Quel COMPAGNO SASSALBINO che piaceva ai Correggesi

Vincenzo Bertolini, PERSONA di grande intelligenza e umanità

Un “immigrato” da Sassalbo, noto centro di anarchici. Noi scherzavamo su queste sue origini, di cui si vantava, abbastanza lontane dalla sua anima riformista. Una grande intelligenza e umanità tenevano insieme queste due anime politiche che Vincenzo Bertolini interpretava con grande naturalezza ed onestà intellettuale. Allineato sempre al suo Partito, il PCI,  senza perdere l’anima. Capace di ascoltare chi la pensava diversamente. Per questo era un piacere parlare con lui.

 

Ho raccolto quattro testimonianze: di due compagni di classe al Liceo Corso  (Claudio Bizzarri, detto “Piffo”, e Gino Schianchi) e di due compagni di partito (Giulio Fantuzzi e Viller Masoni).

 

Claudio

«I ricordi che ho di Vincenzo sono gioiosi, divertenti. Belli quei pomeriggi a casa di Gino fra compiti, chiacchiere, risate! Si unì a noi in prima liceo. Era più maturo di noi, sapeva più cose della vita, aveva una visione del futuro, e questo era affascinante. Quello che di lui mi aveva colpito dall’inizio era il riuscire a difendere le sue idee con forza, anche con gli insegnanti. Era una persona semplice, che dava molta importanza ai rapporti umani, alle relazioni personali. Aveva idee chiare e le esprimeva con sicurezza. Alcuni insegnanti lo avevano preso di mira rendendogli la vita scolastica più difficile, ma lui reagiva sempre con ironia. Vita dura a quei tempi per i non allineati.

 

Gino

«Lo ricordo come una persona disponibile, sincera, leale, cordiale. Eravamo amici. Abbiamo studiato insieme, andavo a casa sua, a Lemizzone. Una casa accogliente; ci sono andato diverse volte. Aveva una motoretta, un Galletto, che guidava in modo spericolato. Lo so perché ci salivo con lui. Era una persona gioiosa. Amava la vita. Ricordo i terribili professori del tempo che non avevano una particolare simpatia per Vincenzo, per le sue idee politiche. Come quel giorno in cui venne scuola con una camicia rossa e il prof. ironicamente: “ecco il nostro Bertolini il garibaldino”. Era una persona sincera, che non aveva nessun pregiudizio».

 

Giulio

«Da segretario provinciale del PCI , Vincenzo fu fautore di un’alleanza politica nuova in Comune a Reggio, tra quattro partiti, dopo la stagione del monocolore comunista, credendo poi in me per guidarla. Anima inquieta, dotato di grande intuito politico, mai pago di sé e dei traguardi raggiunti. In tempi in cui non eri tu a candidarti ma erano altri a farlo per te, declinò per sé incarichi più gratificanti. Vincenzo era buono, simpatico, ironico. In campo sportivo vantava le sue qualità di ala tornante, unica ombra che mi resta. Mi scuserà sua nipote Milena, che di calcio se ne intende più di me. Ma in campo politico Vincenzo diede un bel contributo per fare del Pci una casa grande, libera e accogliente».

 

Viller

«Ho conosciuto Vincenzo alla fine degli anni Sessanta. Ricordo che in occasione di un incontro di partito mi invitò a tenere una sorta di relazione sul movimento studentesco. Vincenzo apprezzò molto il mio intervento, del cui contenuto adesso non rammento nulla; ricordo invece benissimo – e questo significa che la cosa mi colpì molto – che nella sua replica Vincenzo sottolineò il fatto che avevo spesso usato formule tipo “secondo me”, “a mio parere”, invitando i presenti ad aderire a questo approccio: pensare con la propria testa. Vincenzo, dunque, una mente aperta, che favoriva il rapporto con gli altri, con i quali discuteva, anche animatamente, ma sempre con grande rispetto delle loro posizioni».

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