«Ehi Ale, perché non ci aggiorni sulla salute del nostro re dei formaggi?» mi hanno chiesto dalla redazione di Primo Piano qualche giorno fa.
Antefatto: nel giugno 2015, Primo Piano parlò della crisi del parmigiano-reggiano. Ero tra chi partecipò a quella breve inchiesta, dal titolo “il re è quasi nudo”. Incombeva, infatti, l’ombra lunga di una grave crisi che allarmava noi allevatori. Ecco il perché di questa richiesta, adesso.
Riprendo, allora, volentieri quel ruolo, ora che ho conseguito la laurea in scienze zootecniche all’Università di Parma e sto finalmente a tempo pieno tra foraggi, fecondazioni e mungitura, in azienda a fianco di papà.
Non solo per me le cose sono cambiate. Con Paolo Corradi e Cesare Ziliani, titolari di due aziende agricole zootecniche correggesi, nonché figure di riferimento di due importanti caseifici, “Il Castellazzo” di Campagnola e “La Famigliare” di San Prospero, concordiamo sul punto: la crisi di due anni fa non c’è più. «Siamo in una fase nuova. Il mercato del nostro re dei formaggi oggi va bene e nel medio periodo, pur con qualche oscillazione, dovuta sia alle manovre dei grossisti-stagionatori sia alla paura per le mosse protezionistiche di Trump, dovremmo tenere questo livello» convengono tutti e due. Dunque il re non è più seminudo, anzi «distacca ormai nettamente il padano e ripaga noi produttori delle perdite subite nel recente passato». Giacomo Ziliani, il padre di Cesare, che è qui con noi, snocciola qualche numero: «Eravamo a 7 euro al chilo di formaggio non stagionato nel 2015, ora siamo a dieci. Nel 2016, dopo due anni di crisi, il parmigiano ha registrato un incremento del 12% dei prezzi all’origine, una crescita dei consumi sul mercato interno pari allo 0,3% e un incremento dell’export del 5,8%». Se durasse così un paio d’anni, chi alleva i nostri preziosi bovini, sarebbe proprio… a cavallo. E il cliché del contadino capace sempre e solo di lamentarsi, finirebbe dimenticato.
«Dei problemi nostri, però, bisogna continuare a parlare» dice Paolo Corradi «anzi è proprio quando le cose van bene che bisogna farlo. Per esempio della necessaria aggregazione di latterie per un approccio più diretto del mercato finale. Poi di come rafforzare i controlli del Consorzio, per salvaguardare la tutela del prodotto di qualità, con le regole di autoregolamentazione. Secondo me è meglio abbandonare la gabbia delle quote di produzione concesse dalle regole UE e dall’Antitrust per i DOP. Dobbiamo produrre a mercato libero, prendendo come modello l’industria. E chi fa meglio in qualità sarà premiato. Le regole ci sono. Da quelle sul foraggio in loco a quelle sul controllo del grattugiato. Basta rispettarle. Non dobbiamo aver paura». Cesare Ziliani è più cauto: «Io penso che le quote ci difendano meglio, danno più valore commerciale alle nostre aziende e fanno da barriera per chi vorrebbe entrare nel comparto del latte per il parmigiano, visto il prezzo molto meno remunerativo che il mercato riserva ai produttori di latte alimentare. Io penso piuttosto che sia necessaria una nuova politica di marketing e comunicazione. La vendita via internet, la pubblicità in rete, sui social come Facebook, con logiche e formule di nuova generazione, dovrebbero vederci più impegnati come sistema. Non c’è più il consumatore di una volta e noi dobbiamo adeguarci ai mutamenti».
Ma torniamo ai controlli. Le recenti vicende delle frodi che hanno portato a 27 indagati, dopo le perquisizioni dei Nuclei Antifrode dei Carabinieri, tra cui il fondatore della Nuova Castelli S.p.A. (il maggiore esportatore di parmigiano-reggiano) e lo stesso ex presidente del nostro Consorzio, indagato per abuso d’ufficio, lasciano l’amaro in bocca ai nostri produttori. «Lasciamo fare alla magistratura prima di attribuire le effettive responsabilità. Vedremo. Il fatto però dimostra che nelle maglie dei controlli ci sono dei buchi e che quando ci sono manovre nel mercato globale con società affiliate che operano all’estero, bisogna rizzare le antenne e non indugiare nel silenzio o nella passività. Forse anche nell’industria concorrente di quella ora sotto i riflettori s’è mosso qualcosa, chissà, stanchi, forse, di vedere dei sotterfugi impuniti. Abbiamo bisogno di un nuovo patto di lealtà produttiva nella nostra filiera… e con chi sgarra nessuna pietà» dice Corradi.
