la storia politica, sociale e culturale del nostro paese. Non deve diventare un discorso nostalgico, però il passato non va nemmeno rottamato, perché senza le basi non puoi capire il presente e neanche proiettarti nel futuro. Perché siamo diventati così? Perché la nostra terra è stata benedetta da questa fioritura di cantanti, musicisti, locali da ballo? Da dove nasce questo humus, in cui siamo immersi?».

Negli anni Settanta Mingardi sceglie il dialetto bolognese per inventarsi una personale rivisitazione, in chiave ironica, della musica nera americana. La passione per il dialetto la ritroviamo anche in “Ciao ràgaz”, l’album che, a nostro parere, resta una delle pietre miliari della sua produzione. Pubblicato nel 2000, vi si trovano diversi brani storici più alcuni inediti, eseguiti insieme a Dalla, Morandi, Guccini (imperdibile il duetto in “La fìra ed San Làzer”), Carboni, Curreri degli Stadio, Cesare Cremonini e l’attore Marescotti. “Mi interessa raccontare la gente comune, gli angoli della mia città, la vitalità della nostra parlata e del nostro carattere”, si legge in una sua intervista al Carlino.
Il grande pubblico lo ricorda soprattutto per il brano “Con un amico vicino”, presentato a festival di Sanremo nel 1992, in coppia con il precocemente scomparso Alessandro Bono. Ma Mingardi è stato autore anche per altri artisti, fra cui Mina, alla quale lo lega una lunga e affettuosa amicizia. «Per lei abbiamo scritto circa una ventina di canzoni. Alcune sono state dei veri successi, come “Mogol Battisti”, che ho composto insieme a Tirelli. Ogni tanto io e lei ci sentiamo per telefono. Le abbiamo mandato i pezzi del disco a cui stiamo lavorando. Chissà che non ne nasca una collaborazione…».

Negli ultimi anni Mingardi si è fatto apprezzare anche come scrittore, dando alle stampe diversi libri, fra cui “Vendetta di sangue”, un thriller di ambientazione bolognese, scritto con stile sicuro e trama avvincente. Un altro titolo, “Permette un ballo, signorina?”, dedicato alle orchestre e ai locali da ballo della Bologna degli anni Sessanta, ha avuto sei ristampe e ora fa parte degli Oscar Mondadori.
Le sue grandi passioni, oltre alla musica e alla letteratura, sono il calcio (è da sempre tifoso del Bologna, per il quale militò come portiere nelle squadre giovanili ed è fra i fondatori della Nazionale Cantanti), la pittura (si veda il sito internet per avere un’idea delle sue opere, ispirate agli object trouvé), il cinema e la politica, essendo stato eletto nel 2009 come consigliere comunale tra le fila del Partito democratico.Ma è dell’ultimo album, di prossima uscita, che vogliamo parlare. «Fare un disco oggi è un conato di speranza», ci dice. «Per i musicisti che cercano di dare sostanza al loro lavoro, tentando strade nuove e coltivando la qualità a tutti i costi, è sempre più dura. Oggi il mercato chiede altro: volti giovani, videoclip accattivanti, capacità nell’uso dei social, ed è sempre più difficile forare il muro di indifferenza dei grandi network. Se Bennato o Renato Zero pubblicano un album, l’ascoltatore distratto non lo sa, perché i media decidono di non passare i loro pezzi.” Quindi gli chiediamo come saranno le nuove canzoni. “Saranno impregnate di funky, blues, jazz e soul, eseguite da una grande orchestra di validi professionisti, con tanto sangue: commozione, poesia e sangue… Usciremo senza produttori e senza case discografiche, perché ci crediamo! Non è escluso che la prima esecuzione si faccia proprio a Correggio.»

E a Correggio, alla festa del PD, Mingardi avrà modo di esprimere anche tutta la sua vena istrionica e cabarettistica, alternando cover e brani propri, in italiano, inglese e dialetto, ai racconti di una vita spesa fra orchestre, balere e, perché no?, impegno e fiducia in un mondo migliore. Un’ultima parola gliela chiediamo, infatti, sulla politica. «Caduto il muro di Berlino, tutti hanno festeggiato la fine delle grandi contrapposizioni ideologiche. Il problema è che, venute meno le ideologie, abbiamo perso anche la spinta a impegnarci per costruire un domani migliore, si è smarrita la fede in un’utopia che muovesse le nostre azioni. Oggi, basta che uno decida di fondare il partito del “No, no, no! Sono tutti ladri!”, per vincere le elezioni.» Ma nel panorama politico attuale qualche motivo di speranza dovrà pur esserci… «Vedete, di politici che iniziano per “Ber”- ce ne sono molti: Bersani, Bertinotti, Berlusconi… Tutti partono con la stessa “radice”, ma uno solo diventa Berlinguer.»
È proprio vero, come dice Mingardi: «Nessuno siam perfetti, ciascuno abbiamo i suoi difetti.»

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