Per chi, come me, vive a Correggio da una vita, Lorenzo Ceregato non ha bisogno di essere ricordato.
Ma ammirare le sue bellissime opere, ispirate ai capolavori del Correggio, in mostra al nostro Museo, è davvero emozionante.
Giulio, Mauro e Paolo ne sono ammirati quanto me e allora li porto a incontrare il pittore nella sua casa bolognese.
Abbracci affettuosi e subito la deliziosa signora Maria Luisa ci offre un caffè. Lui compie in questi giorni ottantatré anni ed esibisce un’ottima forma.
Lorenzo Ceregato (Lonigo, 1933) si è formato a Milano con un gruppo di pittori che innovavano l’arte figurativa, ha insegnato “tecnica dell’affresco” all’Accademia delle Belle Arti di Bologna e diretto una scuola specialistica.
Suoi affreschi abbelliscono diverse chiese reggiane e bolognesi. Quello dell’Auditorium dell’Antoniano è uno dei più estesi d’Europa.
Insuperabile nel disegno, dove agisce senza mai una sbavatura o un pentimento, è esperto anche nelle incisioni col bulino, nella decorazione di vetrate e nelle composizioni a olio e a pastello.
Ha ricevuto dal presidente Ciampi il titolo di commendatore della Repubblica per meriti artistici e da Giovanni Paolo II il riconoscimento pontificio dell’Ordine di San Silvestro. Le sue opere sono state esposte in diverse mostre e figurano nelle principali collezioni d’arte.
Conosco Ceregato dalla metà degli anni quaranta.
Durante la guerra la famiglia sfollò qui, a San Martino piccolo.
Lui rimase da noi fino al 1952, quando seguì la sua vocazione artistica prima a Milano nella bottega dello zio, grande restauratore di opere d’arte, e poi a Bologna. Anche se rimase nella nostra città solo una decina d’anni, il suo rapporto con i correggesi si è mantenuto costante.
Furono gli anni in cui Ceregato scoprì l’ossessione per la pittura.
Ogni giorno prendeva la littorina sulla linea Correggio-Reggio per frequentare l’istituto Chierici.
Spesso era ospitato dagli amici.
Disegnava su tutto, ma il dopoguerra era duro e Lorenzo poteva disegnare solo grazie all’amicizia di Floro Morini (Mimmo), titolare del negozio di colori in via Mazzini, che lo riforniva dell’occorrente; il suo primo, affettuoso “agente”.
Molti cittadini di Correggio cominciarono ad apprezzare questo ragazzo gentile e minuto, con grandi doti, e nei soggiorni delle loro case cominciarono ad apparire i suoi schizzi.
Un patrimonio che nei decenni successivi si è arricchito di incisioni, tempere, acquerelli e oli.
Il mio primo incontro con Lorenzo, a quindici anni, avvenne sotto i portici: fischiettava “Summertime” di Gershwin e io andavo pazzo per il jazz, una scoperta del dopoguerra. Aveva orecchio il ragazzo. In quegli anni, tra Correggio e Mandrio, alcuni giovani appassionati si trovavano per ascoltare dischi di jazz che venivano direttamente dagli Stati Uniti: Corradini, Artioli, Zizito, Manicardi, Braghiroli, i fratelli Bertolini ed altri. E noi con loro.
Oggi, qui in casa, a Bologna, Ceregato si ricorda tutto: che a Reggio nel 1950, a diciassette anni, il Caffè Italia ospitò la sua prima personale dove ottenne i complimenti di Renato Guttuso che lo avrebbe voluto nel proprio studio a Roma.
Ricorda che Gino Gandini gli fece le scuse per averlo bocciato in disegno a scuola.
E poi l’affresco in sala del consiglio comunale a San Martino in Rio.
«Ma la mia occupazione più nota, in quegli anni giovanili, non ci credereste: era di dipingere enormi distese di pannelli alle vostre feste dell’Unità!».
Grazie maestro e buon compleanno!