Per ogni momento conviviale che si rispetti, per ogni grigliata, ogni pranzo del dì di festa o anche di un giorno comune, è d’obbligo un rifornimento di “materia prima” degno di rispetto. Certo, in questo periodo di distanziamento sociale abbiamo dovuto mettere in stand by i grandi ritrovi e le atmosfere festose, ma di cibo si deve pur parlare … ed ecco che si fa tappa qui, al Centro Carni di Correggio.
Dal giorno dell’inaugurazione del negozio in Via Don Minzoni sono trascorsi quarant’anni giusti. Era l’11 aprile 1981, quando lo spirito imprenditoriale e la passione per l’arte della macelleria dei tre soci fondatori Giovanni Bagnacani, Tiziano Bassoli e Gianni Ferretti diedero il via ad un’esperienza di successo, che ha visto poi l’avvicendamento di nuovi soci, l’assunzione di dipendenti e l’apertura di punti vendita in altri comuni.
Con gli attuali amministratori ripercorriamo la storia del “Centro Carni Correggio” per farci un’idea di cosa significhi, in questo tormentato 2021, tagliare il traguardo del quarantesimo compleanno. Quello che contraddistingue il successo di questa realtà tutta correggese è la voglia di lavorare insieme, di portare avanti un obiettivo ragionando sempre come team, facendo tesoro delle basi gettate dai fondatori, ma mantenendo lo sguardo rivolto verso il futuro. L’attuale compagine societaria è infatti costituita da quattro “ragazzi” che prima di diventare amministratori sono stati giovani apprendisti: Guido Menozzi, Luca Bizzarri, Simone Ferretti (per così dire “figlio d’arte”) e Andrea Montanari, con il quale ci intratteniamo.
La chiave del vostro successo, Andrea?
«Innanzitutto l’attenzione alla qualità delle materie prime che proponiamo al cliente. La ricerca delle carni migliori ha sempre contraddistinto il nostro negozio sin dai tempi dei soci fondatori, dai quali abbiamo imparato a selezionare i vari tagli ed a lavorarli al meglio. Grazie a queste basi e alla passione che ciascuno di noi ha maturato, lavorando senza mai guardare l’orologio, siamo riusciti ad espandere l’attività fino ad arrivare a quattro punti vendita: la nostra base rimane sempre in Via Don Minzoni, poi nella seconda metà degli anni ’90 abbiamo aperto un punto vendita in Corso Mazzini, successivamente trasferito in Piazzale San Rocco; nel 1996 abbiamo aperto a San Martino in Rio e per ultimo nel 2012 a Carpi. Per questo motivo abbiamo ampliato il personale con nuove assunzioni, fino agli attuali venti dipendenti, che ruotano su tutti i punti vendita a seconda delle necessità».
Quanto conta la provenienza delle materie prime agli occhi del consumatore?
«Per essere apprezzate dalla clientela, le carni devono mantenersi costanti nel livello qualitativo, senza mai variare verso il basso: se il cliente rimane soddisfatto, ripete l’acquisto, altrimenti, con la concorrenza che c’è oggi, è un attimo perderlo. Abbiamo costruito un rapporto aperto con gli acquirenti, che devono sentirsi assolutamente liberi di farci presente gli eventuali difetti che hanno riscontrato… anche se ammetto che questo capita raramente! In ogni caso, ogni critica è per noi costruttiva e ci aiuta a gestire al meglio il prodotto».
Quindi anche in questo mestiere il capitale umano ha il suo valore.
«Certamente. Da una parte c’è il cliente, che è il termometro del livello di gradimento, dall’altra c’è il personale, che indubbiamente è la nostra forza. Ogni singolo dipendente è un valore aggiunto che con l’esperienza maturata sul campo dà il suo personale contributo per un costante miglioramento. Mi spiego: noi quattro soci siamo gli amministratori, ma da Statuto siamo anche prestatori d’opera, quindi lavoriamo tutti i giorni e lo facciamo insieme al nostro personale. Siamo una grande famiglia e ci scambiamo liberamente consigli e suggerimenti, consapevoli che ognuno può fare la differenza. Come abbiamo fatto noi alcuni anni fa, se un dipendente vuole fare il grande passo può diventare a sua volta socio prestatore d’opera e mettersi in gioco».