«I furbetti in Italia si annidano in ogni settore, anche nel nostro. Però questo mette in risalto chi lavora con serietà e con scrupolo, che sono la stragrande maggioranza dei produttori e dei caseifici. Da quest’anno per il grattugiato, un comparto molto delicato che, per la entità di prodotto che assorbe incide notevolmente sulla filiera, avrà dei controlli molto seri e penetranti, decisi dal Consorzio. Ci saranno ispettori in loco, senza i quali, le grattugie non potranno accendere i motori. Poi servono incentivi all’export, dopo la conclusione piuttosto infelice della società “I4S” fatta dal Consorzio stesso, che sta portando alcune latterie della nostra zona a provare la strada di una penetrazione commerciale diretta, per esempio, nel mercato canadese» dice Ziliani.
Entrambi, Ziliani e Corradi, riconoscono comunque che il malcontento tra i produttori da tempo serpeggiava. Si spiega così la vicenda del rinnovo delle cariche del Consorzio, di questi giorni, dove in provincia di Reggio una lista di produttori contrapposta a quella voluta dalle centrali cooperative ha nettamente prevalso ed ha portato consensi alla sponda di Parma, che esprime ora il nuovo presidente, Nicola Bertinelli.
«Le associazioni cooperative e professionali dovevano capire prima l’antifona. Con le loro proposte per i vertici del Consorzio, hanno sposato acriticamente la continuità con l’esperienza passata, ignorando la voglia di cambiamento che c’era tra i produttori, al di là delle vecchie appartenenze di sindacato. A Parma hanno costruito per tempo e tutti insieme lo schieramento vincente. I privati e gli industriali di oltre Enza ci hanno dato lezione. Il mondo agricolo ha troppa paura del cambiamento e finisce poi per essere subalterno a chi ha più coraggio. Questo handicap ogni tanto salta fuori» è il commento di Paolo Corradi.
Anche Cesare Ziliani dice di credere nella novità che si è determinata: «Il nuovo presidente merita fiducia. È un imprenditore agricolo preparato e professionale, ha studiato all’estero e ha un’azienda moderna e innovativa. Poi l’alternanza tra Reggio e Parma è sempre stata una legge, anche se non scritta. L’unico rammarico è che forse si poteva arrivare ad una conclusione unitaria anche a Reggio, senza dover passare per la spaccatura in due liste e la divisione che forse resterà ancora per un po’. E di tutto abbiamo bisogno fuorché di dividerci o di guardarci in cagnesco tra di noi».
Intanto la selezione tra le aziende, a cominciare dalle stalle è in atto e premia chi sa innovare. Così come il rinnovo generazionale, che mi fa sentire – posso dirlo? – orgogliosa di appartenere alla bella famiglia degli allevatori e di affidarvi un futuro di speranza. Grazie a Paolo e Cesare, così come a Giacomo, e buon lavoro.
Paolo Corradi, 49 anni, è titolare di un’azienda agricola in Via Oratorio, con 55 capi di bestiame, di cui 36 in lattazione. Produce 3.200 quintali di latte/anno. È cassiere del Caseificio “Il Castellazzo” di Campagnola.
Cesare Ziliani, 25 anni, è titolare di un’azienda agricola in Via Ronchi Fosdondo, con 100 capi di bestiame, di cui 54 in lattazione. Produce 4.400 quintali di latte/anno. Suo padre Giacomo, con cui lavora in azienda, è vicepresidente del Caseificio “La Famigliare” di Correggio.
Alessandra Menozzi, la nostra inviata, 22 anni, è tecnico di stalla nell’azienda agricola del padre, Mauro, a Budrio, che conta 300 capi di bestiame, di cui 170 in lattazione. Produce 13.000 quintali di latte/anno che conferisce al Caseificio “La Famigliare”.