La cà ed Gòma

I scutmâi ed Curès

Attribuire un soprannome ad una persona è come coglierne i suoi aspetti peculiari e fissarli in un nome riconosciuto da tutti.

Per i Correggesi, questa tradizione di attribuire scutmâi, si è naturalmente trasferita anche sulle case.

La Cà ed gòma è lo scutmâi attribuito ad un edificio storico tra i più conosciuti dai correggesi.

Nel parlato comune èser ed gòma significa essere capaci di adattarsi alle situazioni modificando le proprie posizioni o le proprie sagome, così, anche questa casa che si si è adattata per soddisfare le esigenze abitative nel corso del tempo, è diventata nell’immaginario collettivo la Cà ed gòma.

Ma andiamo per ordine…

 

Un po’ di storia

L’edificio in questione, che si affaccia a nord sulla Piazzetta delle Suore, è stato eretto all’inizio del 1600.

Dal 1616 è stato poi affidato ai Carmelitani che ne fecero la Chiesa del Carmine e lì vi rimasero fino a circa la metà del 1700.

A ovest della Chiesa dei Carmelitani vi era il convento del Carmine, demolito poi nel 1960 e convertito ad usi civili in un condominio di tre piani.

 

La Cà ed gòma

L’ex edificio religioso deve il suo divertente soprannome alla forma tondeggiante e alla sua capacità di ospitare al proprio interno, in un recente passato, un numero considerevole e sempre crescente di famiglie.

Tutti la chiamano “Casa di gomma” perché ci abitavano così tante persone che ci si domandava come potessero starci!

Il segreto è che i vari piani (5 in tutto) che erano stati realizzati dentro al vano della chiesa, erano stati suddivisi in tante stanze, tutte molto piccole.

Il restauro e la riqualificazione della Cà ed gòma sono iniziati circa un mese prima del terremoto del 1996 e sono tuttora in corso.

All’inizio dei lavori, la divisione dell’edificio in così tante camere aveva impedito qualsiasi possibilità di interpretare l’uso e la struttura originale.

 

Grazie ad un progetto particolare di restauro e riqualificazione della Cà ed gòma, si è riusciti, pur conservando la destinazione abitativa, a liberare molti spazi in modo da rendere comprensibile e leggibile lo spazio originale di una chiesa a pianta centrale.

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