Volti distesi, sorrisi spontanei, mani sulle spalle. Si capisce che il clima che pervade la sala del Consiglio Comunale non è da notte dei lunghi coltelli. Parlando con ognuno dei sei eletti dal popolo correggese che si sono gentilmente sottoposti alle nostre torture, si sente che c’è una comune tensione per il bene comune e, va da sé, del Comune.
Al di là degli schieramenti, la responsabilità di coabitare con serietà ed impegno nella “casa di tutti” tiene il filo del confronto su binari di correttezza e considerazione reciproci.
Ma in questi tempi di dilagante astensionismo elettorale, il nostro Comune è davvero sentito come la casa di tutti? Le istanze di partecipazione trovano ascolto o prevalgono le distanze tra cittadino e palazzo?
Fabio Catellani, eletto per la lista “Correggio ai cittadini” rileva una certa distanza tra cittadino e cosa pubblica. «C’è una tendenza alla delega, un vizio diffuso a lamentarsi in privato e poi a lasciar fare in pubblico con un misto di inerzia e di rassegnazione. E questo finisce per minare la reputazione della democrazia rappresentativa in cui io credo fortemente. Ma aggiungo che la Giunta non ha fatto molto in questo primo anno per coinvolgere il complesso della cittadinanza. Io lo vedo anche in Consiglio e nelle commissioni consiliari: veniamo informati di cose già decise o elaborate, il chè è un dovere di ogni istanza pubblica, ma non si coinvolge chi può portare pareri e espressioni sui provvedimenti ancora in formazione. Sono partito senza particolari preconcetti verso la maggioranza di governo, ma con il tempo mi sono avvicinato sempre di più alle rimostranze ed alle lamentele delle altre forze di opposizione. Mi dispiace, ma anche in me e in chi rappresento, la distanza con chi ci governa qui dentro è aumentata».
Gli fa eco, stesso cognome ma diverso indirizzo politico, Martina Catellani, eletta per il PD: «Vedo pretestuosità fuori luogo negli atteggiamenti delle minoranze. Si abbandona la sala per un banale regolamento di contabilità che poteva tranquillamente essere condiviso e si invocano spesso parole forti, senza quelle specifiche di concretezza che invece sono essenziali per il governo locale dei problemi. La gente vuole fatti, non proclami. Ho sentito i grillini invocare la trasparenza come loro connotato fondativo e poi… si dimette dal Consiglio dopo nemmeno un anno la loro candidata Sindaco, Manuela Bertani, adducendo dissidi interni, e il Movimento 5 stelle locale emette un comunicato dove dice che era un avvicendamento concordato fin dall’inizio. Sono rimasta basita! Io credo che l’unica ricetta sia di stare in mezzo ai cittadini, frequentarli, ascoltarli. E parlare loro con sincerità, senza doppiezze. E come consiglieri di maggioranza ne facciamo una ragione di vita, esistenziale, credimi».
Sabrina Giannuzzi, anche lei eletta per il gruppo PD, rileva la vitalità del tessuto partecipativo correggese: «Da anni sono impegnata in un’associazione di volontariato e non mi sembra che i cittadini vivano in un limbo di estraneità rispetto all’Amministrazione comunale. Certo oggi governare è un’arte difficile, con poche risorse finanziarie rispetto ai bisogni indotti dalla crisi. Ma se si collabora tutti, i risultati si vedono e la fiducia popolare si conquista. È un lavoro di lunga lena, richiede studio, impegno, conoscenza. Ditelo a me, che non essendo correggese di nascita ma venendo da una regione lontana, devo approfondire e conoscere anche quella memoria locale del passato che serve per amministrare bene. Una cosa che noto e mi spiace un po’ è che fuori dal Consiglio si trova più sintonia che qui in questa sala. Accade perché ci si fa guidare, forse un po’ meccanicamente, da un gioco delle parti che obbliga a distinzioni forzate anche quando la natura delle cose e del loro merito non lo richiederebbe proprio».
