Il violoncello, voce che ti vibra nel corpo

A colloquio con Mattia Cipolli, violoncellista affermato

Uno strumento straordinario, il violoncello: quando il musicista lo impugna e vi aderisce perfettamente col corpo, il suono risponde con una varietà d’accenti e un’estensione eccezionali. Diventa veramente una “voce”. Chi ne esalta magnificamente questa virtù è un validissimo violoncellista correggese, il nostro Mattia Cipolli.  Un piacere parlare con lui.
Nato a Correggio nel 1978, è membro dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Lo abbiamo ascoltato il mese scorso nel Salone degli Arazzi del nostro Museo, ma lo avevamo già apprezzato col suo Ensemble Concordanze, di cui parleremo più avanti con lui stesso. Mattia ha all’attivo anche numerose colonne sonore per documentari e lungometraggi, in veste di compositore.
Mamma Cinzia e papà Giuliano lavorano al Ristorante Tre Spade, ma da sempre coltivano la passione per la musica classica e hanno incoraggiato il figlio a studiarla seriamente.


Mattia, vuoi parlarci un po’ di te e di come ti è nata la vocazione per questo strumento?
«Mi sono lasciato trasportare subito dal violoncello, me lo sono sentito vibrare nel corpo. Da bambini sembra si scelga un po’ a caso, ma spesso ci si prende».

Dove hai studiato?
«Ho studiato a Carpi fino all’ottavo anno e poi come privatista a Napoli e infine mi sono diplomato a Salerno. Io frequentavo l’Orchestra Giovanile a Firenze con l’insegnante di violoncello Giacinto Caramia. È stato uno dei due insegnanti più importanti della mia vita. Il secondo l’ho conosciuto quando, dopo la Svizzera, sono andato ad Hannover in Germania. Non mi hanno mai fatto pagare niente, perché mi dicevano che l’insegnamento non è una merce».

Il concerto del mese scorso qui nel Museo di Correggio come va collocato?
«Sono stati quattro i concerti dal titolo “Idee di Classica”, che abbiamo organizzato per il secondo anno insieme ad “Idee di Gomma”, l’associazione di cui l’amica Anna Corghi è segretaria e animatrice instancabile. Questa Associazione, per la verità, si occupa più di arte visiva, nello splendido scenario di Villa Roveri, ma già dallo scorso anno si è occupata anche di musica».
Il programma, che Mattia ha suonato a Correggio è il seguente: J. S. Bach – BWV 1009 – Suite per violoncello, G. Ligeti – Sonata per violoncello solo, Cassadò – Suite per solo violoncello.
Johann Ambrosius, il padre di Bach, ha insegnato al celebre compositore a suonare la viola e il violino; degli insegnamenti paterni J. S. Bach si ricorda quando a Cothen scrive le tre sonate per violino solo e le sei suite per violoncello solo: BWV 1007-1012.

 Su Bach c’è tanta letteratura, se i nostri lettori vogliono approfondire, mentre di Ligeti e Cassadò vuoi dirci qualcosa? È vero, come dice Brendel, che per suonare Ligeti occorrerebbero tre o cinque mani?
«Ligeti purtroppo non è molto noto. Brendel si riferiva maggiormente alle sue composizioni per pianoforte, molto complesse. Il mio pezzo era una sua opera giovanile, complessa ma più tradizionale rispetto alle successive. È un compositore un po’ dimenticato, come tanti del Novecento, ma grandissimo. È riuscito a coniugare la sperimentazione con la capacità di comunicare con il pubblico. Cassadò è sempre vissuto in Francia; è stato uno dei più grandi musicisti del Novecento, legato soprattutto al violoncello».

So che l’Ensemble Concordanze ti sta particolarmente a cuore: ce ne parli un po’?
«L’Ensemble è stato fondato nel 2009 da me e da altri musicisti per portare la musica classica anche nei luoghi dove le persone non potrebbero mai ascoltarla. Abbiamo fatto circa 130 concerti finora. Desideriamo che il “prodotto” più alto della cultura occidentale possa essere un diritto soprattutto per chi diritti non ne ha più. L’Ensemble Concordanze offre concerti completamente gratuiti, per fare della musica un bene godibile per tutti; anche nelle carceri (Modena, Bologna, Ravenna, Reggio, Ferrara…) e nelle strutture sorte dopo la chiusura degli Istituti Psichiatrici, nelle scuole di Italiano, per diffondere la musica classica ovunque e far sì che il pubblico possa imparare ad amarla ed ascoltarla sempre più. I musicisti creano un forte legame tra chi suona e chi ascolta, collocando le opere e gli autori nel loro contesto storico, con un linguaggio semplice e colloquiale. Pensiamo la musica anche come strumento di miglioramento della società e quello che l’Ensemble fa penso sia una cosa davvero unica».

Bravo Mattia! Non ho ancora sottolineato la tua maestria di esecutore, ma chi conosce un po’ la storia della musica, e del violoncello in particolare, sa delle complessità di trarre melodie, arpeggi, note doppie dal tuo strumento, che suggerisce, suggestiona, con la sua voce intensa e personale e che tu padroneggi con grandissima abilità.

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