Innanzitutto, complimenti per la sua elezione! È soddisfatto del risultato? Cosa ne pensa?
«Sono molto soddisfatto del risultato, al di sopra delle aspettative. Raggiungere quasi il 60% è una bella affermazione, soprattutto perché molti a Correggio pensavano che si sarebbe andati al ballottaggio. Il centrodestra aveva chiamato a supporto ministri, sottosegretari e rappresentanti di alto livello tra i suoi partiti, con la convinzione di poter andare al ballottaggio e giocarsela al secondo turno. Non è andata così. Io confidavo di vincere al primo turno: mi aspettavo un 54%, è andata ancora meglio e questo dà grande forza alla nostra amministrazione. Penso che un tema cruciale sia però l’astensionismo, ossia tutti quelli che non sono andati a votare».
Come interpreta questo dato?
«Non è facile farlo. Un po’ è motivato dal fatto che queste amministrative non erano abbinate a un’altra elezione, che fosse nazionale o europea: quattro anni fa, le amministrative erano state appaiate alle europee. I risultati tra europee e voto locale erano molto diversi, perché il voto locale è solitamente molto sentito. Questo calo dei votanti è un fattore che va assolutamente preso in considerazione, va studiato e andranno trovate contromisure. Credo sia stato trasversale fra i vari partiti, poi c’è chi ne ha risentito di meno e chi di più. In ogni caso è preoccupante, perché l’amministrazione locale va a definire e toccare tutti gli interessi dei cittadini. Basti pensare che si definiscono le tariffazioni dei servizi, chi da queste tariffe è esente o chi è aiutato. In un’elezione come questa anche poche centinaia di voti possono spostare il risultato».
Qual è stato il suo valore aggiunto rispetto agli altri candidati?
«Secondo me, c’è un duplice giudizio. Da un lato, c’è un giudizio positivo su quanto fatto nei due mandati di Ilenia Malavasi, in cui ero assessore con deleghe ai lavori pubblici e all’urbanistica, all’edilizia privata, all’ambiente; deleghe abbastanza pesanti. Il giudizio sul lavoro svolto è stato positivo, al di là di problemi singoli come quello delle buche nelle strade, che durante la campagna elettorale è stato usato come cavallo di battaglia per far pesare su di me le responsabilità di una problematica che è invece diffusa anche negli altri comuni: questi nodi sono sempre legati alla carenza di fondi disponibili. Un secondo aspetto giudicato positivamente dagli elettori è stato il nostro programma, scritto attraverso i tavoli di lavoro, e il fatto che la mia candidatura derivasse da un percorso di ascolto fatto dal partito, con più di duecento colloqui. Credo poi che abbia pesato il fatto che sono ritenuto da molti una persona competente».
Un altro aspetto che, dal mio punto di vista, l’ha premiata è stato il voto giovanile. Nella coalizione il 30% dei candidati erano sotto i trent’anni, un dato notevole. Per quale motivo ha voluto circondarsi di giovani?
«Questo è sicuramente un tema che ha dato energia e novità alle nostre liste. Oltre ai quattordici ragazzi candidati nella lista Noi Giovani, c’erano anche altri giovani in tutte le liste della coalizione. La lista Noi Giovani ha fatto una campagna elettorale per me strepitosa, con bellissimi incontri fatti di freschezza e grande determinazione. Ci hanno messo tantissimo impegno e sono stati premiati, tant’è che hanno raggiunto un posto in consiglio comunale, che non è una cosa scontata; soprattutto perché, essendo giovani, hanno molti meno contatti da sfruttare».
Che fine faranno i giovani che sono stati coinvolti in questa campagna? Sarebbe bello tenere vivo il fermento che si è creato in queste settimane.
«Come ho detto in campagna elettorale, questi giovani sono il presente, non il futuro. Vanno coinvolti e convocati il più possibile perché, dalle loro idee e dalla loro visione delle cose, emergono modi di interpretare la realtà diversi da quelli che posso avere io, che ho quasi cinquant’anni».
E gli stessi cittadini hanno scelto di dare grande fiducia a questi giovani: non era una cosa scontata.
«È un segnale che i cittadini vogliono dare fiducia a questi ragazzi. Non è solo un desiderio di rinnovamento, è proprio voglia di credere nelle nuove generazioni. Questo è un fattore in grande controtendenza rispetto agli ultimi anni, in cui abbiamo visto una grande disaffezione alla politica soprattutto da parte dei giovani. Di recente, è tornata a nascere a Correggio anche la formazione giovanile del Pd, i Giovani Democratici, dopo tanti anni che non c’era più questo progetto. Credo che i giovani vadano assolutamente valorizzati e credo che siano una grande opportunità per Correggio; non solo per l’amministrazione, il Pd o le nostre liste, ma proprio per Correggio, perché avere ragazzi che hanno passione per la politica, per il proprio territorio e la propria comunità è un valore aggiunto da non sprecare».