Fabiana Bruschi, eletta nella lista “Sì tu sì” ammette che spesso «è più facile schierarsi a priori che entrare a fondo nei problemi concreti. Questo vale per chi fa politica come noi, in questa sala, come per i cittadini che nei loro gesti quotidiani, nelle loro scelte di vita, fanno comunque politica. Da parte dell’Amministrazione comunale vedo sordità rispetto al bisogno di partecipazione dei cittadini. Partecipazione non è consultazione! Vedo troppi silenzi, come sul caso EnCor, di cui non si parla più da un pezzo. Vedo omissioni clamorose quando si ignora la volontà popolare, come per la questione vitale dell’acqua pubblica, dopo un referendum quasi plebiscitario. Mi dispiace dirlo ma a Correggio non ci siamo. Non si favorisce la crescita di uno spirito di cittadinanza attivo e ci si crogiola nel culto della personalità che vede nell’uomo o donna soli al comando la panacea di tutti i mali. Io coltivo un’idea della politica come lavoro di un collettivo, di un insieme di persone in condizioni di parità. Qui sta la mia distanza dalla maggioranza che ci governa che vedo scivolare verso una deriva troppo personalistica della politica e dell’Amministrazione pubblica. No tu no, mi ripeto sempre. Così non va».
Marco Bertani è il capogruppo del Movimento 5 Stelle (sono in due gli eletti “grillini”) e conferma quanto già sentito dai colleghi di opposizione: «C’è arroganza in Giunta e nella maggioranza, si prendono le decisioni senza consultare le opposizioni e le nostre proposte o mozioni consigliari, elaborate con una piena partecipazione dei nostri attivisti di movimento, vengono bocciate quasi a priori da parte del gruppo PD.
Eppure noi cerchiamo di ravvivare la partecipazione democratica attraverso la rete internet, i meetup, i social network e i banchetti in piazza che teniamo regolarmente tutte le settimane, per arrivare a quei cittadini che la rete non riesce ad incontrare. Io credo nella democrazia diretta e il movimento cerca di portarla dentro le istituzioni, ma gli ostacoli prima naturali e poi interposti strumentalmente sono tanti. Non ci rassegniamo, siamo vivi più che mai. L’ambiente, con particolare riferimento alla questione dell’acqua (nel banchetto in piazza raccogliamo le firme per una mozione popolare proprio sulle acque), e la lotta alla corruzione, contro la penetrazione mafiosa, sono i nostri temi prevalenti e li sosteniamo in un rapporto molto stretto con i vari comitati e movimenti presenti sul nostro territorio. L’essere in Consiglio è un’opportunità che mettiamo a disposizione delle istanze di questi comitati nati e gestiti dal basso».
Margherita Borghi, eletta nel gruppo PD, non fa sconti alle opposizioni: «Non confonderei il personalismo deteriore con la leadership. Io mi ritengo fortunata ad avere un Sindaco come Ilenia che ha esperienza amministrativa e personalità carismatica.
È un grande vantaggio per il nostro gruppo di maggioranza e per la città, che si sente rappresentata e seguita a dovere.
Un Sindaco instancabile, che una ne fa e cento ne pensa, sempre sul pezzo e sempre vicina ai cittadini.
Se penso alla candidata a Sindaco dei grillini, la Bertani, che abbandona il Consiglio alla prima difficoltà… vuol dire che c’è leggerezza.
L’amministrare oggi, tra mille difficoltà, esige professionalità e soprattutto gran senso di responsabilità.
C’è un compito educativo grande come una casa. Lo vedo già dal mondo della scuola, dove lavoro da sempre: bisogna valorizzare l’idea di comunità, con fatti concreti. Per esempio investendo su questo stupendo centro storico, come si sta facendo.
Sento opposizioni in Consiglio e fuori che parlano alla pancia della gente, accarezzando ogni tipo di pulsione emotiva.
Invece bisogna puntare alla crescita culturale, al senso di appartenenza a una realtà dove, fortunatamente, il Comune è parte attiva.
Guai a disperdere questo patrimonio identitario correggese».
Ecco, fine della seconda puntata. Spiace non poter riportare di più, solo per ragioni di spazio.
Delle sei risposte ben più articolate, qui, comunque, se ne trova solo una piccola parte, piccola ma adatta a noi.
Quanto meno sufficiente a dare un’idea dei nodi con cui l’arte del governo anche locale oggi si misura.
Istanze e distanze da comporre e riannodare, in tempi difficili. È un bell’impegno per chi sta in primo piano. Auguri di buon lavoro, da Primo Piano.