Indovina chi non può venire a cena

Il nastro rosso

persone li guardano con stupore e imbarazzo. Senza contare che F. teme che i genitori della sua ragazza possano venire a sapere della loro relazione e le impediscano di vederlo.

Qual è il problema di F.? F. ha ventidue anni (o almeno così mi dichiara) e viene dal Camerun. È arrivato in Italia il 14 luglio 2016 (lo stesso giorno della strage di Nizza, per intenderci) e attualmente vive a Reggio Emilia. È un bel ragazzo e ha iniziato a parlare italiano prestissimo, leggendo qualche libro che gli è capitato sottomano.

  1. va a scuola tutti i giorni, anche se dovrebbe andarci solamente due volte alla settimana. Dopotutto, che ha da fare nella sua stanza? Non ha lavoro, nonostante sia volenteroso. Balla molto bene e mette allegria solamente a guardarlo. Insomma, a questo punto avrete capito il problema: F. è un richiedente asilo, uno dei tantissimi che forse incrociamo ogni giorno senza nemmeno alzare lo sguardo, per paura che possano chiederci soldi o un sorriso. È nero, è diverso da noi.

Che F. e la sua misteriosa ragazza esistano davvero non è importante: ci tenevo a raccontare brevemente questa vicenda perché credo che ancora oggi l’amore fra persone che hanno un colore diverso rappresenti un vero scoglio per molte coppie innamorate ma restie ad attirarsi addosso le chiacchiere del paesello. Soprattutto perché ora più che mai la società si sente propensa all’odio verso tutto ciò che è “altro” (e l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti mi sembra un chiaro sintomo di questo). L’esempio di quanto capitato a Goro appena il mese scorso è ancora molto vicino a noi, e ci ricorda che l’accoglienza è un gesto di civiltà che non tutti sono pronti a compiere. Ma oggi voglio spingermi ancora più avanti: perché, Goro a parte (facciamo finta che sia un’eccezione e che tutti gli xenofobi italiani siano concentrati in quel paesino), siamo sempre tutti molto bravi a fingere simpatia e a dire che siamo tolleranti verso ogni tipo di nazionalità, religione, credo, appartenenza politica.

Però. Però non devono essere miei vicini di casa, perché saranno anche gentili ma quando cucinano c’è una puzza che non si può sentire. Però non possono metterli nell’hotel del mio paese, perché poi fanno scappare i turisti (vi invito a controllare su Facebook, non mi sto inventando nulla e sto parlando proprio di Correggio). Però non ce ne devono essere troppi in classe con mio figlio, perché poi lui con chi fa amicizia? Però non devono costruirmi una sala di preghiera vicino a casa, perché sicuramente finisce che diventa un covo di fondamentalisti.

Soprattutto, non devono toccare mia figlia. “Indovina chi viene a cena” è un film veramente carino, ce lo si guarda sempre a Natale e ci si fanno delle grasse risate pensando a quanto fossero retrogradi i genitori della protagonista. “Ma cavoli, a ben pensarci, se capitasse a me… se il sangue del mio sangue venisse insidiato da uno che è nato a sud di Lampedusa, che si è attraversato il deserto e che adesso è qui e non riesce a trovare lavoro… non lo so. Forse avevano ragione i genitori”.

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