Avete registrato differenze nelle abitudini alimentari dei vostri consumatori nell’ultimo anno?
«Assolutamente sì. Certo, rispetto a tante categorie merceologiche, i generi alimentari come i nostri non hanno subito grossi cali delle vendite; piuttosto è la clientela ha cambiato il suo approccio verso il prodotto. Si informa sempre sulla provenienza delle carni, si assicura che questa sia sempre nazionale e non estera, magari riduce un po’ la quantità ma chiede prodotti di prima scelta. È per questo motivo che sia i salumi che tutte le nostre carni sono nazionali (con la sola eccezione della scottona), certificati e sottoposti a costanti controlli ed ispezioni da parte degli Enti preposti, che superiamo sempre con esito positivo, questo lo possiamo dire con un pizzico di orgoglio».
Oggi si fa un gran parlare di differenza tra carni bianche e carni rosse a livello nutrizionale, avete notato una variazione della domanda nel corso degli anni?
«Oggi quello che si mangia deve essere sì buono, ma anche salutare. Questo ha significato un calo nella vendita di carni rosse a favore delle bianche, ma solamente per quanto riguarda il manzo. Possiamo dire che la polleria costituisce il 40% delle vendite (vent’anni fa era il 20%), il suino il 35% (dato costante) e il manzo il 25%».
Come reagite all’evoluzione della richiesta dei consumatori?
«Negli ultimi anni abbiamo riscontrato un incremento della richiesta di prodotti già pronti, per cui alla tradizionale macelleria al banco abbiamo affiancato prima prodotti pronti da cuocere, poi anche prodotti cotti e solo da scaldare, come i polli allo spiedo e la nostra porchetta, che modestamente ci riesce proprio bene. Un paio di anni fa abbiamo investito in un forno ad hoc, la prepariamo a cottura lenta a 80 gradi per 6/8 ore e notiamo che è molto apprezzata».
In questo periodo in cui molte famiglie risentono della crisi economica, avete attuato misure particolari di sostegno al consumatore?
«Come Centro Carni già diversi anni or sono avevamo attuato iniziative di sostegno economico a determinate fasce di consumatori: uno sconto del 10% per una settimana al mese ai pensionati e per un’altra alle famiglie. Attualmente abbiamo invece scelto di agevolare il risparmio dei nostri clienti, senza differenze di tipologia, proponendo ogni settimana, a rotazione, una decina di prodotti al prezzo di costo. L’iniziativa è gradita, consente un risparmio significativo per tutti e per questo la porteremo avanti anche in futuro. Poi da sempre abbiamo il servizio al banco gratuito. Con la pandemia abbiamo anche attivato il servizio di consegna a domicilio, su prenotazione, che ogni settimana conta su una quindicina di prenotazioni».
Progetti per il futuro? Come vedete la “sfida” con l’alimentazione vegan?
«Siamo fiduciosi che la passione per il nostro lavoro saprà spronarci a dare sempre il meglio e ci consentirà di trasmettere ai nostri clienti la consapevolezza che possono fare spesa da noi in fiducia, poi chissà, magari riusciremo ad ampliarci ulteriormente. Obiettivo primario è il mantenimento del fatturato, che da 5 anni è in crescita e che ha raggiunto i 4 milioni di euro. Le abitudini alimentari vegetariane e vegane le lasciamo a chi le apprezza: sono scelte che vanno rispettate. Però, posso dirlo? Non sanno cosa si perdono!».
Ringraziamo Andrea per la disponibilità, e speriamo presto, alla prossima grigliata in piazza, tutti in compagnia!