Il nuovo Ostello, ideale per un turismo dolce

Oltre alla Galera, Roberto e Stefano assumono la gestione

É tardo pomeriggio, poco prima dell’apertura del locale, quando incontro Roberto Di Feo e Stefano Ligabue per questa intervista. É strano trovarci ad un tavolo con uno scopo preciso. É strano perché siamo abituati a scambiarci poche parole, di fretta, tra una comanda e l’uscita di un piatto, o fumando qualche sigaretta per un rapido aggiornamento sulle nostre vite. É strano perché qualche anno lo abbiamo passato fianco a fianco, quasi quotidianamente, ma non ho mai chiesto loro di raccontarmi come e perché, da amici, abbiano deciso di diventare soci. C’è un po’ di imbarazzo, forse perché non mi sono preparata le domande, forse perché nessuno di noi riesce a sentirsi a proprio agio nel ruolo che interpreta, forse perché sarebbe stato meglio che la nostra fosse una chiacchierata più che un’intervista.

L’occasione del nostro incontro, che si svolge con una calma ed una tranquillità che difficilmente ci concediamo, è l’inaugurazione del loro nuovo progetto, la Rocchetta. Chi conosce la Galera sa che nello stesso edificio si trova anche un ostello, da sempre gestito da Claudio Bertolini, andato però in pensione quest’anno. Rompo il ghiaccio chiedendo loro ciò che mi incuriosisce di più, le ragioni dietro la scelta di aprire la Galera; alcune delle risposte le avevo già, ma volevo conoscere la genesi di un’idea nata negli anni universitari e che ora si sta evolvendo in qualcosa di nuovo. Mi raccontano dell’audacia e dell’inesperienza dei vent’anni, ma anche della passione che, in un crescendo, li ha accompagnati negli anni successivi e li ha portati a credere davvero nel loro progetto. Ciò che hanno fatto lo si può vedere andando a cena o semplicemente a bere qualcosa alla Galera: riguardo alla decisione di aprire un locale mi raccontano che seppero dell’intenzione di cedere l’attività dal gestore di allora, Silvan, che, quasi per scherzo, mentre bevevano qualche birra, propose loro di comprarla. Fu così che aprirono dopo qualche mese.

Ci perdiamo in chiacchiere, divaghiamo, ma poi torniamo alla ragione che ci porta ad essere lì. Dunque, era il 2008 quando aprivate la Galera – contiamo assieme gli anni che sono passati e sembrano tanti – mentre sabato 16 ottobre inaugurerete l’ostello. Non ne avevate abbastanza? «Forse si – mi dice Stefano – siamo molto di fretta, come al solito, ma ci è sembrata una sfida interessante. Non è il nostro settore, però ci piace l’idea di affacciarci ad un mondo nuovo. Vogliamo cogliere quest’opportunità e cercare di sfruttarla al meglio».

 

Mi faccio raccontare un po’ del loro progetto: ci saranno 29 posti letto, suddivisi per lo più in camere da quattro letti l’una; una sala comune con un microonde ed un frigorifero, nella quale riscaldare qualche piatto pronto. Il progetto col quale hanno vinto il bando per l’assegnazione della concessione, tuttavia, è quello di offrirsi non solo come ostello, ma anche come punto d’appoggio per il turismo a piedi e in bicicletta, inserendo così Correggio all’interno di un circuito di luoghi da visitare nei weekend. «Ci piacerebbe portare qui le persone e proporre loro dei pacchetti organizzati per trascorrere al meglio brevi soggiorni», continua Roberto. «Si potrebbe collaborare con i musei e le associazioni culturali dei comuni limitrofi, ma anche con le aziende agricole per visite guidate o degustazioni». L’intento è quindi duplice: valorizzare la Rocchetta – le cui mura risalgono al 1370 – ma anche il nostro territorio e i prodotti enogastronomici che offre. «Potrebbe essere interessante mostrare ai turisti che amano spostarsi con lo zaino in spalla come si producono il Parmigiano-Reggiano, l’aceto balsamico, il Lambrusco e i nostri salumi. Inoltre, interessandoci a questo settore, abbiamo scoperto che da Correggio passano diverse piste ciclabili: potremmo quindi divenire una delle tappe per chi sceglie, ad esempio, di andare in pellegrinaggio a Firenze o a Roma».

 

Lascio che la conversazione scorra liberamente e capisco che mi piace la loro idea: hanno ben chiara la strada maestra, ma sanno ancor meglio che il progetto si costruirà in itinere. Sono consapevoli che l’idea è ambiziosa: questo tipo di turismo, che oggi definiamo green, è già ben consolidato nei paesi del nord Europa, ma è ancora piuttosto immaturo in Italia.

Contengono l’entusiasmo, forse per la stanchezza, per non sbilanciarsi, o magari per il loro tipico pragmatismo, ma percepisco che la prospettiva di configurarsi come una realtà nuova li stimola, così come la possibilità di divenire un catalizzatore di progetti per le realtà locali. Vista la lungimiranza che li ha contraddistinti fino ad ora credo che siano sulla buona strada, quindi non mi resta che augurare loro buona fortuna e buon lavoro!

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