La buona scuola… di democrazia

Il consiglio comunale di Correggio un anno dopo

Un anno di lavoro. Un consiglio al mese.

Dal 20 giugno 2014, data del primo insediamento per il quinquennio amministrativo, questo è il ritmo delle sedute del Consiglio comunale di Correggio.

Undici sessioni svolte e a giorni si terrà la dodicesima. Un buon ritmo, degno di un camminatore che viene da lontano e vuole andar lontano.

In effetti, tre secoli fa, nel Palazzo Comunale di Corso Mazzini, c’era la scuola pubblica dei Padri Scolopi. E anche adesso, si può dire, l’antica vocazione resta: scuola di democrazia. Con palestra annessa, per gli esercizi. Perché va bene twitter, van bene i social network, van bene i flash mob, ma la democrazia rappresentativa, alimentata dal voto libero di tutti, resta una garanzia essenziale di libertà e di civiltà di un popolo.

Di questa pasta è fatto il Consiglio Comunale, l’Istituzione sovrana della nostra città, eletta direttamente dai cittadini. Ebbene, dopo un anno di lavoro, Primo Piano vuole metterci il naso e sentire un po’ la voce dei protagonisti.

 

«In effetti è una buona scuola di democrazia» dice Marcello Fantuzzi, del gruppo consiliare Partito Democratico, che nella seduta di insediamento è stato eletto Presidente dell’illustre consesso e che è alla sua prima esperienza consiliare. «Impari a confrontarti con gli altri non su questioni politiche generali, tantomeno partitiche, ma su cose concrete che attengono ai bisogni dei tuoi concittadini. Al centro c’è il bene della tua città e ti ci misuri per via diretta, ascoltando, proponendo, mediando. Prima ho fatto solo vita di Partito, nel PD di Correggio. Qui devi imparare i meccanismi istituzionali e di governo e, devo riconoscerlo, sono complessi. Tuttavia l’aver un po’ di esperienza di Partito, secondo me, aiuta molto.

Ti dà quella predisposizione alla visione generale delle cose, degli interessi in campo, che è molto utile. Vedo che chi viene dall’esperienza dei movimenti spesso cade in un approccio molto settoriale, particolare, frammentato.

E finisce per ripetere degli spot preconfezionati e cadere in una sterile conflittualità con il potere, visto sempre come nemico. La politica, come l’amministrare, è prendersi delle responsabilità, non solo fare denunce. Fin qui, sono contento del lavoro svolto. Siamo aiutati da un clima positivo che, pur nella distinzione di ruoli, si è mantenuto saldo, tra i consiglieri, di opposizione e di maggioranza. C’è chi si lamenta degli scarsi poteri del Consiglio Comunale. Ma i poteri di indirizzo e controllo non sono poca cosa. Basta valorizzarli e praticarli concretamente, nella nostra azione politico-amministrativa. Dipende solo da noi consiglieri, non avviene per grazia ricevuta da parte di chicchessia».

 

«Buona scuola, d’accordo. Ma poi vengono gli esami e fin qui non mi sembra che la Giunta comunale dimostri di poterli brillantemente superare». Chi parla è Gianluca Nicolini, del gruppo consiliare Centrodestra per Correggio. Potremmo definirlo il decano dei consiglieri, visto che è al suo terzo mandato consiliare, ma lui ci tiene a dire che ha solo 33 anni. Un enfant prodige (ci scherziamo su), insomma, che però, malgrado quel che evoca la sua età, non vuole crocifiggere nessuno con sentenze affrettate. «Riconosco che delle idee buone da questa Giunta e dalla maggioranza in questo primo anno ne sono state messe in campo, ma il difetto è che manca la capacità realizzativa. Guarda le opere pubbliche: se non ci fosse stato il terremoto, con i fondi per la ricostruzione che sono arrivati, non si vedrebbe nulla al giro d’orizzonte.

L’addizionale IRPEF è stata una scelta precipitosa, dettata solo da ragioni contabili di equilibrio di bilancio. E i cittadini pagano di tasca loro, senza vederne un effetto concreto nella politica degli investimenti.