Restiamo sulla campagna elettorale: che tipo di esperienza è stata?
«È stata una bellissima esperienza. All’inizio ero molto titubante per la mia riservatezza: è stato difficile non tanto il parlare in pubblico, ma questa esposizione a cui non ero abituato. Non è semplice da gestire. Strada facendo, ho preso più confidenza con il ruolo del candidato. Avere avuto il sostegno nei colloqui fatti dal partito mi ha dato molta sicurezza e man mano ne ho acquisita ulteriormente. È stata poi una campagna difficile perché, essendo assessore uscente, ero un bersaglio facile per gli altri candidati, però siamo riusciti a mettere in campo tantissime iniziative con figure di rilievo nazionale, regionale, provinciale. È stata una campagna molto ricca, ho avuto un grandissimo ritorno da chi ne ha fatto parte: da molti è stata definita una delle più belle di sempre. Durante la campagna c’era proprio un’atmosfera positiva e si remava tutti nella stessa direzione. Sono stati messi da parte i personalismi e si è visto l’obiettivo comune nell’interesse della comunità».
Quali sono le prime cose di cui si occuperà la nuova amministrazione?
«Innanzitutto, devo definire la giunta. Il 30 maggio ci sarà il primo consiglio comunale, in cui vengono votate le linee programmatiche e viene formata la giunta, dopodiché si parte. Tra le prime priorità c’è il PNRR, perché ha dei tempi dettati dall’Europa e dai Ministeri; poi si partirà con il PUG e i lavori pubblici. Ci sarà subito una variazione bilancio per mettere nuove risorse per fare manutenzione asfalti».
Quali caratteristiche avranno le persone che sceglierà per lavorare con lei?
«Bisogna che siano persone competenti e soprattutto che sappiano lavorare in squadra e non individualmente. La giunta dev’essere un’orchestra: anche la figura del sindaco non consiste in un uomo solo al comando. È il sindaco di tutti i cittadini a coordinare una giunta, che lavora con lui e ne fa anche le veci in tante circostanze. Ci vuole competenza, serietà, autonomia, ma sempre all’interno di una squadra di governo».
Il commissariamento avvenuto in seguito alle dimissioni da sindaco di Ilenia Malavasi avrebbe potuto incidere negativamente sul centrosinistra in queste elezioni. Tuttavia, i risultati sembrano dimostrare che non sia stato così. Cosa ne pensa?
«Questo era uno dei temi che ci eravamo posti in direttivo lo scorso anno. Si era parlato di questo pericolo, analizzando in modo molto serio e razionale la questione. Credo che la candidatura e l’elezione di Ilenia Malavasi in Parlamento sia un fattore determinante e positivo per la nostra comunità. Avere un referente a Roma nella gestione di problemi che possano emergere durante il mandato, o anche avere un contatto per risolvere determinate situazioni, è un valore aggiunto, soprattutto dopo il taglio dei parlamentari. Penso quindi che il commissariamento abbia pesato poco su queste elezioni. Il risultato lo sancisce definitivamente, ma ha pesato poco perché è prevalso un giudizio positivo sul mandato di Ilenia. In più, a mio parere e vedendolo da fuori, il commissario ha lavorato molto bene e nell’interesse della comunità, ha portato avanti tanti progetti e ne ha facilitati altri che non era tenuto a fare.
Ha svolto molto bene il suo ruolo».
Ultima domanda: lei ha iniziato a fare l’assessore nel 2014. Se allora le avessero detto che dopo meno di dieci anni sarebbe diventato sindaco di Correggio, cosa avrebbe pensato?
«Avrei pensato che non era vero perché non lo credevo, per tanti motivi. Bisogna sentirsi adeguati per fare un certo mestiere; questo era sempre stato un po’ il mio timore, il non sentirmi adeguato per questo ruolo. Dopo anche il fatto che, nei colloqui fatti dal partito, la maggioranza di chi è stato interpellato abbia visto in me il profilo adeguato mi ha dato molta sicurezza e mi ha convinto, assieme ad altri fattori. Uno di questi è stata la vittoria del centrodestra alle scorse elezioni politiche, che ha contribuito a farmi decidere di prendere questo impegno e candidarmi. Anche io avrei dovuto fare la mia parte per riportare avanti il centrosinistra: anche a livello locale, metterci del proprio è un primo segnale in questa direzione».
Intervista del 22 maggio