Il confronto aperto alcuni mesi fa da Primo Piano sul futuro di Correggio prosegue con questo intervento di Guido Pelliciardi, membro della nostra redazione e da anni operatore culturale in città.
A Correggio si vive piuttosto bene, va detto. Non solo per il buon andamento dell’economia, ma per la cultura diffusa, ben presente e viva. Scuole, pubbliche istituzioni, associazioni si affiancano e contribuiscono ad eccellenze che suscitano interesse e partecipazione. Anche Primo Piano, nel suo piccolo, fa la propria parte. L’eredità di una storia illustre, una buona politica e una diffusa curiosità di comunità fanno il resto. Partiamo dunque da un contesto buono, pur consapevoli che il declino è sempre dietro l’angolo. Segnali di decadimento peraltro già si colgono: analfabetismo di ritorno, impoverimento relazionale da social, paura e ostilità per il nuovo, disinformazione manipolata.
Se è vero che la cultura dà la sveglia alle coscienze (Luigi Ciotti), allora non dormiamo sugli allori e diamole nuovo slancio, ma in orizzontale, coinvolgendo sempre più cittadini. La cultura non è uno sfizio di pochi eletti, ma una risorsa preziosa per il benessere di tutti. I saperi umanistici, la riflessione su chi siamo, in quale mondo viviamo e su quale futuro ci attende: ecco la cura che ci attende. Che si può fare qui a Correggio?
Il Sistema bibliotecario comunale, a Palazzo Principi e nella Casa nel Parco, e il Teatro Asioli, con le loro attività ricorrenti che coinvolgono migliaia di bambini, giovani e adulti, diffondono un sapere culturale ampio. Partiamo da qui. Si può far meglio per avvicinare più utenti, a partire da quelli meno acculturati o più distratti? Penso di sì. Aumentando gli eventi di qualità e concependo le biblioteche come luoghi fisici dove trovarsi e confrontarsi, con incontri ricorrenti, spettacoli, feste dedicate al libro e alla lettura. Organizzando attività, che stimolano la curiosità e il piacere per la conoscenza, anche in luoghi di relazioni sociali più decentrati.
Dentro le mura di Palazzo Principi potrebbe consolidarsi la “Biblioteca di Storia e Storie”, valorizzando anche gli archivi storici e il centro di documentazione Pier Vittorio Tondelli. Battezzerei invece la nuova Casa della cultura, nell’ex caserma dei carabinieri, con il nome di “Biblioteca Futura”, con lo sguardo alle sfide della società planetaria, da quelle ambientali a quelle tecnologiche e digitali, dallo sviluppo delle relazioni globali alla scommessa della convivenza: il tutto con incontri, spettacoli, eventi multimediali.
Il Teatro può essere ancor più accessibile riducendo i costi dei biglietti, in particolare per giovani e studenti, allargando la platea dei frequentatori con la professionalità delle proposte e l’accessibilità dei contenuti, offerta musicale compresa. Il tutto senza rinunciare alla qualità, affinché il piacere di entrare in teatro sia pari a quello di uscirne con nuove riflessioni, curiosità, sorrisi ed interrogativi. Si può investire di più sulla conoscenza della storia e del linguaggio teatrale nelle scuole, nei centri sociali, in spazi decentrati, promuovendo anche laboratori teatrali popolari.
L’Asioli, il Palazzo Principi, la Casa nel Parco e la Casa del Correggio potrebbero estendere la propria attività intensificando iniziative soprattutto al sabato e alla domenica, quando la disponibilità di tempo delle persone è maggiore e dove invece, attualmente, specie nel centro storico cala un silenzio quasi tombale.
Il Museo potrebbe puntare ad un salto di qualità, con esposizioni d’arte di rilievo, in grado di richiamare un pubblico anche da fuori Comune, organizzate in collaborazione con altre istituzioni autorevoli, come Palazzo Magnani, e con visite guidate ricorrenti, animazioni e laboratori per i più piccoli. La ricerca locale e l’interesse per la storia, potrebbero essere meglio stimolate dalla conoscenza degli archivi comunali con la ricerca e la divulgazione della storia moderna e contemporanea, in collaborazione con l’Università reggiana.
E le risorse? Immagino l’obiezione. Potrebbero arrivare coinvolgendo il vivace mondo imprenditoriale locale, che a sua volta trae beneficio dalla crescita culturale dei cittadini. Poi, non si potrebbe rialzare qualche imposta locale come l’addizionale sull’IMU dovuta dai proprietari di immobili? Credo che nel nostro Comune sia tra le più basse della provincia. Talvolta mi prende la sensazione di vedere a Correggio un convento povero (il Comune) ma con tanti frati ricchi (un buon numero di imprese e di famiglie abbienti). Affrontiamo il tema?
Un po’ di risorse potrebbero andare anche a favore dell’attività cinematografica, che a Correggio presenta oggi uno stallo preoccupante. Occorre una concertazione rapida con la proprietà dei locali e con la società che gestisce Cine+ per la manutenzione delle tre sale, per l’ampliamento degli orari di apertura pomeridiani feriali, per la riduzione del prezzo dei biglietti, per un più frequente utilizzo delle scuole e dell’associazionismo a costi accessibili: tutti strumenti per rilanciarne il ruolo e la presenza.
Infine, per completare questo breve elenco di proposte, potremmo aprire le scuole alla comunità e rilanciare sul piano culturale la vita dei centri sociali nei quartieri e nelle frazioni.
Fare diventare le scuole centri di comunità anche per gli adulti, luoghi di confronto, conoscenza reciproca, crescita. A partire dai temi della cosiddetta educazione alla genitorialità, alla cittadinanza attiva e responsabile, alle conoscenze multiculturali di nuovi Paesi, di nuove famiglie immigrate a Correggio. I centri sociali, a loro volta, potrebbero diventare contenitori culturali popolari per imparare, conoscersi e divertirsi.
In sintesi e per finire, Correggio ha una dotazione di contenitori pubblici straordinaria, forse sovradimensionata rispetto alle possibilità attuali di produrre cultura. C’è un problema di risorse ma anche di progettualità, di consapevolezza civica, di stili di vita conformati ad una società che assorbe sempre più energie sul piano professionale lasciando pochissimo tempo per altri interessi. In gioco c’è la capacità delle persone di mettere al centro delle proprie scelte gli interessi e i beni comuni, impegnandosi per la crescita collettiva, in particolare per chi ha minori mezzi e stimoli culturali in famiglia e nella vita.
Serve, insomma, un impegno delle istituzioni, delle associazioni e dei singoli, per ridurre queste disuguaglianze e per fomentare in tutti passioni, conoscenze ed interessi culturali: penso sia questa la luce che può guidarci nel prossimo futuro, con la consapevolezza che, per vivere bene individualmente, è necessario vivere tutti bene insieme.