Poi c’è il tema della sicurezza pubblica, che io sento come impellente. Vigili in giro se ne vedono meno. Non voglio alimentare allarmismi, ma la gente di Correggio avverte più insicurezza. E qui si è dormito troppo. Perché non fare un’azione forte con il Governo per rafforzare la Forza Pubblica nella nostra città, a tutti i livelli? Insomma, vorrei più coraggio e determinazione nel fare. Ecco il mio bilancio consuntivo del primo anno di Consiglio Comunale».

 

«In questa scuola di democrazia vedo che le lezioni più seguite dalla maggioranza che ci governa sono quelle di immagine» esordisce così Enrico Ferrari, del gruppo consiliare Correggio al Centro. Anche lui non è un neofita, essendo alla seconda consiliatura. «Riconosco che la Giunta comunale, il Sindaco in primis, sono molto efficaci nella comunicazione, ma gratta, gratta, ancora non c’è sotto molto. Si sanno “vendere” molto bene, c’è un presenzialismo molto efficace, ma quel che manca, secondo me, è una visione strategica complessiva per la nostra città.

Fin qui s’è fatta molta manutenzione, e va bene, non dico che non ce ne fosse bisogno. Però su certi temi, bisogna valorizzare di più il ruolo propositivo del Consiglio Comunale, portando in modo aperto delle idee generali, delle visioni d’assieme per i grandi capitoli di pubblico interesse. E raccogliendo poi il contributo di tutti. Penso al Piano strutturale per l’urbanistica: qui tutto è fermo. Non è facile, lo so, visti i tempi di crisi. Però non si può solo aspettare tempi migliori. Poi i nidi e le scuole dell’infanzia, con le loro rigidità organizzative che provocano qualche calo di affluenza. Poi ancora le vicende di IREN, dove non incidiamo abbastanza come Comune e Comuni reggiani. Vedo poi un gruppo di maggioranza preso tra l’inesperienza, la timidezza e la soggezione al Sindaco. Ma non c’è niente da temere per quanto mi riguarda. Nessuno di noi ha cattive intenzioni».

 

«Il debutto in Consiglio comunale per me è stato emozionante, un po’ come il primo giorno di scuola» ammette Marco Moscardini, capogruppo del Partito Democratico. «Ho sentito la solennità dell’Istituzione, la sua storia, i valori che le danno prestigio e credibilità presso l’opinione pubblica. E ho avvertito, dopo un anno e undici sessioni di lavoro, che la disaffezione alla politica ed alle Istituzioni, qui in Comune fa una vistosa eccezione. Il consiglio comunale è una scuola di democrazia che funziona, aperta, e la gente sa che ci può contare per sentirsi parte di una comunità con ideali condivisi. Me ne accorgo spesso: da quando siedo qui, vivo la città come mai l’ho vissuta: contatto diretto con il cittadino, critiche e complimenti che arrivano in un baleno. Malgrado le differenze politiche, nei momenti più difficili sappiamo essere uniti, come consiglieri. Il clima che sento è collaborativo. Come gruppo di maggioranza non abbiamo paura del confronto con i gruppi di opposizione e non ci sentiamo i cani da guardia della Giunta.

Anzi vorremmo un’opposizione più stimolante, con un tiro un po’ più elevato, perché la competizione delle idee aiuta la ricerca del meglio. Cerchiamo di valorizzare molto il ruolo delle commissioni consiliari, dove si istruiscono i provvedimenti e ci si confronta con dirigenti e assessori. Poi devo dire che nel nostro gruppo, così numeroso, c’è grande affiatamento. A Correggio, un anno fa, c’è stato un grande rinnovamento della classe politica locale e il merito va ascritto, in primo luogo, al PD. Il mio ruolo è difficile, ma ho visto che posso contare su un gruppo coeso e molto impegnato per il bene comune».

Ecco. Quattro consiglieri ben titolati hanno detto la loro. Suona la campanella: il tempo delle libere esternazioni è finito. Si torna in aula. La buona scuola continua. Viva la democrazia.

Il resto, volendo, alla prossima puntata.

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