“Che vuole che mi costi l’onestà?” Con questa domanda si apre la serata dello scorso 5 novembre, voluta dal Circolo Culturale Primo Piano. Il gruppo Teatrale di Mandriolo, che sta per festeggiare i 50 anni di attività, ci regala un assaggio de “Il piacere dell’onestà” di Pirandello a introduzione di un incontro che ha avuto come fulcro proprio l’onestà. Un Teatro Asioli tutto esaurito ha accolto con entusiasmo il dialogo tra Raffaele Cantone, magistrato ed ex Presidente ANAC (Autorità Italiana Anticorruzione) e don Giordano Goccini, correggese parroco di Novellara, diretti da Mattia Mariani, giornalista e direttore di Telereggio.
Cantone affronta onestà e corruzione dal punto di vista dell’uomo di Stato: il problema in Italia è che i beni pubblici, anziché essere percepiti beni di tutti e da tutti difesi, sono considerati beni di nessuno e perciò non degni di protezione. Negli Anni Novanta, dopo che il pool Mani Pulite aveva portato a galla una corruzione che minava il cuore della democrazia, nell’aria aleggiava una grande passione per combattere la corruzione che col tempo è andata fisiologicamente perduta. È qui che la politica ha perso l’occasione per passare dall’indignazione alla riprovazione della corruzione e mettere in campo strumenti che fossero in grado di evitarla in futuro. Quello che colpisce di Cantone è la speranza riposta nel futuro del Paese: oggi la corruzione, che non è nemmeno lontanamente ai livelli di Tangentopoli, è un problema con una sua oggettiva gravità, ma il Paese può essere salvato. Queste parole fanno tirare un bel sospiro di sollievo.
Don Giordano guarda il problema da un livello familiare, arriva più vicino a noi e parla di giovani. Di quei giovani che conosce bene, che collaborano con lui alle attività della Parrocchia. E arriva dritto al punto: i ragazzi accettano con leggerezza la corruzione e la disonestà “di basso profilo”, probabilmente perché non hanno realmente la percezione dell’illegalità e della gravità di ciò che hanno davanti: lezioni in nero e mancati scontrini al bar, per citare due situazioni piuttosto comuni. A livello istituzionale, i giovani hanno la percezione che lo Stato non funzioni se non grazie ad amicizie e scorciatoie e questo è uno dei motivi che li spinge a emigrare. Don Giordano tocca un nervo scoperto di grande attualità, quella fuga di cervelli che oggi ha l’aria dell’onta per chi parte. I giovani vanno via perché in altri Paesi c’è la sicurezza di potersi orientare, di sapere cosa può essere ottenuto con le proprie capacità: in Italia ci sarà sempre il sospetto che i posti disponibili a un concorso siano già stati assegnati in nome in qualche amicizia al posto giusto. E la cosa drammatica è che si spera di rientrare in quel gruppo di favoriti, pur di avere il posto.
Quindi come educhiamo all’onestà i cittadini di domani? Cantone rassicura: con la sicurezza che essere onesti convenga. Se tutti rispettiamo le regole, avremo tutti qualcosa in più che altrimenti non potremmo avere: c’è bisogno di democrazia attiva perché la corruzione crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera il principio di equità, penalizza il sistema economico e impedisce la valorizzazione dei talenti. E cita, per concludere il suo appello, le parole del Presidente Sergio Mattarella: “la corruzione è un furto di democrazia”.
Alla fine il caloroso “grazie a Primo Piano” di Mattia Mariani, si sente, è totalmente condiviso dal pubblico.
“Che vuole che mi costi l’onestà?” Con questa domanda si apre la serata dello scorso 5 novembre, voluta dal Circolo Culturale Primo Piano. Il gruppo Teatrale di Mandriolo, che sta per festeggiare i 50 anni di attività, ci regala un assaggio de “Il piacere dell’onestà” di Pirandello a introduzione di un incontro che ha avuto come fulcro proprio l’onestà. Un Teatro Asioli tutto esaurito ha accolto con entusiasmo il dialogo tra Raffaele Cantone, magistrato ed ex Presidente ANAC (Autorità Italiana Anticorruzione) e don Giordano Goccini, correggese parroco di Novellara, diretti da Mattia Mariani, giornalista e direttore di Telereggio.
Cantone affronta onestà e corruzione dal punto di vista dell’uomo di Stato: il problema in Italia è che i beni pubblici, anziché essere percepiti beni di tutti e da tutti difesi, sono considerati beni di nessuno e perciò non degni di protezione. Negli Anni Novanta, dopo che il pool Mani Pulite aveva portato a galla una corruzione che minava il cuore della democrazia, nell’aria aleggiava una grande passione per combattere la corruzione che col tempo è andata fisiologicamente perduta. È qui che la politica ha perso l’occasione per passare dall’indignazione alla riprovazione della corruzione e mettere in campo strumenti che fossero in grado di evitarla in futuro. Quello che colpisce di Cantone è la speranza riposta nel futuro del Paese: oggi la corruzione, che non è nemmeno lontanamente ai livelli di Tangentopoli, è un problema con una sua oggettiva gravità, ma il Paese può essere salvato. Queste parole fanno tirare un bel sospiro di sollievo.
Don Giordano guarda il problema da un livello familiare, arriva più vicino a noi e parla di giovani. Di quei giovani che conosce bene, che collaborano con lui alle attività della Parrocchia. E arriva dritto al punto: i ragazzi accettano con leggerezza la corruzione e la disonestà “di basso profilo”, probabilmente perché non hanno realmente la percezione dell’illegalità e della gravità di ciò che hanno davanti: lezioni in nero e mancati scontrini al bar, per citare due situazioni piuttosto comuni. A livello istituzionale, i giovani hanno la percezione che lo Stato non funzioni se non grazie ad amicizie e scorciatoie e questo è uno dei motivi che li spinge a emigrare. Don Giordano tocca un nervo scoperto di grande attualità, quella fuga di cervelli che oggi ha l’aria dell’onta per chi parte. I giovani vanno via perché in altri Paesi c’è la sicurezza di potersi orientare, di sapere cosa può essere ottenuto con le proprie capacità: in Italia ci sarà sempre il sospetto che i posti disponibili a un concorso siano già stati assegnati in nome in qualche amicizia al posto giusto. E la cosa drammatica è che si spera di rientrare in quel gruppo di favoriti, pur di avere il posto.
Quindi come educhiamo all’onestà i cittadini di domani? Cantone rassicura: con la sicurezza che essere onesti convenga. Se tutti rispettiamo le regole, avremo tutti qualcosa in più che altrimenti non potremmo avere: c’è bisogno di democrazia attiva perché la corruzione crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera il principio di equità, penalizza il sistema economico e impedisce la valorizzazione dei talenti. E cita, per concludere il suo appello, le parole del Presidente Sergio Mattarella: “la corruzione è un furto di democrazia”.
Alla fine il caloroso “grazie a Primo Piano” di Mattia Mariani, si sente, è totalmente condiviso dal pubblico.